di Marta Calcagno Baldini
A 25 anni dall’intervento di Renzo Piano sul Porto Antico, si raccolgono i frutti di un continuo cambiamento e del nuovo modo di creare accoglienza
Tra la «Gente un po’ selvatica» che canta Paolo Conte, le «Umbre de muri/muri de mainé» (Ombre di facce/facce di marinai) di Fabrizio De Andrè e la «superba» Genova di cui canta Petrarca («vedrai una città regale/addossata ad una collina alpestre/ superba per uomini e per mura/il cui solo aspetto la indica signora del mare») sono molti gli autori che hanno descritto come schivo il suo carattere. L’antica (dal 1099) Repúbrica de Zêna sa ancora conquistare: da un lato per le sue storie di marinai, mercanti e facce losche, dall’altro perché è sulla cresta dell’onda per come sa trasmettere e rinnovare le sue secolari caratteristiche.
Città di incroci volatili e di continui arrivi e partenze, a 25 anni dalla ristrutturazione del Porto Antico firmata da Renzo Piano a Genova si raccolgono i frutti di quello che è stato un lento ma continuo cambiamento del modo di concepire il turismo: sui luoghi storici si può investire per mostrarli con occhi diversi. Il che non significa denudarli della propria identità. Questa due giorni genovese vuole esserne una verifica sul campo. Un palinsesto di luoghi da vedere, persone da incontrare, cibi da assaggiare per capire la nuova modernità di questa antica città.
Sabato. Ore 9. È subito chiaro che visitare Genova oggi significa vedere bellezze storiche in modo moderno, apprezzando la continua commistione di passato e presente. A testimonianza degli investimenti in campo turistico, il Porto Antico è dotato di una app gratuita (Wam, acronimo di World Around Me, il mondo intorno a me) per scoprire locali, ristoranti e i servizi utili per godersi appieno la visita a questo luogo. Sul Porto si trova l’Acquario più grande d’Europa, che contiene 12mila animali ospitati in 70 vasche, per 400 specie oltre alle 200 vegetali, il tutto con procedure che dovrebbero garantire il loro rispetto e la tutela (l’acqua delle vasche viene dal mare di Genova ed è sempre controllata e filtrata, molti dei pesci qui contenuti sono nati direttamente in cattività).
Dopo aver visto il Museo Luzzati, la Biosfera (piccolo ecosistema che ospita 150 specie vegetali e molte specie animali), essere saliti su Bigo, l’ascensore panoramico, poco distante dall’Acquario sempre sul Porto Antico, ecco il Galata-Museo del Mare, il più grande museo marittimo del Mediterraneo sorto sul sito dell’Arsenale della Repubblica: tra ricostruzioni anche multimediali, suoni e reperti si ripercorre tutta la storia marittima della città dal medioevo ai giorni nostri.
Sabato. Ore 13. Non si può dire di essere stati a Genova senza avere visitato la Lanterna, il faro più antico del mondo. Illumina le acque davanti alla città dal 1128: nel 2018 sono 890 anni esatti dalla sua prima realizzazione, e Genova ha iniziato già nel 2016 a celebrarli (allora si festeggiavano i 690 anni della prima luce ad olio, il “lanternino”). Una nuova illuminazione, un museo sulla storia del luogo e dei fari in generale, una zona per mostre temporanee oltre a un parco pensato per grandi e piccini, e poi una app (Lanterna di Genova, gratuita), il sito, lanternadigenova.it, la connessione wifi presente in tutta l’area: nuovi servizi che hanno aumentato di 10mila visitatori annui l’accesso al faro:
«Vogliamo rendere la Lanterna un punto vivace di incontri per la città, dove i genovesi stessi non venivano spesso: era il loro simbolo, ma solo a livello di icona. Non era vissuto dai cittadini» dice Gianluca Grigatti dei giovani urbanisti della fondazione Labò che insieme a Open Genova e agli Amici della Lanterna, hanno reso possibili i miglioramenti.
Sabato. Ore 18 e cena. È il momento di addentrarsi nel cuore di Genova, alla scoperta delle botteghe storiche genovesi, riconoscimento che solo alcune attività riescono a ottenere se dimostrano di aver lavorato per almeno 70 anni nella stessa sede, avendo mantenuto gli arredi originali e la medesima occupazione. La modernizzazione intelligente della città le ha oggi unite in un unico sito (botteghestorichedigenova.it) e ha disegnato un itinerario per visitarle: dal 1600 al Novecento si sono aperte vicino al porto botteghe che commerciavano i diversi prodotti provenienti dal mare e dai viaggi.
Conclusa la passeggiata pomeridiana, ci si può fermare per una trippa nella Tripperia Casana, bottega storica aperta nel 1811. È un piatto tradizionale genovese quando cucinata in un soffritto di sedano, carote, cipolla e pinoli con l’aggiunta di pomodori e funghi: «la prepariamo in un pentolone di rame con fuoco a legna – racconta Gabriella Colombo, da 35 anni la cuoca – È un piatto magro, per quanto si dica, poco proteico e che non contiene colesterolo: i portuali venivano qui la mattina e bevevano il brodo, la pentola è sempre sul fuoco, oppure gliene davamo la domenica per rimettersi in forma dopo le ubriacature». L’ideale per andare a dormire presto e la mattina dopo essere pronti per la prossima avventura.
Domenica. Ore 6. Sveglia all’alba per raggiungere il borgo di pescatori di Boccadasse: l’idea di Mario, Gigi e Luca, giovani pescatori della Cooperativa Pescatori Boccadasse, è di coinvolgere i turisti anche nella pesca di ciò che poi assaggeranno da GE 8317, la taverna realizzata sempre dalla cooperativa in via Aurora, la crêuza de mä (viottolo di marea) che a Boccadasse porta dalla chiesa di S. Antonio a piazza Nettuno, praticamente in spiaggia.
Un vero ristorante a chilometro zero, che vuole sensibilizzare e far crescere la consapevolezza sul mondo della pesca e dei sapori nelle persone anche con un programma per bambini (assicurarsi che si possa uscire in barca giorno per giorno, prenotare).
Ore 14. Il tour di Genova non può dirsi completo senza aver visitato almeno uno dei Rolli, i palazzi oggi tutelati come Patrimonio Unesco edificati tra la fine del 1500 e l’inizio del Seicento dalle famiglie nobili per accogliere gli ospiti illustri della Repubblica. Il nome “Rolli” deriva appunto dai veri e propri rotoli in cui si raccoglievano i nomi dei casati tenuti, in mancanza allora di alberghi come li conosciamo oggi, a mettere a disposizione il proprio edificio per accogliere i visitatori, dai quali si estraeva a sorte il nome della famiglia destinata a ospitare nel suo palazzo quello o quell’altro fortunato. Tra atri, giardini e facciate i Rolli sono più di 80, alcuni ora adibiti a sedi di banche o altri uffici.
Domenica. Ore 16. Il Museo d’Arte orientale Edoardo Chiossone racchiude il ricco patrimonio di arte giapponese e orientale raccolto in Giappone durante il periodo Meiji da Edoardo Chiossone, incisore, docente e grande amante del Giappone. Ora tutta la sua collezione è esposta nella villetta Di Negro.
Si cammina nell’omonimo parco in piazzale Mazzini finché, nascosto tra le piante, non si trova il Museo, che ospita opere giapponesi di varie epoche: pittura (dal XI al XIX sec.), armi e armature, smalti, ceramiche, lacche, porcellane, senza dimenticare strumenti musicali, maschere teatrali e sculture.