di Tino Mantarro e Renato Scialpi
Sempre più italiani scelgono Lisbona come destinazione per godersi la pensione. Merito di tassazione inesistente, costo della vita moderato e un clima mite. Ma il Bengodi sta per finire
In Portogallo il caffè è buono, ovunque. Costa 60 centesimi, in certi posti anche meno. Così se chiedi ai pensionati italiani che in questi anni hanno scelto di trasferirsi tra Lisbona e l’Algarve che cosa piace di più del loro nuovo Paese di residenza non ce n’è uno che non citi o cafezinho. Risposta sincera che va a braccetto con quest’altra, scontata: «Pago meno tasse sulla pensione». Dove quel “meno tasse” è un po’ un eufemismo: sarebbe da intendersi in senso assoluto, zero. La pensione a fine mese si incassa al lordo, l’Irpef un ricordo lontano tremila chilometri. «In Italia se ne è parlato solo in questi ultimi mesi, ma la legge in realtà esiste da anni. Nel 2009 è stato varato questo codice per attrarre investimenti creando la figura dei residentes não habituais ovvero cittadini che passano sul suolo portoghese almeno sei mesi e un giorno l’anno» spiega Teresa Lancia, avvocatessa italiana che vive nella capitale lusitana e si è occupata della questione. «In realtà era nata come una legge per sviluppare l’economia portoghese attraendo categorie produttive qualificate, come ingegneri, informatici e dottori, garantendo una tassazione agevolata al 20%. Legge cui poi si è andata ad aggiungere la possibilità per i pensionati di diventare residenti non abituali sfruttando una tassazione pari a zero per 10 anni consecutivi». Possibilità che, unita alla Convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Portogallo firmata nel 1980, permette ai pensionati di non pagare tasse.
Chi ha sfruttato davvero l’opportunità sono i francesi che complici i legami storici (la Francia è sempre stata il Paese di riferimento degli emigranti portoghesi), sono arrivati in massa: circa 77mila persone in meno di dieci anni. Seguono tedeschi e scandinavi; gli italiani sono poche migliaia. «Nel marzo del 2017 all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, erano registrati 8.274 nostri concittadini, nel 2013 erano solo 5.550» spiega Marcello Menichetti, direttore della Camera di Commercio italiana di Lisbona. «La crescita si è avuta di recente, perché solo dal 2014 il governo ha iniziato a muoversi facendo pubblicità per attrarre nuovi pensionati» aggiunge. Tanti sceglievano altre destinazioni come Malta, la Bulgaria, le isole Canarie o, prima ancora, Tunisia. Anche se in nessuno di questi Paesi la tassazione è zero. Il Portogallo era sconosciuto e scomodo da raggiungere. «Solo un 2% dei nuovi arrivati sono veramente infatuati del Portogallo, il resto hanno scelto per convenienza economica» taglia corto Teresa Lancia.
In termini assoluti si tratta di numeri esigui, come a dire che l’invasione – o meglio dire, la fuga – è più nelle parole che nei fatti. Anche perché, come sottolineano in tanti, non è per nulla semplice decidere di cambiar vita a 70 anni: devi aver la testa, la mentalità per farlo. Non bastano certo un clima mite e un costo della vita conveniente. E infatti, sebbene non esistano statistiche ufficiali in merito, ad aver approfittato della ghiotta opportunità pare siano soprattutto categorie sociali – giornalisti e piloti d’aereo su tutti – abituate a muoversi. E comunque, va specificato, i dipendenti statali non possono beneficiare di questo regime fiscale. «Una volta deciso, per trasferirsi serve un codice fiscale portoghese, che si ottiene in pochi giorni presentando un contratto d’affitto o dimostrando di stare acquistando casa, poi si fa un giro fra tre uffici pubblici per altre pratiche burocratiche e si deve dimostrare, bollette alla mano, di risiedere in terra lusitana per almeno 183 giorni l’anno». Insomma, servono tra i sei e gli otto mesi per completare l’iter. Così per sbrigare le pratiche sono nate agenzie specializzate che con 500 euro si occupano di tutto. Una volta divenuti residentes não habituais si rinuncia automaticamente alla sanità italiana. «In Portogallo, specie a Lisbona, le prestazioni sanitarie pubbliche sono buone ma non a livello delle italiane» specifica Lancia, che qui vive da anni.
Ma bastano 100 euro al mese per avere una assicurazione privata e risolvere il problema.
OPPORTUNITÀ A TEMPO
«Tudo que é bom dura pouco» è un detto portoghese che si capisce facilmente, l’opportunità per i pensionati da esportazione è a tempo: la legge ha una validità di dieci anni. Dal gennaio 2019 si tornerà al regime di tassazione normale. Intanto gli effetti della “calata” dei pensionati iniziano a sentirsi sull’economia portoghese. A Lisbona tutti parlano dell’aumento vertiginoso del costo delle case specie nelle zone centrali della città amate dai pensionati francesi e italiani. Anche se – va detto – solo in parte è colpa dei pensionati europei, in parte il cambiamento è figlio del recente boom turistico della capitale.
Sia quel che sia, il guadagno per il Portogallo è certo. Queste persone affittano casa, mangiano fuori, vivono e consumano in abbondanza, grazie al divario del loro potere d’acquisto, nettamente più alto di quello di un pensionato lusitano visto che le pensioni medie erogate in Portogallo sono di circa 365 euro al mese.
Certo, aleggia comunque una domanda – diciamo di ordine etico – ma è giusto? Ognuno ha la sua risposta. Tito Boeri, direttore dell’Inps, storce il naso ma i numeri non sono tali da impensierire davvero le casse dello Stato. Anzi, da più parti si pensa di far lo stesso attraendo in Italia pensionati dai Paesi nordici. I primi a muoversi in difesa dell’etica (e delle casse dello Stato) sono stati i rigorosi svedesi. Giusto un anno fa il ministro della Finanze Magdalena Andersson ha rimproverato il suo omologo portoghese, Mário Centeno. «Se i pensionati svedesi vogliono trasferirsi a Lisbona per il fado e il vinho do Porto ben venga. Se lo fanno per sottrarsi al giusto pagamento delle imposte penso che allora dovrebbero guardarsi allo specchio e meditare sulla loro scelta». Sottotesto di facile lettura: che paghino le imposte, in Svezia o in Portogallo. A caldo il governo portoghese ha risposto di meditare l’introduzione di una tassa del 5-10 per cento, ma poi non se ne è fatto più nulla. Intanto il 1º gennaio 2019 si avvicina e il problema si estinguerà da solo. C’è ancora tempo per scegliere dove gustarsi un buon caffè.