di Renato Scialpi
Nella seconda metà del Settecento gli automi che scrivono e suonano musica sono stati uno svago per teste coronate. Bambole meccaniche destinate a stupire. I tre personaggi realizzati nel 1774 da Pierre e Henri-Louis Jaquet-Druoz e visibili in azione (il sabato pomeriggio) al Museo d’arte e storia di Neuchâtel hanno una marcia in più, da autentici “androidi”: sono programmabili. Con 240 anni di anticipo sulle tecnologie di oggi, padre e figlio Jaquet-Druoz hanno realizzato due paggi, l’uno che disegna soggetti diversi e l’altro che scrive testi di 40 caratteri a piacere, e una damina che suona l’armonium. Ed esegue davvero, con mani dalle dita articolate e indipendenti, una decina di motivi composti ad hoc.