di Silvestro Serra
Dopo 15 anni di battaglie il Parlamento ha approvato all’unanimità la grande legge sui Piccoli Comuni: ne parla il suo promotore, Ermete Realacci, intervistato dal direttore di Touring Silvestro Serra
Si è battuto con tenacia e costanza, ha impiegato 15 anni, vale a dire quattro legislature sostenuto per la verità fin dall’inizio dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: «Questi borghi rappresentano un presidio di civiltà...». Ma ora, quasi alla scadenza della XVII legislatura, Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente, Territori e Lavori pubblici della Camera dei Deputati (nato a San Giovanni Incarico, minuscolo paese ciociaro vicino a Sora e figlio di un console del Touring Club Italiano) si può dire finalmente soddisfatto. È stata approvata da entrambi i rami del Parlamento la legge da lui proposta fin dal 2002 sui Piccoli Comuni, ovvero quei 5.568 Comuni con meno di 5mila abitanti. La legge è stata approvata, fatto quasi eccezionale, all’unanimità (solo due gli astenuti) e prevede anche un primo finanziamento di 100 milioni di euro in sette anni.
Soddisfatto onorevole? È stata una bella giornata per chi vuole bene all’Italia perché questa legge aiuterà il Paese ad affrontare il futuro. Me lo conferma un politico atipico ma molto attento, Papa Francesco, che in un recente incontro con Antonio Decaro, presidente dell’Associazione dei Comuni italiani, nei brevi attimi prima di una udienza gli ha detto: «...credo che sia una cosa importante che valorizza i piccoli centri».
Lei le ha anche dato un nome... Lo slogan che abbiamo scelto è: «Voler bene all’Italia» in omaggio a due grandi intellettuali italiani, Pietro Pancrazi e Piero Calamandrei che, nel 1941, in pieno conflitto mondiale, girando l’Italia in treno si scambiavano lettere con frasi come «...questa nostra terra dove ogni valle e ogni cima ha un nome di famiglia... dove a scavar colline ci si accorge che sono tombe, sulle quali noi siamo cresciuti senza che si sia rotto nei millenni il filo della parentela con quei sepolti... allora nasce dentro di noi come un intenerimento; e si sente allora, come non mai, di volere molto bene all’Italia».
Ma perché è così importante? Pochi ci riflettono, ma i nostri 5.567 piccoli Comuni amministrano il 54% dell’intero territorio nazionale, il 93% dei prodotti di qualità Dop e Igp ha a che vedere con loro, così come il 79% dei vini di maggiore qualità. Ma rischiano di restare spopolati (dal 1971 hanno perso il 20 per cento degli abitanti) e ora sono abitati solo da 10 milioni di persone (solo il 16% della popolazione italiana). Rappresentano allora una potente, sia pure poco nota, rete economica. Ma oltre all’indubbia grande importanza economica rappresentata da questi piccoli borghi, non bisogna dimenticare che come ha scritto l’architetto Daniel Libeskind: «I piccoli centri italiani racchiudono il Dna dell’umanità». Tutto è nato per facilitare le relazioni. Sono centri dove la cultura mette l’uomo e i suoi bisogni al centro, creando dialogo e bellezza. Sosteneva Carlo M. Cipolla che «la forza dell’Italia è costruire all’ombra dei campanili cose che piacciono al mondo». Non sono un’eredità del passato ma una straordinaria occasione per difendere la nostra stessa identità, le nostre qualità e proiettarle nel futuro, soprattutto in tema di qualità agricola e di turismo, si pensi per esempio allo sviluppo degli alberghi diffusi.
In dettaglio cosa cambierà? Questa legge vuole coniugare storia, cultura e saperi tradizionali con l’innovazione, le tecnologie e l’economia verde. Il che vuol dire, tra le tante cose, anche promuovere la diffusione della banda larga e semplificare il recupero dei centri storici, prevenire i rischi idrogeologici e incrementare l’uso di energie alternative, riqualificare terreni e case abbandonate, acquisire case cantoniere per renderle centri culturali o di protezione civile o basi di informazione per promuovere il turismo e per diffondere la conoscenza e l’esperienza dei prodotti tipici della zona. Vuol dire anche recuperare i tracciati di ferrovie dismesse per realizzare itinerari turistico-culturali per trasformarle in ciclovie o in cammini per viandanti e appassionati del turismo dolce.
Programma vasto... Due sono i progetti innovativi che questa legge prevede: anzitutto la possibilità per i comuni limitrofi o che abbiano interessi simili di unire le forze, di associarsi, di creare centri multifunzionali per erogare servizi in materia ambientale, sociale, energetica, scolastica, postale, artigianale turistica e attività di volontariato e comunicazione. Inoltre darà più possibilità agli enti pubblici di interagire con i privati per progetti che riguardano le loro comunità.
Tutto risolto allora? Successo assicurato? Neanche per sogno. Questa legge dice solo: cambiamo rotta, ma poi è la gente che si deve mettere in moto. Sta ai singoli sviluppare la creatività e i valori culturali, storici, ambientali, paesaggistici, gastronomici presenti o potenziali sul loro territorio. Il mio amico Angelo Vassallo sindaco di Pollica (poi ucciso dalla camorra) colse al volo le potenzialità del suo Cilento che, secondo il medico americano Ancel Keys (l’inventore della razione Kappa) risiedono nella eccellente alimentazione, concetto di cui Vassallo si appropriò, facendo di Pollica la capitale mondiale della dieta mediterranea e la impose anche nelle mense scolastiche. E quando non bastava lavorava di storytelling.
Come quando convinse tutti che Hemingway avesse scritto Il vecchio e il mare ispirandosi alla storia di un pescatore di Acciaroli, con conseguente arrivo di turisti e fan dello scrittore che era sì passato nella zona ma solo come inviato di guerra e robusto assaggiatore di vini locali. Battute a parte, sta all’attivismo dei Comuni fare in modo che le potenzialità di questa legge diventino realtà: come ha scritto Gustav Mahler: «Non c’è cultura delle ceneri ma custodia del fuoco». Tradotto vuol dire che noi abbiamo messo in moto l’energia. Il resto dipenderà da quello che ci faranno i piccoli Comuni.
E i buoni esempi non mancano... Vero. A Belforte del Chienti, meno di duemila abitanti nel Maceratese, lo stabilimento della Nuova Simonelli sforna le Ferrari delle macchine da caffè che si esportano in tutto il mondo. Spetta infine anche alle associazioni culturali e ambientali, come il Touring Club Italiano, la responsabilità di contribuire, sostenere e promuovere queste iniziative.