di Claudio Sabelli Fioretti
Anche passeggiare è un’attività dignitosa. Per esempio cinque facili chilometri in un’isoletta bellissima e ordinata: Polvese nel lago Trasimeno
Camminare è un’attività bellissima ma non è indispensabile fare chilometraggi imponenti per potersi dichiarare camminatore. Il trekking è bella cosa ma anche le passeggiate sono un’attività dignitosa che ti mette in pace con il mondo. Ho fatto tante «spedizioni» per raggiungere le cime delle Alpi, ho fatto ferrate impegnative, sono perfino andato da Lavarone (Tn) a Vetralla (Vt) a piedi con il mio amico Giorgio Lauro, trenta giorni e seicento chilometri indimenticabili. Ma esistono anche metodi meno faticosi per rimanere vicino alla natura. Sto parlando delle passeggiate. Fanno bene alla salute e i diabetologi le raccomandano. Io, quasi ogni mattina, approfitto della pipì di Billie, il mio pastore australiano (femmina), per andare da Masetti (Tn) a Luserna. Meno di un’ora di camminata, andata e ritorno, ma la glicemia mi ringrazia sempre. Esistono però imprese più belle e avvincenti. Oggi vi voglio raccontare l’impresa della visita dell’isola Polvese (Pg), affrontata in occasione della visita dei miei amici “cileni” (li chiamo così perché siamo stati insieme in Cile, non per altro). Impresa facilissima. Si arriva all’isola Polvese partendo con barca o traghetto da San Feliciano, uno dei paesetti che si affacciano sul lago Trasimeno, in Umbria. La traversata dura pochi minuti e si effettua con l’aiuto degli amici della cooperativa dei pescatori. Si arriva in un lembo trapezoidale di terra pieno di boschi, di canne, di ulivi e di storia. Tanta storia. L’isola attirò nei secoli i desideri, le voglie e l’ammirazione di imperatori romani, di papi, di granduchi di Toscana, perfino del conte Citterio (quello dei salami? Forse, non ho indagato). Adesso è tutto della provincia di Perugia. E destinato a divenire un Parco Scientifico Didattico e Laboratorio Territoriale per lo Sviluppo Sostenibile (tutto con le maiuscole), dedicato ad attività di ricerca, sperimentazione, educazione e turismo ambientale.
E meno male, perché tutto è in ordine, tutto è pulito, niente è fuoriposto. Un castello affascinante, le rovine di un convento dei frati olivetani, una villa molto elegante, la chiesa di S. Giuliano, una piscina quasi naturale (la piscina Porcinai) ricavata in una cava di arenaria, circondata da chaise longue di pietra, dove è vietato fare il bagno, adesso, ma una volta no, in compenso non è vietato ammirare tantissime piante acquatiche. Un ristorante dai piatti buonissimi, gestito da Umbrò, un ostello, un b&b, una spiaggia per chi proprio non può fare a meno di un bagnetto o di prendere il sole in costume, un frantoio, tanti sentieri che si intersecano, una strada sterrata che ti consente di fare il giro dell’isola. Noi alla fine abbiamo fatto poco meno di cinque chilometri, una passeggiata stupenda, con la vista inebriata di prati di crocus gialli e di ciclamini. Ci abbiamo messo un’oretta e mezza per fare il giro dell’isola, roba da vecchietti, da una parte l’acqua, dall’altra il bosco di lecci e roverelle che copre la collinetta. E alla fine il giusto risposo, apparecchiati in un ristorante elegante, davanti a piatti squisiti, dolci irresistibili, vini seducenti. Non c’è passeggiata che non trovi la sua giusta apoteosi in un finale gastronomico.