Viaggiare leggeri. Scalatori o conquistatori?

Fin dagli albori dell’alpinismo l’educazione dei turisti è stata un problema

La recente rivolta di Barcellona contro i turisti è solo l’ultimo evento di una lunga teoria. Fin dall’inizio della società di massa nell’epoca moderna non sono mancate le polemiche per gli eccessi del turismo. La parola stessa turista ha conosciuto una rapida trasformazione di significato, dal Grand Tour vero e proprio all’epoca dei viaggi nell’Ottocento. Studiosi come il francese Laurent Fissot e la nostra Annunziata Berrino, autrice della Storia del turismo in Italia (Il Mulino, 2011), notano come la definizione stessa di questa attività si sia formata attraverso le grandi diatribe tra le consorterie dei primi viaggiatori-esploratori, ovvero di coloro i quali manifestavano una propensione per l’avventura, e gli organizzatori di viaggi, non solo gli imprenditori privati come l’inglese Thomas Cook, ma anche le società di volontari con obiettivi dichiaratamente popolari. Oltre ai primi esploratori furono gli alpinisti, storicamente, i protagonisti più animosi delle polemiche contro il turismo di massa per le conseguenze sull’ambiente. In Italia se la presero in particolare con i «velocipedisti» del Touring, al punto che Luigi Vittorio Bertarelli si ritrovò a rivolgere un accorato appello «agli alpinisti puro sangue» per convincerli ad accettare l’idea che «il turismo ciclistico, quale fattore morale e fisico di educazione, si associ all’alpinismo non da fratello cadetto tollerato alla tavola del maggiorasco, ma da fratello gemello» (citazione da Insoliti viaggi, raccolta dei diari e degli scritti curata da Luca Clerici per il Tci nel 2004). A ben vedere, la distruzione della verginità e dell’equilibrio dell’ecosistema delle montagne è cominciata proprio con la prima ondata di alpinisti. I primi scalatori-esploratori ingaggiavano come guide i più spietati cacciatori, che avevano provveduto anzitutto all’eliminazione degli orsi dalle nostre Alpi. Ma le guide servivano anche come portatori, per avere sempre a disposizione cibi e vivande in abbondanza, e così i rifiuti cominciarono a insozzare gli angoli più incontaminati delle montagne già negli anni Trenta dell’Ottocento.

Elenco della spesa per un viaggio in Dolomiti compilato nel 1826 da Alberth Richard Smith, tra i primi famosi alpinisti inglesi, scrittore e giornalista che contribuì non poco all’affermazione del mito delle Alpi: 60 bottiglie di vino comune, 6 di Bordeaux, 10 di Borgogna, 15 di Saint Jean, 3 di cognac, 2 di champagne; ancora 6 bottiglie di limonata e 1 di sciroppo di ribes (per un totale di oltre cento bottiglie). Da mangiare 20 pagnotte, 10 forme piccole di formaggio, 6 tavole di cioccolata, 6 pacchetti di zucchero, 44 pacchi di prugne e 2 di uva secca, 6 limoni, 4 cosciotti di castrato, 4 spalle di montone, 6 tranci di vitello, 1 di bue, 35 piccoli e 11 grossi capi di volatili, 2 pacchi di sale e 4 candele di cera. I casi di deturpamento e imbrattamento delle cime delle Dolomiti sono cominciati con i primi conquistatori. Paul Grohmann, dopo numerose conquiste, riuscì a salire per primo il maestoso Sassolungo, nel 1869, accompagnato da Franz Innerkofler di Sesto e Peter Salcher di Luggau. Cinque anni dopo, alla prima ripetizione della scalata, altre due guide con un alpinista inglese trovarono i segni della scalata sulla cima: un ometto di sassi, una bandiera e «i nomi del signor Grohmann e delle sue guide, dipinti sopra una roccia». Nel 1881, a fine agosto, l’alpinista viennese Demeter Diamantidi (illustratore e pattinatore di una certa fama, che si cimenterà poi nella collocazione di bandiere asburgiche su varie vette) riuscì nell’impresa di salire durante la stessa giornata tutte e tre le cime principali di Lavaredo, Piccola, Grande e Ovest. Oltre al suo accompagnatore personale, Luigi Cesaletti, ingaggiò la celebre guida tirolese Michel Innerkofler, con il cugino Hans. Raggiunta la vetta della Piccola di Lavaredo, Diamantidi scrisse con la vernice rossa sulle rocce i nomi dei salitori e lasciò incastrata una bottiglia di vetro con dentro il suo biglietto da visita.