di Laura Sommariva | @Massimo Ripani
A Creta una stagione vale l’altra: benedetta dal clima, ricca di siti archeologici, l’isola ellenica è un anti-stress naturale che non stanca mai
Una volta pensavo che tornare nello stesso posto fosse uno spreco, perché il mondo è già troppo grande e una vita sola non basta per conoscerlo tutto. Poi ho scoperto Creta e, anno dopo anno, non ho più potuto fare a meno di ritornare. È come se il tempo trascorso su questo lembo di terra nell’estremo sud del Mediterraneo avesse il potere di rimettere ogni cosa al suo posto, caricandomi di rinnovata energia. Coccolata dalla luce, dal sole, dal mare, dalla campagna, dall’ospitalità della gente e dall’autenticità della tavola: una vacanza a Creta ha lo stesso effetto di mesi di meditazione. Forse perché in certi luoghi dell’isola – remoti, ma non troppo – lontano dalle località più famose e affollate dal turismo organizzato, si conserva intatto un mondo antico e orgoglioso, visceralmente legato alla terra e ancestralmente connesso alla natura. Posti speciali come il selvaggio Ovest, soltanto a pochi chilometri dall’aeroporto internazionale della bella e patinata Chanià (l’antica Canea, che fu porto strategico della Serenissima). Qui le strade si fanno più strette e tortuose, i cartelli stradali si diradano, i torpedoni delle vacanze tutto compreso non osano e gli scoppiettanti pick up dei contadini dominano l’asfalto lucido con i loro cassoni traboccanti di verdure, olive, formaggio e botti di raki (la grappa locale), arrancando attraverso sconfinate distese di ulivi e sonnolenti siti archeologici. E può capitare di perdersi.
La segnaletica diventa anarchica e sfuggente, ma cercando una cosa se ne trova spesso un’altra. Spesso meglio di quella che si inseguiva. Basta mettersi in cammino, perché camminare qui vuol dire riconnettersi con la natura.
I numerosi sentieri che solcano il versante occidentale, attraversando montagne e tuffandosi in gole profonde, scivolano fino al mare per finire su alcune delle spiagge più emozionanti che io abbia mai visto. Trekking che regalano il sapore vero dell’avventura e il piacere della scoperta, pur essendo alla portata di tutti. Ci vorrebbe una guida intera per raccontare gli innumerevoli tesori di questa zona, a cominciare dalle sue spiagge. Inutile cercare calette di suggestione cicladica: qui la natura offre arenili possenti e grandiosi. La sabbia di Falasarna si rotola con un Mediterraneo che si crede oceano, mentre suggestioni maldiviane giocano con la candida laguna di Balos e la battigia rosa della spiaggia di Elafonissi. Tutte regalano memorabili tramonti, con il sole che si tuffa nelle acque di un mare tiepido fino ad autunno inoltrato. Se si ama camminare e si desidera esplorare anche l’entroterra, d’estate fa troppo caldo, ma la primavera e l’autunno sono meravigliosi e l’inverno dura poco. Giusto il tempo di una spruzzata di neve sullo Psiloritis (la sua cima sfiora i 2500 metri), mentre a valle già si seminano i pomodori e si raccolgono le olive. Fra Falasarna e Kissamos, nel raggio di una quarantina di chilometri, si passa dal mare alla montagna e dalle tamerici ai castagni, incontrando minuscoli villaggi, gole spettacolari, siti archeologici e persone dall’ospitalità antica. Quella filoxenia che si traduce letteralmente dal greco con amore per lo straniero. Si scopre presto che da queste parti è ancora un principio etico fondamentale: alla base del concetto stesso di civiltà, come lo fu nell’antica Grecia.
Le mie passeggiate cretesi preferite incrociano spesso il filo rosso della storia, a cominciare dal tempo remoto in cui in questi territori fiorivano due città stato. Fondata dai Dori nel VII sec a.C., Falasarna era annidata in un porto naturale all’estremo nord dell’omonima spiaggia (si possono visitare le rovine ogni mattina, tranne la domenica). Finì per diventare un covo di pirati, guadagnandosi l’ostilità di Roma, alla cui espansione si piegò invece di buon grado la vicina e rivale Polirinia, posta in posizione dominante sull’attigua baia di Kissamos. Gli scavi cominciati negli anni Sessanta del Novecento hanno rivelato molte testimonianze delle loro ricchezze, custodite dal Museo archeologico, ospitato nel palazzo veneziano del Governatore. Numerose monete, il tesoro di una tomba femminile e mosaici di squisita fattura, raccontano di società raffinate, amanti delle cose belle, della caccia e della natura. In prossimità delle rovine dell’antica Falasarna inizia un sentiero impegnativo e panoramico, che conduce fino alla spiaggia di Balos. Da qui è possibile ritornare in barca al porto di Falasarna o a quello di Kissamos. Lungo il percorso ci si imbatte in alcune recinzioni per le pecore e occorre trovare i segnavia blu se non ci si vuole perdere. Per godersi in serenità questo percorso, meglio rivolgersi a una guida locale esperta, come quelle che collaborano con Strata Tours. Il suo fondatore, Stelios Mylonakis conosce questa regione come le sue tasche. Grazie ai suoi consigli ho scoperto piccoli tesori come gli affreschi del XIII secolo nella chiesetta di
S. Giovanni il Precursore a Deliana, i celestiali xerotigana o dolci della buona sorte della signora Eleutheria (il laboratorio si trova in frazione Kera di Kissamos) e il romantico Rokka Festival, musica classica e luna piena d’agosto in uno scenario naturale di possente bellezza. La passione del suo giovane ideatore Panagiotis Simandirakis è così contagiosa, che farò un’eccezione e il prossimo anno andrò a Creta in piena estate pur di non perdermelo.
Questa zona ci sono molte gole, più corte delle famose Samariá (16 chilometri, le più lunghe d’Europa), ma meravigliosamente solitarie, oltre a numerosi altri interessanti percorsi. Come il sentiero che da Kissamos sale sino all’acropoli di Polirinia, con un panorama a 360 gradi sul blu della baia, il bianco delle cime innevate e le verdi file ordinate di ulivi (il primo tratto si può fare anche in autobus). Da qui si può proseguire fino alle gole di Topolia (5 chilometri), con una sosta a quota 400 metri alla grotta di Agia Sofia o della Saggezza di Dio (Katsomatado), dove fu rinvenuta un’icona proveniente dal tempio costruito dall’imperatore Giustiniano a Costantinopoli e la notte di Natale si celebra una messa suggestiva. Per gli appassionati di birdwatching, questa è zona di nidificazione dei grifoni, grandi rapaci simili agli avvoltoi con un’apertura alare che può raggiungere i 3 metri.
Per esplorare anche le altre gole (Deliana e Polirinia, entrambe lunghe 7 chilometri, Maganistra circa 5) vale la pena di fermarsi qualche giorno, prima di tornare verso il mare. Milia è il posto ideale dove fare base: non un semplice hotel, ma un villaggio del XVII secolo acquattato fra i boschi di castagni, a lungo abbandonato e rinato ora come albergo diffuso grazie al restauro amorevole di Tassos Gourgouras e del suo socio. Un luogo pacifico e romantico, con casette di pietra, camino scoppiettante e mobili antichi. Le automobili si lasciano al parcheggio e si gode del silenzio, delle passeggiate, del pane cotto nel forno a legna e della cucina tradizionale. In autunno si può partecipare alla vendemmia e d’inverno alla raccolta delle castagne, secondo i ritmi di un tempo che fu, ma con pannelli solari per l’elettricità e riscaldamento geotermico centralizzato. Tutto attorno una natura propizia che, passo dopo passo, ha il potere di rimettere in sordina le ansie di cittadini stressati come me.
«Non mi aspetto nulla. Non temo nulla. Sono libero». Raggiunta la scogliera sulla baia di Gramvousa all’estremo nord ovest dell’isola, con gli occhi sazi del blu dell’Egeo e il profumo del timo selvatico che mi pizzica le narici, ritrovo nel vento i versi di Nikos Kazantzakis, autore di Zorba il Greco. Non a caso, nella scena finale del film, Anthony Quinn ballava il sirtaki sulla spiaggia di Stavros, soltanto a una manciata di chilometri da qui.