Borghi da vivere. Il baluardo del Sannio

Alle falde del monte Taburno, Sant’Agata dei Goti, nei cui pressi fu ritrovato il celebre cratere di Assteas con il Ratto di Europa, è un concentrato di arte, cultura e prodotti tipici d’eccellenza

Una nave orgogliosamente protesa a sfidare il vento. Così appare Sant’Agata dei Goti, Bandiera arancione del Tci, arroccata su un vertiginoso sperone tufaceo circondato da corsi d’acqua, un panorama grandioso di monti e vallate alle spalle. Un baluardo, un ritmo serrato di case, finestre, logge e balconi sgomitanti per catturare l’ammirazione dei turisti che affollano come passerotti il lungo ponte sospeso sul torrente Martorano e su una fitta boscaglia che collega il centro storico, preceduto da un castellotto non visitabile e dominato dal luccichio di cupole e torrette di maioliche colorate, con la parte moderna. Tutti con lo smartphone in mano in caccia del ricordo più bello di quell’Italia “minore” cui il Tci dedica la nuova guida Borghi da vivere (19,90 €, soci 15,92 €). Qui nel Beneventano la storia si respira e si vive toccando con mano la stratificazione di popoli, usi e costumi che hanno lasciato tracce profonde nel temperamento e nel patrimonio artistico dell’abitato: Sanniti, Romani, Bizantini, Longobardi, Angioini... E Normanni, come i potenti Drengot, da cui ha preso nome il borgo, che di Goti sembra non ne abbia visti mai. Ma di americani sì, visto che la famiglia del sindaco di New York, Bill De Blasio, è originaria di Sant’Agata e vi possiede ancora una casa, decorata da una grande foto dell’illustre figlio e con il balcone ornato dalle bandiere italiana e americana che sventolano sopra i vasi di fiori. De Blasio campeggia ancora in una foto al Bar Normanno insieme a moglie e figli mentre scarta una delle specialità locali, il Normangelo: gelato e pan di spagna con un cuore di amarena rivestiti di cioccolato fondente. Perché se una visita lungo via Roma, in un dedalo di stradine lastricate, palazzetti con cortili e giardini pensili, eleganti b&b, farmacie storiche, negozi di ceramiche e l’arte sacra e presepiale di MarianoTubelli si trasforma in una vera caccia al tesoro gastronomico grazie agli ottimi prodotti locali come nfrenule, taralli a forma di otto, salumi, ricotte e le piccole mele annurche dalle guance rosate, impiegate in molti piatti e preparazioni, dai liquori all’ultima creazione dello chef santagatese Federico Petti, titolare del Petti Fine Restaurant di Pavia, con riso carnaroli e caprino, quella culturale è fonte di infinite sorprese.

 

Sorprese tutte da conquistare, visto che i tanti luoghi di culto di Sant’Agata sono spesso chiusi ma valgono il traffico che si fa per farseli aprire. Dalla chiesa dell’Annunziata, con 16 vetrate di Bruno Cassinari e uno straordinario affresco quattrocentesco del Giudizio Universale che giganteggia sulla controfacciata, dove le punizioni dei “cattivi” spiccano per freschezza e originalità, agli eleganti pavimenti musivi cosmateschi che ornano con cerchi e spirali la purezza scabra di S. Menna, dell’XI secolo, preceduta da un alto atrio porticato, alla soavità color verde salvia che riveste le pareti di S. Maria di Costantinopoli, tutta stucchi e carità cristiana grazie alle monache di clausura del vicino convento delle Redentoriste, dove una bussola girevole elargisce ostie da sgranocchiare come biscotti della bontà. E ancora la chiesa dedicata a S. Alfonso de’ Liguori, vescovo di Sant’Agata nel 1762-75 e autore del celebre canto natalizio Tu scendi dalle stelle, il Duomo, da guardare tutto con la testa all’insù, visto che il suo maggior pregio è nel soffitto ligneo dipinto nel 1748 da Giovanni Cosenza, e il bel museo diocesano ospitato nella chiesa del Carmine. E dopo aver accontentato il cuore e lo spirito, i tanti ristoranti pensano al corpo offrendo gustosi e robusti piatti sanniti a base di ottimi prodotti locali: legumi, verdure, zuppe, paste fatte in casa, carne alla griglia, miele, il tutto innaffiato da quella Falanghina “riscoperta” solo quarant’anni fa, la cui produzione arriva oggi a quasi otto milioni di bottiglie. Tesori che si annidano in cantine, caverne e cripte scavate nel tufo, sotto gli edifici del centro storico, dove fra botti, cisterne, canali, bottiglie, salumi e formaggi batte il cuore antico e sempre giovane di Sant’Agata.

Fotografie di Isabella Brega