di Isabella Brega | Fotografie di Isabella Brega
Viaggio nella città dotta per definizione, che resta fedele alla sua fama ma guarda al futuro. Facendo crescere gallerie, fondazioni e startup
Bologna sa ascoltare. In un’Italia che sembra aver smarrito il senso civico, conosce ancora il valore della civitas e della res publica. Sa cogliere le istanze e i bisogni della collettività per creare bellezza. Perché qui l’estetica nasce dall’etica, l’innovazione culturale dalla coscienza civica, dalla responsabilità e solidarietà sociali e da un’industria che non mortifica il capitale umano. Bologna sa essere protagonista. Città di valore e valori, è capace di guardarsi dentro, per capire chi è e chi vuole essere, e andare oltre senza rinnegare la propria storia. Città antica di giovani, innovativa e multiculturale, ricerca, sperimenta e vanta una vivace produzione artistica, riflesso di un mondo imprenditoriale altrettanto aperto e creativo che crede nell’umanesimo del lavoro. Bologna sa essere duttile. Non ama essere ingessata in percorsi rigidi e precostituiti. La sua identità plurale (la Dotta, la Grassa), intessuta da una monumentalità orizzontale e dalla stringa infinita dei portici, si apre ai visitatori attraverso infiniti racconti, offrendo molteplici chiavi di lettura. Perché è vera, empatica, inclusiva, generosa. Indulgente anche nei confronti dei turisti, non pretende attenzione, non si impone, ma regala stimoli ed emozioni. Una città dei sensi, informale e tailor made da indossare, modellandola sui propri interessi e curiosità. Bologna non vuole stupire ma essere amata. Non è un quadro offerto all’ammirazione dei visitatori ma una realtà da bere tutta d’un fiato assaporandone la cultura, il cibo, l’inimitabile gusto per la vita.
Pratica e pragmatica, terreno fecondo per le avanguardie del Novecento, legata al lavoro critico e alle mostre curate da Renato Barilli, Francesca Alinovi e Roberto Daolio, città di Giorgio Morandi e delle sue atmosfere sospese, è luogo del contemporaneo. Qui nel 1974 è nata ArteFiera, seguita dalla GAM, dal Dams e nel 2007 dal MAMbo, il Museo d’arte moderna, mentre cinque anni fa ha visto la luce SetUp Contemporary Art Fair, la fiera d’arte contemporanea indipendente. Lo scorso marzo la città ha reso omaggio alla Street art con una mostra a Palazzo Pepoli, che ha innescato la protesta di Blu e ha portato l’artista a cancellare i suoi murales bolognesi. Bologna investe sul futuro. Città del libro per ragazzi, promotrice del Premio Strega per i piccoli, in marzo ospita la Children’s Book Fair, che porta il meglio dell’editoria per bambini e ragazzi. Ma è con il progetto Incredibol!, che offre ai vincitori del bando una piccola somma di danaro e un bene del patrimonio culturale da riqualificare in concessione gratuita per quattro anni, che la città va incontro ai giovani assistendoli con un network di professionisti nella creazione di startup per l’innovazione creativa. Come nel caso dello Studio Antonello Ghezzi, un collettivo di artisti alla ricerca di nuovi linguaggi per raccontare la magia degli oggetti della nostra quotidianità. Vincitrici del bando pure le Serre dei Giardini Margherita, nate dalla riqualificazione di un’area che comprendeva anche la gabbia di un leone e ora luogo di fruizione più che di creazione con corsi, eventi, ma anche un asilo, un bistrot, un orto condiviso da una community garden. Cinque giovani donne sono invece alla base di un altro progetto Incredibol!, Zoo, uno spazio polifunzionale: galleria d’arte, libreria, luogo per concerti e laboratori. Il tutto accompagnato da ottimi dolci. Ma Bologna vuol dire anche cinema e nell’area dell’ex macello la Cineteca lavora per la promozione e conservazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo. Passato, presente e futuro convivono nella biblioteca, nell’archivio ricco di oltre 46mila pellicole, nel laboratorio di restauro e nelle sale proiezioni.
Bologna sa restituire. Vera città laboratorio è espressione di creatività e ingegno. Conosciuta per l’innovazione tecnologica e digitale che caratterizza le sue aziende, imprese del fare e fare bene, dà vita a un ecosistema competitivo ma collaborativo, capace di coniugare profitto e solidarietà sociale. Città dei motori, del manifatturiero, dell’artigianato e del packaging, anche a livello culturale non rinnega la sua matrice operaia e ama lavorare non solo in termini di pensiero ma anche di produzione. Solo qui poteva nascere due anni fa l’Opificio della Fondazione Golinelli, la cittadella per la conoscenza e la cultura che ha richiesto 12 milioni di euro di investimento. Nella provincia di Bologna ogni anno il 2,65 per cento dei ragazzi dai 14 ai 17 anni abbandona la scuola. Un tasso di dispersione scolastica che racconta come in Emilia-Romagna il 13,2% dei ragazzi tra 18 e 24 anni non concluda il ciclo di studi superiori né i corsi di formazione, mentre il 37 per cento degli stranieri non supera lo scoglio fra la prima e la seconda superiore. È per loro che nel 1988 con 51 milioni di euro Marino Golinelli ha dato vita alla Fondazione, ora presieduta da Andrea Zanotti. «Ho concretizzato la mia volontà di restituzione di una parte importante della fortuna che ho ricevuto dalla società» afferma Golinelli, ex imprenditore farmaceutico che ha deciso di investire sui giovani per aiutarli a orientarsi in un futuro sempre più imprevedibile.
A 93 anni Marino Golinelli guarda al futuro. Ha stanziato 30 milioni di euro per il progetto Opus 2065 che rafforza la missione etica della Fondazione attraverso nuovi modelli di formazione dei giovani e degli insegnanti; un centro di ricerca e un fondo per startup imprenditoriali. Cultura e industria ancora a braccetto nell’area della prima periferia su cui si innesta, preceduta da una lunga rampa, l’architettura del MAST, Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia. Qui Isabella Seràgnoli, presidente e azionista unico di Coesia Group, che controlla 14 imprese nel settore ingranaggi di precisione e macchine automatiche, nel 2013 ha dato vita a una fondazione per “promuovere progetti di innovazione sociale e offrire servizi di welfare aziendale... a disposizione della comunità e del territorio”. Nato per ospitare la palestra, l’asilo e la mensa per i dipendenti, il complesso si apre alla città nell’Auditorium, nell’Academy per le attività didattiche, ma soprattutto negli spazi della Gallery, introdotti da una rassegna interattiva dedicata alla meccanica, riservati a mostre fotografiche a tema industriale. Impresa, scuola, cultura, istituzioni: il sistema Bologna accende la creatività e l’innovazione a livello globale ma riesce a mantenere la propria cifra locale. E riesce a fare della teoria una pratica. Una buona pratica. Perché Bologna sa fare.