di Cosimo Bentivoglio
Il fascino di un piccolo borgo della provincia toscana e delle persone che lo rendono piacevolmente straordinario
Nelle guide turistiche Castellina Marittima (provincia di Pisa, poco più di 2.000 abitanti a 375 metri sul livello del mare) non ha uno spazio dedicato, mentre sono ricordati alcuni suoi segni distintivi nella Guida Verde Tci Toscana, dove si fa un riferimento al Museo dell’alabastro di Castellina. Non c’è da meravigliarsi, perché nelle guide ci si occupa delle destinazioni con un significativo carattere di distintività: il Tci è da sempre attento anche all’Italia minore ed è molto impegnato sui grandi e piccoli cammini che attraversano l’Italia meno nota e sui borghi che esprimono l’Italia più attrattiva. Noi ci identifichiamo con questo modo di viaggiare. I territori sono una ricchezza, la omologazione culturale ci impoverisce, il mondo va conosciuto nelle sue porzioni. Con riferimento ai paesi, specie quelli dell’entroterra, sappiamo che ne esistono di affascinanti, di abbandonati, di irraggiungibili, di non curati, ma in Italia essi non sono mai anonimi.
Se avrete l’occasione di sedervi su una delle panchine del belvedere di Castellina Marittima (con suggestiva «vista mare» sulle isole dell’arcipelago toscano) potrete capire perché, a un tiro di schioppo, c’è il luogo scelto da una delle più importanti comunità buddiste europee, un monastero tibetano (l’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia) che offre un importante calendario di iniziative. Sulla porta del monastero si legge: «La nostra religione è la gentilezza». Tutti sanno che gentilezza e democrazia sono alcune parole chiave per conoscere il buddismo, ma accostandosi a questo monastero, a chi lo frequenta e lo visita, potrete constatare come la gentilezza è il tratto più evidente del rapporto tra questa comunità e la comunità dei residenti e dei viaggiatori che attraversano tutti i territori attorno a Castellina. Sempre da quel belvedere sarete sedotti dai boschi di lecci, querce e pini marittimi che connotano il paesaggio mentre più a valle, dove le colline si fanno più dolci, è fiorente la coltivazione dell’ulivo e della vite. Numerose aziende con i loro vini di alta qualità hanno contribuito all’inserimento di Castellina Marittima nel circuito della Strada del vino Costa degli Etruschi.
A chi si ferma per godersi il panorama, sarà anche possibile notare una cattedrale sul mare rappresentata dalla Solvay di Rosignano, un investimento che nel tempo ha condizionato, in ogni senso, lo sviluppo dell’area circostante, affermando nel territorio una cultura di impresa, anche attraverso il grande lavoro di recupero dell’area, frutto di interventi pubblici e privati. Il viaggiatore, poi, è costretto a focalizzare il suo sguardo su Castiglioncello, nota destinazione turistica sulla cui spiaggia si affiancano numerose ville storiche e anche un pied dans l’eau, un meraviglioso buon ritiro che ricorda la casa di Montalbano e dal quale si possono godere tramonti d’eccezione, assieme alle sagome della Capraia, della Gorgona, dell’isola d’Elba e della Corsica.
Castellina Marittima può certamente vantare un paesaggio molto distintivo, ma in sé non ha nulla di particolare dal punto di vista storico o artistico. La sua attrattività sta piuttosto nel contesto umano e ambientale nel quale è inserita: il suo museo è espressione della produzione di alabastro di una miniera chiusa da tempo (dove si è formata la resistenza partigiana); fatto salvo il panorama, la piazza del Comune non ha niente di particolare se non la stele dedicata ai caduti in guerra, che resta illuminata per una notte tutte le volte che, in una prigione del mondo, un condannato a morte viene graziato; la fortezza è ora abitata da civili; la chiesa può incuriosire solo per le due colonne di alabastro, unici resti dell’altare settecentesco.
Il centro storico di fatto non esiste, a meno che si identifichi in una piazza sulla quale si affacciano tutti i servizi indispensabili ad una comunità: banche, macellaio, giornalaio, bar, negozio di alimentari, ortolano, agenzia immobiliare. Poco più in là la farmacia e le sedi della Protezione Civile e della pubblica assistenza collegata con il 118, servizio garantito dai volontari del paese per coprire l’assistenza sanitaria, 24 ore su 24. A dare distintività alla comunità sono le persone che incontri (gentili), i commercianti (disponibili), il parroco e il sindaco, culturalmente diversi, ma che condividono problemi e sviluppi della comunità, i giovani e i vecchi che si alternano nel bar-osteria di Papacqua, luogo storico tradizionale e alternativo, una bottega creativa dove le performance artistiche ed enogastronomiche convivono col caffè corretto al bicchiere, i panini per i cacciatori di passaggio, la merenda di qualche buddista e le partite a tresette.
È un paese con le normali frizioni tra chi si lamenta ad esempio del progetto di allargamento della casa di fronte. Può esistere una controversia su qualche opera pubblica. Ma il tutto si è sempre connotato con atteggiamenti civili e responsabili. La gente non emigra per lavoro e la quota di immigrati da ospitare è rispettata.
Sono fortemente partecipati i momenti di aggregazione attorno alle feste di tradizione. Si è molto orgogliosi della Sagra della Cucina Povera (l’ultimo weekend di luglio), l’evento culinario più attrattivo dell’estate per la qualità e l’originalità dei piatti e per la varietà dei vini della zona. Durante la sagra le strade del paese diventano un grande ristorante all’aperto e punti di degustazione che offrono piatti realizzati con vecchie ricette. I chionzi di Nullo, il cavolo strascicato, la trippa alla castellinese, le anguille di botro da quasi trent’anni richiamano buongustai da tutta la Toscana e dalle regioni limitrofe. In agosto il paese cambia di nuovo i connotati per ospitare il Musica Wiva Festival (quest’anno alla 23ª edizione), 5 giorni di concerti nelle strade e nelle piazze con band emergenti e giovani artisti che arrivano da tutta Europa. L’ingresso è gratuito, lo spettacolo è all’aria aperta, la possibilità di pernottare, anche a un numero importante di ospiti e a un costo irrisorio, è garantita dall’allestimento di un campeggio organizzato dai volontari del paese. Insomma, è un paese con una forte identità celata, leggibile solo attraverso il senso della accoglienza e con un forte orgoglio di appartenenza «Non remare contro il paese, se non vuoi restà incagliato» dice il loro poeta Mirio Mori.
Stiamo parlando di un paese normale che merita, come altre migliaia di comunità sparse nel nostro territorio nazionale, di essere conosciuto. Come si misura questa normalità? Il suggerimento è di Cesare Zavattini: quando il «buon giorno» significa veramente «buon giorno», vuol dire che siamo in una vera comunità.