Gioielli di famiglia: in Molise

In Molise Saepinum, cittadina murata di epoca romana, tappa lungo i tratturi dove da secoli si ripete l'antico rito della transumanza delle greggi verso il Tavoliere

 Arrivare in vista della città romana di Saepinum, in Molise, al tramonto è una delle emozioni della vita. Fu così per me la prima volta che vi giunsi. Quelle mura bianche e possenti cingono (lo seppi subito dopo) per quasi 1.300 metri una delle città più tipiche dell’antica transumanza, della «mena delle pecore»: Saepinum, a pochi chilometri da Campobasso. Posta lungo un viaggio di centinaia di chilometri dalla montagna all’Adriatico di Puglia, partenza a ottobre (D’Annunzio si prese una licenza poetica col suo Settembre, andiamo) e rientro a primavera. Da Saepinum passa, formandone il decumano, la verde autostrada pedonale da Pescasseroli a Candela; il cardo è costituito dall’altro tratturo proveniente dal Matese. Una pratica, un’economia pastorale risalente ai Sanniti i quali avevano qui edificato, più in alto, una città fortificata distrutta dai Romani. Saepinum viene dalla lingua degli Osci: Saepo è un recinto per il ricovero e la vendita di animali. Una città cresciuta di livello alla fine dell’età repubblicana e in quella imperiale, potendo lucrava robusti pedaggi sugli ovini di passaggio, a migliaia, in cerca di ricovero da lupi e predoni.

Saepinum, riscoperta e restaurata da un grande soprintendente, Adriano La Regina, vi si presenterà come una vera e propria città, con quattro porte massicce e subito, all’ingresso, un piccolo ma splendido teatro per spettacoli e giochi gladiatorii, una cavea di marmo sormontata da una corona di case, di epoca successiva, medievale, anch’esse restaurate anni fa. Poi il piccolo museo in cui leggere la storia millenaria di questa città murata, circondata - e anche questo fa parte della sua singolare bellezza - da una campagna antica con siepi e filari, verde e rustica e lassù, in alto, il medievale borgo di Sepino dove gli abitanti si rifugiarono dopo la rovina del centro romano. Ma entriamo nella città romana, potenziata sotto Augusto e Tiberio: sono riconoscibili fra grandi ed eleganti colonne, il foro, la basilica, il tempio di Giove, il macello, le lavanderie e altri servizi urbani, le terme. Il tutto immerso in un grande, verde silenzio rotto soltanto da un trattore che torna dai campi. Una visita suggestiva e insieme altamente istruttiva poiché nel microcosmo di questa città della transumanza si può capire meglio il mondo organizzato ed efficiente, rassicurante, dell’urbanesimo romano. Conosciamo lettere di protesta di proprietari di greggi transumanti i quali si lamentano di autentiche vessazioni da parte dei magistrati romani di Sepino e di Boiano e l’invito a questi ultimi di non creare troppi inciampi all’economia fiorente della pastorizia. Per secoli e secoli milioni di pecore hanno percorso il tratturo Pescasseroli-Candela lungo 211 chilometri, seminato di luoghi di sosta, di recinti, di santuari per i più casti, di osterie e di bordelli per i più libertini. Un patrimonio straordinario ancor oggi che la transumanza continua (in camion ovviamente), nel quale Saepinum davvero grandeggia.

Illustrazioni di Franco Spuri Zampetti