di Tino Mantarro | Foto di Archivio fotografico Tci
L'epopea dell'autostop: negli Anni Sessanta simbolo di libertà, soppiantato dal "car poling"
Roma 1961. Sulla Cassia che è ancora poco più che una stradetta tre tedeschi nel fiore degli anni mostrano il pollice: qualcuno si fermerà. Gonna lunga e camicetta bianca le ragazze, capelli in ordine, pantaloni corti, bretelle e pollice d’ordinanza lui, attraversavano con fiducia l’Italia del boom in cui la motorizzazione stava diventando di massa. Nel 1956 circolavano poco più di un milione di veicoli, un’automobile ogni 47 abitanti; alla fine degli anni Sessanta saranno quasi dieci milioni, una ogni 5 abitanti. L’autostop non era ancora una moda da hippie anti convenzionali, scelta di vita con cui avventurarsi per il mondo, ma era una pratica assai comune, per non dire una necessità. Del resto la sua storia è antica come quella della ruota. Volendo far filosofia spiccia, il passaggio rappresenta un dono, uno scambio disinteressato tra sconosciuti: secondo gli antropologi la base delle relazioni tra gli uomini. Proprio quelle relazioni d’occasione che intessono Sal Paradise e Dean Moriarty, protagonisti di Sulla strada di Jack Kerouac che con l’autostop attraversano l’America e cambiano il modo di muoversi di un’intera generazione.
Oggi l’epoca dell’autostop sembra definitivamente tramontata. In pochi si fidano a caricar qualcuno, altrettanto in pochi si fidano a far salire in macchina un estraneo. La somma di tanta diffidenza fa zero: il pollice opponibile si usa soltanto per compulsare sullo schermo dello smartphone, non per chiedere un passaggio. Perché basta il pollice per aprire applicazioni come Bla Bla Car – comunità virtuale con oltre 25 milioni di utenti presente in 22 Paesi – e cercare qualcuno con cui condividere parte del viaggio. Il «car pooling», così si chiama, però non è gratuito: il passeggero contribuisce a benzina e pedaggi. L’autostop e la sua voglia di condivisione è un’altra storia, forse tramontata per sempre. Del resto in 6 dei 50 Stati americani oggi l’autostop è addirittura diventato fuori legge. Il povero Kerouac, sarebbe rimasto a piedi