Il viaggiatore: nel Belpaese delle passeggiate

Elogio del camminare in Italia: in quale altro posto si può andare a spasso tra campagne dipinte come opere d’arte?

 Gli umani sono stati nomadi per 120mila anni e solo da 10mila si sono fermati diventando stanziali. Ma qualche cosa di quel periodo in cui erano molto più felici deve essere rimasto nei loro cromosomi o almeno in alcuni di essi. Molti di noi sono presi da un’irresistibile desiderio di partire, non importa dove. Non è la destinazione che conta ma il muoversi che ci restituisce la libertà persa nelle grandi città. Forse ci siamo dimenticati che l’Italia, con la sua orografia, con le strade sterrate che la attraversano ovunque e con un clima eccezionale, se non è il paese di Bengodi è certamente il paese delle passeggiate. In quale altro posto si può camminare  avendo davanti a sé campagne che sembrano dipinte a regola d’arte e paesi che sono distanti 20 o 30 chilometri al massimo tra loro?

Una volta pensavo che passeggiare fosse una performance da anzianotti ai quali il medico ha detto di camminare dopo pranzo perché fa bene. Sbagliavo, passeggiare è un’attivita umana superiore e a differenza del dormire o del mangiare ti porta in un altro mondo più alto, più nobile e più benefico. Dopo qualche minuto che cammini senti che i muscoli diventano leggeri e il corpo dà l’impressione di cominciare a innalzarsi come quei maestri yoga che dicono di saper lievitare. ­Passeggiare assomiglia allo scrivere poesie: ha lo stesso ritmo ciclico e ininterrotto che hanno i versi quando si incastrano in una vera e propria poesia. Questo paragone non è mio ma di Josef Mandelstam, scrittore russo che fu mandato in Siberia da Stalin e morì di stenti. Ma prima di essere eliminato aveva attraversato l’Armenia a piedi. Il suo Viaggio in Armenia è uno dei classici della deambulazione, quando viene fatta non solo con le gambe, ma con la testa e con la vista. Ho girato per il mondo e la prima cosa che facevo all’indomani del mio arrivo era infilarmi delle meravigliose e leggere scarpe da ginnastica, una maglia di lana e un berretto di lana e incominciavo a passeggiare.

All’epoca ero considerato uno stravagante anche se c’erano alcuni molto più stravaganti di me che nuotavano in mare o attraverso fiumi. Io preferivo sentirmi sotto i piedi una salda terra o quella sabbia mutevole del bagnasciuga davanti al mare, questo spazio senza confini che ha il difetto di ispirare la retorica negli uomini specialmente se scrittori. Uno che amava passeggiare al mare era Manlio Cancogni scrittore e giornalista. Abitava a Fiumetto una località sulla costa toscana stretta tra le Apuane chiamata Versilia, terra di letterati, poeti, pittori e anarchici vagabondi. Durante la bella stagione i pescatori di telline che aravano la sabbia a una ventina di metri da riva vedevano Cancogni camminare lesto la mattina di buon ora in direzione Forte dei Marmi cercando di non calpestare la sabbia dei bagni. La sera precedente tutta la spiaggia veniva rastrellata con cura maniacale dai bagnini e divisa in linee parallele simili a quelle dei giardini zen di Kyoto. E si mettevano a urlare con l’accento livornese contro i guastatori di quel perfetto giardino di sabbia.

 

La mia passeggiata al mare preferita è stata sempre quella dei Platani a Borgo Bonsignore in Sicilia. In bicicletta raggiungevo una profumata e incantevole pineta a meno di un chilometro che aveva tre accessi. Quello più conosciuto lo avevamo soprannominato nazional popolare perché era l’unica area di una costa protetta e dichiarata intoccabile dove gli abitanti di Ribera si potessero accampare sotto gli ombrelloni. Per le passeggiate lunghe in cui si cammina 5 o 6 ore si possono scegliere percorsi alternativi alle strade sterrate. Uno degli itinerari più divertenti è andare lungo la Nera, un fiume che dà il nome alla Valnerina. Una volta camminando lungo questo torrente si potevano fare dei picnic a base di gamberetti di fiume, molto saporiti, pescati sul posto in grande quantità. La Nera scorre lunga la base dei Sibillini, un luogo che emana un senso del magico e del misterioso, coperto da fitti boschi. Scendendo per la Valnerina si ha l’impressione che sia popolata da qualcosa di magico, abitata da streghe benefiche che ti fanno ritrovare la strada persa se ti sei inoltrato nei boschi senza una guida.

Uno dei modi più straordinari per godere della natura è abbinare il treno alle passeggiate. Il posto ideale è l’Engadina, tra percorsi meravigliosi che arrivano fino al Bernina o dall’altra parte fino a Guarda. Io partivo presto dalla stazione di La Punt e mi dirigevo verso Guarda dove scendevo e cominciavo a passeggiare per 4-5 ore lungo il camminamento Segantini. Ma in qualsiasi direzione mi fossi diretto, verso le 17 mi trovavo immancabilmente a Zuoz, dove sedevo in un caffè davanti a un trionfo di pasticceria. Ero capace di stare ore in quel caffè a ingoiare una pasta sublime dietro l’altra, senza provare nessun senso di colpa, ma con gioia infinita. Con le mie passeggiate, me le ero meritate tutte.