Svizzera, il fascino discreto dell’orologeria

La Valle degli orologi tra Neuchâtel, La Chaux-de-Fonds e Le Locle è la patria della meccanica di precisione. Ma anche un laboratorio sociale, da oltre due secoli attento all’innovazione tecnologica e produttiva

 

«Sono arrivata per giocare a volley, vent’anni dopo ho un atelier tutto mio e collaboro con alcuni tra i più noti marchi di orologeria al mondo». Con il garbo dei pugliesi doc Vanessa Lecci, seduta al microscopio che utilizza per realizzare quadranti d’orologio con la tecnica decorativa dello smalto cloisonné, non cita i nomi dei committenti del suo laboratorio alle porte di Neuchâtel, da Cartier a Girard-Perregaux, Patek-Philippe e Hublot. Esaurita la carriera sportiva, gli studi all’accademia di Belle arti di Lecce e il talento le hanno spalancato le porte di una cerchia di artigiani maestri d’arte che conta meno di una decina di membri nel mondo. Il percorso di Vanessa (a richiesta apre l’atelier ai visitatori; mail: LVateliers@hotmail.com) permette di toccare con mano lo scarto tra la realtà d’oggi e gli stereotipi – cime innevate, orologi, mucche, cioccolato – che scattano nel momento in cui il Grand Tour of Switzerland entra nel tratto della Watch valley, l’arco montano del Giura che va da Ginevra a Basilea.
Watch valley, traduzione di Valle degli orologi, per l’assonanza con Silicon valley restituisce bene l’aria frizzante che tira a Neuchâtel. Sia chiaro, le “cartoline dalla Svizzera” ci sono tutte: il castello ben restaurato che domina il centro, le eleganti case Belle Époque allineate a bordare un lungolago dagli ariosi giardini, i palazzi in pietra locale dalla sfumatura dorata, le brasserie con tocchi art nouveau che ricordano la vicinanza col confine francese. La città non è però ferma a contemplare il panorama dell’arco alpino che luccica sull’opposta sponda del lago. Giusto per fare un esempio, gli ex stabilimenti del cioccolato Suchard, marchio oggi trasferito a Berna, ospitano alloggi e start up degli studenti dell’Epfl, l’istituto di microingegneria, e del parco tecnologico Neode, il futuro dell’orologeria (e non solo) elvetica.

 

In Val-de-Travers, a pochi minuti di auto da Neuchâtel, non ci si limita alle escursioni verso la spettacolare cresta della Creux du Van. Esaurita nel 2005 con referendum la fase proibizionista, l’ex tribunale di Môtiers è oggi una Maison de l’Absinthe che racconta in dettaglio luci e ombre dell’assenzio – la “Fata verde” dei poeti maledetti di fine Ottocento – ma anche il fiorente mondo della distillazione illegale. Una storia poco coerente con lo stereotipo della Svizzera e dai risvolti “californiani”. Specie quando, su prenotazione, si varca la soglia della distilleria La Valote Martin di Boveresse (absinthe-originale.ch) e si è accolti da Philippe Martin, ex esperto di informatica che si è consacrato a ridare vita alla tradizione dei genitori.
Definita da Karl Marx come la Grande Manifattura, La Chaux-de-Fonds deve alla sua straordinaria natura di città-fabbrica l’inserimento dal 2009, insieme alla confinante Le Locle, nel Patrimonio mondiale dell’Unesco. Una metropoli ottocentesca (40mila abitanti allo scoccare del Novecento) che ha sviluppato il tessuto urbano senza piazze e grandi monumenti secondo l’ideale egualitarista caro al filosofo ginevrino Jean-Jacques Rousseau.

 

Ecco dunque vie allineate lungo il pendio, secondo un modulo di stabili a più piani dalle grandi finestre per offrire la luce ideale ai laboratori orologiai. Schema che offre allo stesso tempo sicurezza contro il rischio di propagazione degli incendi e mobilità in pieno inverno, quando i mille metri di quota non fanno mancare la neve.
Principi presentati interattivamente all’Espace de l’urbanisme horloger, che non hanno mancato di influenzare un figlio illustre di La Chaux-de-Fonds come Le Corbusier, che qui in Villa Turque ha l’opera più significativa precedente al trasferimento a Parigi. Architettura e orologeria trovano a La Chaux-de-Fonds la sintesi più compiuta nel MIH-Musée international d’horlogerie. Pluripremiato nel 1977 alla sua nascita, il museo vanta un originale sviluppo sotterraneo – così da non alterare lo schema urbano – ancor prima di un’eccezionale collezione di capolavori di orologeria che accompagna il visitatore nella storia della misura del tempo, a partire dagli orologi da torre del Trecento italiano. Una visita mozzafiato che per gli appassionati di questi gioielli della meccanica di precisione ha un’altra tappa da non mancare. È il Musée d’horlogerie ospitato nello Château des Monts di Le Locle, una galleria di pezzi unici di tale pregio da meritare il titolo di Louvre dell’orologeria svizzera.

 

Fotografie di Svizzera Turismo, Tourisme Neuchatelois, Renato Scialpi