di Marco Buscarino | Fotografie di Lorenzo De Simone
Alla riscoperta della città di Donizetti. Due volti ben distinti, tra il piano e il monte (tra medioevo e Novecento). Ma è sempre più un modello virtuoso di accoglienza
La pala cinquecentesca di Lorenzo Lotto raffigurante La Madonna in trono con il Bambino e i santi conservata nella chiesa di S. Bartolomeo sul Sentierone, detta “pala Martinengo”, documenta il ritorno del territorio bergamasco sotto il controllo della Repubblica di Venezia. Lo stesso dipinto può testimoniare con la sua storia il conseguente riassetto cittadino dovuto alla costruzione nel 1561 delle mura venete, divenute dal luglio 2017 Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Il capolavoro di Lotto infatti fu inizialmente destinato all’antica chiesa di S. Stefano, poi fatta demolire per far posto alla costruzione dell’imponente cinta muraria fortificata. Insieme all’edificio religioso, se ne andarono ben 250 strutture cittadine, fra cui sette chiese, compresa la cattedrale di S. Alessandro con le reliquie del patrono della città.
La pala Martinengo fu poi dispersa, per ricomparire circa trecento anni dopo nella chiesa dei frati Domenicani di S. Bartolomeo, dove oggi la vediamo, priva di cimase e di predella.
Un altro riassetto Bergamo lo visse in occasione della costruzione del centro moderno nel corso dei primi decenni del Novecento e riguardante la città bassa.
La fiera di S. Alessandro, ampio luogo di botteghe adibite al commercio europeo della seta posto nel cuore della città, fu cancellato dall’architetto Marcello Piacentini per far posto all’attuale piazza Dante, nell’ambito della ridefinizione architettonica del centro cittadino. Con la fiera se ne andò il luogo simbolo della produzione serica che caratterizzava la vita sociale ed economica del territorio
L’intervento diede origine alla Bergamo moderna. Il tutto avvenne pochi decenni dopo che la città intitolasse il teatro cittadino al musicista bergamasco Gaetano Donizetti. Piacentini riorganizzò, tra il 1914 e la metà degli anni Trenta, la città bassa secondo una nuova visione economica e sociale che dava spazio agli istituti di credito, alla finanza e al commercio. Creò nuovi spazi verdi, luoghi pubblici in cui passeggiare e socializzare, introducendo zone pedonali che favorissero la vita all’aperto. Ciò che rimase, dopo questa ridefinizione, fu l’ex chiostro di S. Marta, attualmente di proprietà di Ubi Banca, già sopravvissuto ai conflitti quattrocenteschi che videro protagonista l’orobico capitano di ventura Bartolomeo Colleoni. Il chiostro, edificato nel XIV secolo con il monastero delle suore domenicane, ha mantenuto sino a oggi la sua struttura originaria.
Il centro cittadino, così rimodellato, che prese il nome di “Centro piacentiniano”, attualmente è oggetto di riqualificazione attraverso un concorso europeo voluto dal Comune di Bergamo. Caposaldo dello sviluppo di quest’area fu il Sentierone, che da piccolo sentiero nel Seicento divenne tracciato cittadino nel Settecento. Piacentini e la sua equipe di architetti che operavano a Bergamo (Luigi Angelini, Giovanni Muzio e Ernesto Suardi), progettarono e fecero edificare l’attuale centro. Qui fu costruito l’edificio che divenne sede della Banca d’Italia, quindi a seguire sino al 1927, il palazzo del Credito Italiano e quello destinato alla Camera di Commercio.
Poi fu la volta del complesso della Banca Bergamasca, del Palazzo di Giustizia e, a fianco, l’edificio sede delle Poste e Telegrafi. Un’area che dall’attuale piazza Dante, si estende sino a raggiugere l’ex chiostro di S. Marta situato fra palazzo Frizzoni, sede del Comune, e l’ampio edificio del complesso monumentale novecentesco già sede della Banca Popolare di Bergamo, oggi Ubi Banca. Qui, all’estremità di piazza Vittorio Veneto, vi è anche la Torre dei Caduti, spazio gestito dalla Fondazione Bergamo nella Storia, da cui è possibile godere di una vista a 360 gradi sulla città. Nella torre sono inoltre esposti i progetti di Piacentini del nuovo centro cittadino. Sempre a cura della Fondazione Bergamo nella Storia è il Museo del Cinquecento a Bergamo alta, posto nel Palazzo del Podestà al lato di piazza Vecchia, estensione ideale del Museo storico, all’avanguardia per l’utilizzo della multimedialità. E la Rocca, con il Museo garibaldino riaperto recentemente con un nuovo allestimento. Bergamo alta, edificata su sette colli, si spinge anche più sopra, sino al Colle di S. Vigilio. Questo domina l’antica città, e diviene parte integrante esso stesso della zona collinare che dirada sino ai piedi delle valli, un’area protetta di 4.700 ettari di verde denominata Parco dei Colli, ricco di percorsi ciclopedonali e vero e proprio polmone della città. Qui, ai piedi dei colli di Bergamo, trova spazio il complesso dell’ex convento di Astino edificato nell’XI secolo, recuperato nel 2015 per opera della Fondazione Mia e restituito alla città.
Bergamo, nel suo complesso, si presenta oggi in una costante espansione urbanistica verso le periferie, con una politica attenta al recupero delle aree urbane limitrofe al centro, nella ricerca di un nuovo equilibrio di vivibilità futura. Come avvenuto nel caso della biblioteca Tiraboschi, progettata dall’architetto ticinese Mario Botta e divenuta spazio culturale fruibile anche nei suoi ambienti esterni. Della Bergamo alta, silente e dal profilo aristocratico, come sottolineò anche il grande architetto Le Corbusier negli anni ‘40, gran parte del suo aspetto architettonico è ancora oggi intatto. Da sempre città d’arte e luogo di eterogenea umanità, la città alta, così chiamata dai bergamaschi, si caratterizza anche per la presenza di numerose dimore di residenti benestanti.
Fenomeno, questo, iniziato con il boom economico degli anni Sessanta. Bergamo alta insieme a Bergamo bassa, sia pur non immune dai problemi di traffico e di smog, comuni a tante città, è però riuscita a mantenere la sua bellezza inalterata nel tempo. Non è un caso che la città sia divenuta ormai oggetto di costante interesse da parte delle più autorevoli riviste internazionali, fra cui il New York Times, che la indicano quale meta turistica ideale per i loro lettori.