di Barbara Gallucci
Opere ingegnose, complesse da costruire e poi gestire. Dietro e sui carri allegorici del Carnevale più famoso d’Italia ci sono opere d’arte uniche al mondo
A pochi giorni dalla prima sfilata la tensione tra i “carristi” è palpabile. I giochi sono fatti e rimane solo da aspettare la reazione della giuria di qualità ma soprattutto della popolazione viareggina: «I miei concittadini sono i giudici più severi, sono loro che non ti perdonano se non vinci e te lo ricordano anche l’estate dopo in spiaggia», racconta ridendo Luca Bertozzi, al suo debutto con un carro, seppur di secondo livello, proprio nell’edizione di quest’anno del Carnevale di Viareggio. Fin da piccolo Bertozzi è, come dice lui, «caduto nella passione» del carnevale. Succede a molti perché, se il momento clou dura cinque fine settimana (dal 27 gennaio al 17 febbraio), la preparazione continua per mesi e coinvolge centinaia di persone in città. Gli artisti e artigiani della cartapesta, o meglio della carta a calco, iniziano a “studiare” il nuovo progetto in primavera e già a giugno o luglio devono presentarlo alla commissione incaricata. Poi comincia la parte difficile: dare vita a un’idea. Qui entrano in gioco le abilità dei maghi della cartapesta, che, nel loro lavoro, devono unire competenze diverse tra scenografia, scultura, pittura, carpenteria, coreografia. «Mio nonno era maestro d’ascia, mio padre ha fatto le sue prime maschere prima della seconda guerra mondiale e ha realizzato il modello del Burlamacco, la nostra maschera cittadina creata da Uberto Bonetti nel 1930, mio zio è il carrista che ha vinto più volte il Carnevale di Viareggio. Io sono 30 anni che faccio questo mestiere e con me lavora mia figlia», Fabrizio Galli è intrinsecamente legato alla manifestazione da sempre. È un affare di famiglia che continua di generazione in generazione: «Cerchiamo di stare al passo coi tempi e trovare sempre idee nuove; anche i materiali sono cambiati e con loro il profumo del Carnevale. Prima si sentiva l’abete che serviva per le strutture, ora col ferro abbiamo più libertà, ma quell’odore di legno...».
Sono passati 145 anni dalla prima sfilata di carri viareggini. Allora si svolgeva nella storica Via Regia per poi essere spostata sul Lungomare agli inizi del Novecento. Da sempre sono tre colpi di cannone a dare il via alla festa: nove carri di prima categoria, cinque di seconda, nove mascherate in gruppo e altrettante maschere isolate procedono lentamente e raccontano il mondo. «È compito di ogni costruttore carpire il messaggio giusto per il momento storico», spiega Bertozzi, «Quest’anno ho deciso di puntare sui Rolling Stones e il loro disco Satisfaction che raccontava dell’insoddisfazione e inquietudine dei giovani di quegli anni. Insoddisfazione che, purtroppo, è attualissima anche oggi». La squadra di Fabrizio Galli ha scelto come titolo La pace di cristallo: «Abbiamo realizzato una colomba attaccata con una bomba atomica da Kim Jong-un, mentre Trump le strappa dal becco il ramoscello d’ulivo e Putin e Xi Jinping la intrappolano con catene alle zampe». Un carro complesso («la testa del dittatore coreano l’ho realizzata personalmente ed è alta due metri e dieci», conferma Galli), estremamente polemico col mondo di oggi e con chi ne gestisce le politiche internazionali. Lo stesso Galli racconta com’erano diversi i carri del Dopoguerra, più semplici ma più gioiosi: «Allora c’era speranza, oggi è inutile negare le inquietudini che ci circondano». E trasfigurare i potenti del pianeta è un ottimo modo per esorcizzare le paure e le negatività. D’altronde il carnevale serve proprio a quello e a Viareggio lo sanno bene. Lavorare sulle emozioni è il primo obiettivo di ogni carrista che si rispetti, per creare nuovi adepti forse, o solo per regalare momenti di entusiasmo che la città della Versilia aspetta tutto l’anno («spesso sono i viareggini a portarci i giornali per la nostra cartapesta e poi noi scegliamo quale usare a seconda delle diverse malleabilità della carta stessa», aggiunge Galli). Certo è che, come dice Bertozzi: «il Carnevale ci appartiene». Appartiene a loro e ai trecentomila spettatori che accorrono ogni anno da tutto il mondo per assistere a uno spettacolo inimitabile. Molti ignorano la mole di lavoro che sta dietro quello che stanno osservando, ma senza dubbio ne intuiscono la complessità. Le sculture in movimento sottostanno poi ai giudizi di una giuria che determina ascese e discese delle squadre di costruttori. Una sfida continua che coinvolge la tifoseria popolare in discussioni che hanno il sapore della Toscana d’altri tempi. Quella che poi incontri in spiaggia in estate e ancora si infervora per Kim Jong-un o Mick Jagger.
I soci del Touring possono usufruire di uno sconto di 3 euro sul biglietto ordinario (17 anziché 20), stampando e presentando alle casse, unitamente alla tessera Tci, il coupon disponibile su www.touringclub.it/carnevale.