Star trekking. Sembra neve, è sale

Camminate nel deserto di Atacama, in Cile, tra fricchettoni, piccoli astronomi e “sandboarder”

Il nome è affascinante: deserto di Atacama. Dicono che è il posto più arido del mondo. Ma non è vero. Un po’ è arido, anzi aridissimo, tanto che degli scienziati hanno ripetuto proprio lì gli esperimenti fatti dalle sonde Viking su Marte per vedere la possibilità di vita; un po’ no, un po’ soffre di alluvioni e di straripamenti. Che sia un deserto, però, non c’è dubbio e io non starò ad annoiarvi con la corrente di Humboldt, con le nuvole che scaricano tutta l’acqua prima di arrivare a San Pedro di Atacama. Vi dirò solo che ho fatto qualcosa di simile al trekking da quelle parti. A San Pedro di Atacama ci sono arrivato proveniente da Calama, in macchina. Ci metto quasi due ore, perché il deserto non è un desertino, è largo 180 chilometri e non vi dico quanto è lungo. Arrivato a San Pedro rimango abbastanza colpito. Alberghi costruiti con adobe (fango e paglia) ma di lusso. Localetti, ristorantini, baretti, mercatini e tante, tante agenzie turistiche. E poi casette che lo fanno somigliare a una casbah africana. Ma soprattutto una moltitudine di cani addormentati e felici e una generazione di fricchettoni saccopelisti che fanno pensare più a Puerto Escondido o magari a Goa. Chissà perché ogni tanto nel mondo si creano queste situazioni alla Woodstock. Questa è una Woodstock nel deserto. Loro se ne vanno in giro in bicicletta e ce li ritroviamo dovunque, soprattutto la sera, con l’eterna birra Austral Calafate rossa in mano. Io parto per la valle della Luna, detta così perché somiglia alla Luna (ma và?) e soprattutto somiglia alla val Pusteria d’inverno, tutta bianca. Bianca di sale ma sembra proprio neve. Neve neve, perfino con gli sbrilluccichii dei cristalli di quarzo.

Un paesaggio spettrale, qualche chilometro da fare camminando, arrampicandosi sulle rocce, ammirando formazioni fantastiche, la grande duna, l’anfiteatro. Sempre tutto bianco perché qui, quando piove, il sale sale in superficie e rende tutto candido. Qui, nel deserto di Atacama, l’aria è talmente rarefatta che gli astronomi lo hanno eletto a loro paradiso. C’è un radiotelescopio grazie al quale l’universo sta perdendo molti segreti.
Il radiotelescopio si può anche visitare ma noi non lo facciamo perché non è niente di speciale. Casette e padelle come quelle delle tv satellitari. Romanticismo zero. Ma gli abitanti di San Pedro ne sanno una più del diavolo: si sono inventati il mestiere del piccolo astronomo. Muniti di grossi giocattoloni a forma di telescopi ti fanno passare ore a cercare la Croce del sud e Giove. Poi grande emozione tornando alla valle della Luna per una passeggiata di notte, esperienza indimenticabile. Giorno dopo: valle di Marte. Un canyon da Far West, rosso Marte, appunto, che sembra di vedere spuntare prima o poi gli indiani. E alla fine, dopo un’oretta di cammino, la grande duna e finalmente ci spieghiamo perché abbiamo visto tanti fricchettoni superarci in bicicletta trasportando piccoli snowboard. Non sono snowboard, sono sandboard. Si arrampicano sulla sabbia e poi si buttano giù come fossero su una grande onda del Pacifico. Vi confesso che sono stato tentato. Ma mi hanno rifiutato: non avevo prenotato. La burocrazia del deserto mi ha salvato da una figuraccia.
Il giorno dopo nuova passeggiata: Valle dell’Iris. Favolose formazioni rocciose colorate di bianco, di rosso e di verde.
Il patriottismo mi ha conquistato.