di Enza Plotino | Foto di Fabio Presutti
Le "meteore" in granito rosa di Candeo a Caprera: una batteria militare mimetizzata nella roccia, oggi in restauro, ma anche un'opera d'arte che potrebbe rientrare nel Patrimonio dell'Umanità Unesco
Arrivarci è arduo. Un sentiero in alcuni punti quasi inaccessibile, con numerosi tornanti, scende verso una piccola banchina, dalla quale, attraverso un tracciato che in primavera è ricco di fiori, si arriva alle postazioni: due “collinette” costruite in calcestruzzo e ricoperte di massi di granito naturale che si mimetizzano del tutto nell’ambiente circostante. Una pista che va percorsa con tutti i sensi pronti a godere le meraviglie di un luogo misterioso, raro, che vale, eccome, la discesa impervia, ma straordinaria.
Una macchia mediterranea selvaggia da una parte, il mare smeraldino dall’altra nascondono il nucleo storico di Candeo, una batteria militare del Novecento perfettamente conservata e mimetizzata a tal punto da non poter essere vista se non quando ci sei giunto dappresso.
«I tornanti si susseguono con curve aspre» racconta Luca Ronchi – una guida ambientale – nella brochure ... con il cuore a Candeo, pubblicata dal comitato spontaneo Maddalena nel cuore. «Il fondo è accidentato per lo sgretolamento dovuto alle intemperie e al lungo abbandono. D’un tratto la pendenza si addolcisce e il rumore del mare ci avvisa che siamo quasi arrivati. Giunti nel punto più basso del percorso, basterà guardarsi attorno per scorgere i primi cartelli. Seguendoli, si riprende a salire tra il granito e ci si accorge che Candeo, al di là dei panorami e della ricchezza ecologica, è innanzitutto un’idea: l’idea che anche per uno scopo brutalmente pratico, come nascondere uomini e armi all’occhio delle navi e degli aerei nemici, è possibile creare qualcosa di fenomenale e bello, imitando il paesaggio.
Massi enormi tagliati, spostati e ricomposti come mosaici, nascondono quelli che un tempo sono stati uffici, postazioni di tiro, guardiole, vedette, depositi di munizioni, corridoi, celle. Feritoie e finestre si affacciano qua e là su Caprera, che se ne sta in silenzio a riposare sul mare. La luce del sole filtra e illumina piccoli affreschi, indizi, simboli ancora presenti sui muri interni dei cunicoli. L’odore dell’elicriso penetra ogni ambiente. Il mare è là fuori che si muove lentamente. Ogni tanto passa una nave. Chi si trova su qualche vedetta di Candeo, la scorge senza problemi. Chi sta sulla nave invece, anche se ci cercasse con lo sguardo, vedrebbe solo Caprera».
Di fortificazioni militari La Maddalena è piena, e tutte hanno una loro particolare originalità. Ma Candeo sembra condensare in sé tutte le particolarità, rendendola unica. Fu costruita dalle Forze di Difesa di stanza a La Maddalena per sostituire o affiancare le opere ottocentesche ormai divenute vulnerabili. Infatti, il progresso tecnico nel campo dell’aviazione militare rese indispensabile la creazione di un sistema difensivo con caratteristiche diverse da quelle in uso, ovvero fatto da fortificazioni rigorosamente mimetiche.
Un monumento di architettura militare e di ingegneria bellica di rara bellezza nella sua mortale finalità. Mimetizzata sotto lastroni di granito rosa, inaccessibile alla gran parte dei turisti, Candeo rappresenta la magia di un luogo sconosciuto, ma amato da chi lo ha eletto a proprio luogo d’incanto. Nata fra la prima e la seconda guerra mondiale Candeo rappresenta una delle batterie periferiche che in quegli anni venivano costruite e poi ricoperte da massi di granito disposti in modo da occultarle al massimo alla vista.
Il mistero che avvolge il sito storico di Candeo è anche legato a un racconto degli anziani, non si sa quanto veritiero, ma suggestivo comunque, che vuole questa originale struttura progettata dal grande ingegnere Pier Luigi Nervi. Non c’è nulla di certo, ma c’è un tramandarsi, da padri a figli, la storia di quel giovane ingegnere «che, insieme a un altro di cognome Bartoli, dirigevano i lavori sul luogo più a nord di Caprera dove la Marina Militare aveva deciso di costruire un fortino/batteria», come riporta lo storico Antonio Frau, raccoglitore di voci e di antichi ricordi.
Di certo qualcuno di importante, quel posto lo ha attraversato e vissuto sicuramente. È stato infatti luogo di elezione delle estati a Caprera di Oriana Fallaci e famiglia, giovane giornalista di cui il pastore Casula, abitante storico di quei luoghi, ha raccontato ai figli, custodi di questo patrimonio della memoria. «E le giornate trascorrevano tra bagni, pesca e le serate passate a giocare a carte alla luce delle lampade a petrolio». La famiglia Fallaci – padre, madre e tre sorelle Oriana, Neera e Paola – ha trascorso, prima nella dimora accogliente del pastore e poi in una casupola vicino alla batteria, isolata completamente dal mondo intero, le estati dal 1952 al 1966.
Per non perdere questo patrimonio di storia, di cultura e di arte, un manipolo di volenterosi, amanti dell’arcipelago della Maddalena ha avuto un desiderio: dare maggior valore e provare a rendere godibile, togliendolo dallo stato di degrado in cui versa, questo gioiello. L’obiettivo è proporre l’inserimento, non solo di Candeo, ma di tutto il sistema delle fortificazioni dell’arcipelago della Maddalena nel Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Così è nato il “Progetto Candeo”: una serie di interventi per restaurare il telemetro che è ancora in loco e rimettere in sesto il sentiero e la banchina. Ci saranno molti passi da fare, compresi convegni ad hoc, ma il fine è quanto mai concreto: dare a Candeo il giusto riconoscimento e la consacrazione artistico-culturale che merita.