Inchiesta. Il Mediterraneo nella rete

L'esterno del Museo del mare di Palermo

Dal Galata di Genova all’Arsenale di Palermo si investe sulla conservazione della cultura marinara con i nuovi Musei del Mare

C’è una flotta che naviga rapida e invisibile nel Mare Nostrum e getta reti per tenere insieme l’immenso patrimonio di cultura marinara fatto di uomini, imbarcazioni e memorie millenarie. È quella dell’Associazione musei marittimi del Mediterraneo, 40 realtà di 12 Paesi (Spagna, Portogallo, Gibilterra, Principato di Monaco, Francia, Italia, Croazia, Slovenia, Grecia, Turchia, Malta, Algeria), che promuove azioni e progetti comuni di ricerca, educazione, tutela, turismo culturale, per ricordarci che il mare e le spiagge non sono solo luoghi di villeggiatura, sabbiature e sapore di sale, ma ambienti fragili e meravigliosi, artefici e custodi di mestieri, saperi, tradizioni e umanità.

L’Italia, con il Galata museo del mare di Genova – il più grande del Mediterraneo – è ora capofila di questa task-force, in tandem con il Marítim musèu di Barcellona, ed è il Paese che, a parità con la Spagna, porta in dote il maggior numero di strutture tra musei, ecomusei e beni culturali. Oltre al Galata ci sono le realtà di Venezia, Pesaro, Cesenatico, Gabicce Mare, San Benedetto del Tronto, Napoli, Salerno e Palermo. Nove piccoli e grandi capolavori dell’arte e della storia marinara, che raccontano ciascuno per il proprio territorio il mondo del mare con progetti innovativi che diventano vivi grazie a preparazione, passione e fantasia degli operatori, senza trascurare la realtà virtuale da cui arrivano ondate di emozioni. Come la Sala della Tempesta in 4D del Galata in cui si entra in una scialuppa di salvataggio e si comincia a remare perché – grida il nostromo – «la nave sta per affondare» tra onde e piovaschi che si alternano a raffiche di vento.

Il museo genovese – con oltre 200 mila visitatori l’anno e una governance tra pubblico-privato che funziona – è gestito da Costa Edutainment e curato dal Mu.Ma., Istituzione musei del mare e delle migrazioni di Genova, che comprende anche la Commenda di Pré e il Museo navale di Pegli. Un movimento continuo di idee e progetti, proprio come il ribollire del mare di cui è amico, amante, testimone, promotore e cantastorie. È stato appena inaugurato nella Sala del Piroscafo un allestimento dedicato alla storia della marineria genovese grazie al contributo dell’associazione Promotori Musei del Mare. Proseguono con successo la mostra sull’Andrea Doria (vedi riquadro nella pagina a destra), sulla traversata oceanica dei migranti italiani a bordo dei piroscafi verso America, Brasile e Argentina con uno sguardo all’emigrazione e all’immigrazione contemporanea e la visita del sommergibile Nazario Sauro, prima nave museo in Italia visitabile in acqua. Quello che propone il Galata dunque è uno spettacolare viaggio nella civiltà del mare per conoscere e divertirsi allo stesso tempo grazie al know how della squadra del Mu.Ma. sulla museologia marittima del Mediterraneo.

Competenze d’eccellenza che devono piacere molto all’estero visto che i nostri sono stati chiamati in Camerun, in Oman, a Minorca, per rinnovare o realizzare esposizioni innovative. «I musei del Mare – ci spiega Maria Paola Profumo, presidente del Mu.Ma. e dell’Associazione musei marittimi del Mediterraneo – sono i più dinamici fra le varie realtà museali d’Italia, coinvolgono territorio, comunità e ambiente di cui sono parte integrante mantenendo viva la memoria di ciò che siamo stati e continuiamo a essere. Eppure, nonostante il nostro mare e gli oltre settemila chilometri di coste, che costituiscono l’essenza del Paese, la sua bellezza, il suo paesaggio, la sua ospitalità, non sono mai stati promossi censimenti e investimenti a favore di questi avamposti di conoscenza e identità, che oggi sono poco più di una ventina. La nostra presenza sulla scena internazionale può essere un incentivo a rafforzarne il loro valore»

A Cesenatico il Museo della Marineria è pronto per accogliere il 23° forum annuale dell’associazione, previsto per maggio, il cui tema continua a battere sui paesaggi culturali del mare e la loro valorizzazione. E Cesenatico non poteva essere location più opportuna: l’esposizione, più che un museo, è vita e comunità, legata da sempre all’antico porto canale disegnato da Leonardo da Vinci e al centro storico con le dimore dei pescatori e i luoghi della vendita del pesce. Con oltre 25mila visitatori l’anno, pari quasi al numero dei suoi abitanti, è inoltre tra i pochi al mondo che propone oltre alle raccolte tradizionali una sezione galleggiante con undici barche in acqua e una sezione navigante con tre battelli operativi per conservare le antiche pratiche di navigazione. «Per ribadire la vocazione e la tutela del territorio – racconta Davide Gnola, responsabile del museo romagnolo – siamo impegnati in un censimento delle barche tradizionali adriatiche, autentiche testimonianze della cultura del mare, che devono sopravvivere perché riflettono la nostra identità. Per questo scopo il Comune di Cesenatico ha concesso l’ormeggio gratuito ai proprietari di imbarcazioni, in prevalenza pescatori in pensione, incentivati a far navigare le loro storiche barche».

Si prepara a una mostra della coscienza il Museo del Mare di Napoli, in zona Bagnoli, dal titolo Navi e gommoni negrieri, prevista a maggio e intanto il suo direttore Antonio Mussari rivendica maggiore spazio per migliorare l’esposizione del suo ricchissimo patrimonio, un faro per la cultura marinara del Mediterraneo.
A Palermo, l’Arsenale della Marina Regia è in pole position per diventare il primo Museo del mare della Sicilia. «È appena partito il programma Parliamone all’Arsenale», spiega Alessandra de Caro, responsabile delle attività di divulgazione e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso Museo del Mare–Arsenale della Real Marina di Palermo che fa capo alla Soprintendenza del Mare del capoluogo. «Si tratta di un momento in cui approfondire temi di archeologia subacquea, storie, miti e tradizioni legate al nostro mare. Mentre a maggio sarà la volta della mostra Gli Idrovolanti realizzata in collaborazione con la Fondazione Fincantieri, con visite guidate al Cantiere navale e all’Arsenale» aggiunge de Caro. Allargare la rete dei partecipanti e dialogare con le realtà del Nordeuropa,  questa ora la sfida dei musei marittimi del Mediterraneo, che possono contribuire a dare un senso a quell’Unione europea di cui ancora non ci sentiamo parte e a insegnarci a guardare il mare con occhi nuovi.