di Giuliano Malatesta
Come le fiction tv rilanciano le località turistiche in Italia: i casi più eclatanti, da Spoleto a Matera, dal castello di Aglié alla Vigata di Montalbano
Difficile anche solo immaginarlo, un luogo di villeggiatura dove l’attrazione principale è un ospedale virtualmente popolato da morti viventi. Il miracolo turistico lo ha realizzato The Walking Dead, celebre serie tv americana dedicato agli zombie e ispirato a un fumetto di Robert Kirkman, che ha avuto così tanto successo di pubblico da smuovere addirittura Google: il gigante di Mountain View, ha realizzato una apposita mappa per permettere ai fan di scoprire tutti i luoghi della serie, ambientata ad Atlanta, in Georgia, fino ad allora conosciuta dagli americani per essere la sede della Coca Cola. Parafrasando Oscar Wilde, si potrebbe sostenere che i luoghi non esistono finché non li inventa la televisione (non l’arte). Tesi provocatoria, ma che rende bene l’idea di quale siano oggi le potenzialità di quello che gli anglosassoni chiamano television-induced tourism, ovvero il flusso turistico che si genera nei luoghi utilizzati come location per una serie tv. Per esempio, grazie a Game of Thrones negli ultimi anni migliaia di persone sono andate in pellegrinaggio in Irlanda del Nord e in Croazia a visitare le mura di Dubrovnik-Ragusa e Split-Spalato.
In Italia la regina del teleturismo è senza dubbio Cinzia Torrini. Toscana, fotografa oltre che regista, nel 2003 girò Elisa di Rivombrosa, serie televisiva liberamente tratta dal romanzo Pamela di Samuel Richardson ma ambientata nel Piemonte del Settecento, creando il primo fenomeno nostrano. «Cercavamo una location dove ci fosse una nobiltà parvenu, un po’ provinciale e la terra dei Savoia era perfetta», ricorda la regista, ancora incredula che lo sconosciuto castello di Agliè, nel Canavese, una manciata di chilometri da Torino, sull’onda del successo della serie si sia trasformato in uno tra i più visitati in Italia.
«In un borgo dove dopo le cinque di pomeriggio era complicato anche prendere un caffè improvvisamente si presentarono migliaia di persone ogni giorno, i ristoranti introdussero il menù con i piatti dedicati ai vari personaggi, avevano ideato anche un trenino speciale che faceva soste mirate dove si poteva comprare il vino o i cioccolatini di Elisa». Il Comune fu costretto ad aggiungere il cartello con la dicitura “Castello di Elisa di Rivombrosa”, come in un perfetto Truman Show. «Fu un boom pazzesco e inaspettato. A volte per girare eravamo costretti a chiamare la forza pubblica». Anche gli abitanti del borgo, da buoni piemontesi inizialmente refrattari, si appassionarono alla vicende di Elisa, moderna Cenerentola: «Il set si era trasformato in una sorta di meta di processioni: qualcuno portava l’uva appena colta, altri biscotti caldi del forno». Un pescatore sardo attraversò tutta la Penisola pur dir regalare alla regista bottarga di muggine.
Sarà per il suo particolare modo di girare, che presta sempre grande attenzione alla fotografia, o semplicemente perché è nata in Toscana e quindi è da sempre abituata alla bellezza, Cinzia Torrini ha continuato a dirigere fiction in grado di generare flussi turistici di rilievo. A Ponza, set di Un’altra vita,
si racconta che dopo la messa in scena della serie, lo scoglio dove Daniele Lotti bacia Vanessa Incontrada sia stato uno dei luoghi più visitati dell’isola. Mentre a Matera, luogo di ambientazione della fiction Sorelle, «uno degli sceneggiatori – racconta ancora la regista – mi ha detto che l’ultima volta che è stato nella città dei Sassi ha incontrato molte persone che non volevano sapere nulla del paleolitico ma tutto sulla misteriosa casa di Elena (una delle protagoniste, ndr)».
Se Elisa di Rivombrosa ha fatto da apripista, negli ultimi quindici anni il teleturismo si è via via conquistato spazi di mercato sempre più importanti. Con alcuni interessanti casi scuola. Come quello di Città della Pieve, elegante cittadina al confine tra Umbria e Toscana, famosa per aver dato i natali al Perugino, maestro di Raffaello, in realtà nota al grande pubblico come location delle serie Carabinieri. Talmente famosa da aver portato il Comune a organizzare una partita di calcio tra carabinieri veri e carabinieri attori. O come l’oramai celebre dimora del commissario Montalbano, nella realtà a Porto Empedocle, nella finzione a Vigata, trasformata da tempo in un ambitissimo bed and breakfast. «Il 95 per cento delle persone, la maggior parte straniere da quando la serie tv è approdata in Inghilterra, viene qui per Camilleri e dopo aver visto la fiction», spiega Ivana Micciché, che gestisce la casa di Porto Empedocle come affittacamere dal 2004. «Cerchiamo di fargli rivivere le stesse atmosfere, lasciando l’abitazione così come l’hanno vista in tv: la libreria, il pianoforte, la scrivania, gli arredi».
Le ricadute positive su un territorio che possono derivare dalla realizzazione di una produzione cinematografica o televisiva in questi anni hanno fatto proliferare le cosiddette Film Commission, organismi originariamente nati in America negli anni Quaranta per far da interfaccia tra produzioni e autorità locali e oggi molto attive, seppur a macchia di leopardo, sul suolo italiano. «La televisione produce numeri che il cinema non può raggiungere, ma per generare un traino turistico è necessario lavorare duro e potenziare il marketing territoriale», afferma Stefania Ippoliti, presidente dell’Associazione Film Commission.
«Un caso di tele-turismo poco conosciuto ma indicativo è accaduto nel 2010, quando una tv brasiliana, Rede Globo, girò una telenovela, Passione, ambientando parte della storia in Toscana. Da allora i turisti brasiliani nella regione sono aumentati dal 40 per cento. Questo fenomeno accade soprattutto quando le serie vengono trasmesse in luoghi dove la classe media si sta formando e inizia a viaggiare».
Il rischio inevitabile connesso a questa forma di turismo televisivo è quello di bypassare l’identità storica delle comunità locali in nome di un’effimera gloria televisiva. «Ma è qui che dovrebbe entrare in gioco il marketing, sottolinea Ippoliti, tu vieni in Umbria a visitare la casa di Don Matteo e io ti indirizzo a vedere il Burri. Ma per farlo servono investimenti che non tutte le regioni sono disposte a stanziare».
Eppur qualcosa si muove. A Bassano del Grappa, in Veneto, dove è stata girata la recente fiction Di padre in figlia, una storia di emancipazione femminile ambientata negli anni del boom economico e tratta da un soggetto di Cristina Comencini, hanno cavalcato l’onda del successo televisivo trasformando i luoghi del set, in particolare le distillerie della zona, in itinerari turistici in collaborazione con Vicenza Film Commission. Forse non si parlerà di grande numeri, ma per coloro che arriveranno nei luoghi dei loro beniamini almeno un buon bicchierino di grappa sarà garantito.