di Salvatore Giannella e Manuela Cuoghi
La voce di Enrico Caruso (e di Lucia Dalla) al Grand Hotel Excelsior Vittoria. Qui dove il mare luccica, la musica prende vita. Da oltre 180 anni
Eugenio Montale, poeta vincitore del premio Nobel nel 1975, definisce il cantante come «colui che insegue la sua voce che fugge»: la voce del grande tenore Enrico Caruso si è rifugiata nella suite Caruso del Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento. Le note di Caruso, che qui trascorse gli ultimi giorni di vita nel 1921 in compagnia della moglie Dorothy e della figlioletta Gloria nella vana speranza di riprendersi dopo un delicato intervento chirurgico (morirà all’Hotel Vesuvio di Napoli nell’inutile viaggio verso un nuovo consulto a Roma), sono rimaste nella penombra di questa stanza dove il pizzo della tenda filtra la luce del golfo. Non cantava per i soldi, quell’italiano che conquistò il mondo. La sua voce era per le donne, tutte le donne che amano e che sono amate. La sua voce rendeva sonore anime senza nazionalità. Una voce che ha preso navi, che ha aperto strade verso nuovi continenti. Voce che della nostalgia si è nutrita. Voce di nonni e di padri, di chi vive un nuovo amore e di chi è stato lasciato. Voce che rammenda, che ripara tradimenti, che accende luci nei teatri, che risuona nei vicoli.
«Qui dove il mare luccica e tira forte il vento su una vecchia terrazza davanti al golfo di Sorrento»... Quando Lucio Dalla, trent’anni fa, si fermò a Sorrento, chiese al suo amico Luca Fiorentino (della famiglia che gestisce l’albergo dal lontano 1834) di dormire nella suite Caruso e fu accontentato. I particolari di quella sosta sono vivi nella memoria di Bibi Ballandi, l’organizzatore dei grandi show per la Rai: «Eravamo lì con Lucio per un concerto. Gli si era rotta la barca. Sceso a terra si infilò nell’Hotel Excelsior e chiese ai proprietari di visitare la stanza/museo dove aveva alloggiato Caruso.
Una volta entrato cominciò a spostare i mobili: voleva mettere il pianoforte di fronte alla finestra. Io cercavo di dissuaderlo. C’erano cimeli custoditi dai Beni culturali. Poi si piazzò davanti alla tastiera e guardando il mare... Te voglio bene assaaaai...». Nei muri la storia si nasconde ma bastano pochi segnali, le foto storiche, qualche racconto e il filo di seta della creazione, complice il pianoforte donato dalla famiglia Fiorentino, tesse nuove note e nuove parole. «Un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto, poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto». Dalla, nella sua canzone Caruso che compose qui nel 1986, chiuso nella stanza per tre giorni e tre notti, scrive del turbamento generato dall’ultimo regalo che la vita donò al tenore: innamorarsi ancora una volta, a 48 anni, di una ragazza che in questa stanza veniva a studiare da soprano. E lui, al tramonto, faceva trasferire il pianoforte fuori dalla suite, sul terrazzo, e da lì cantava le sue più famose arie d’opera e canzoni del repertorio classico napoletano: da Maria Marì che, ragazzino, lo aveva rivelato in un cafè chantant di Napoli, a Torna a Surriento, alle pucciniane La Bohème e Tosca. I pescatori del porto, investiti dal suo canto che scendeva verso Marina Piccola, lo accompagnavano come in un grande coro.
Dalla e Caruso: le due voci sostano nelle penombre di questa stanza, si aprono alla luce del golfo e si allargano nei paesaggi della memoria di chi le sa ascoltare.
Grand Hotel Excelsior Vittoria
L’albergo si trova in piazza Tasso 34 a Sorrento. Oltre a Caruso e a Lucio Dalla ha ospitato, nei suoi 183 anni di storia, sovrani, star del cinema del calibro di Sophia Loren e Marilyn Monroe, ma anche Richard Wagner e Luciano Pavarotti. Tel. 081.8777111; www.exvitt.it