Targhe blu. Con Vittorio Emanuele II

Il misterioso incendio a casa Savoia, a palazzo Pitti di Firenze. E la leggenda del figlio de re, morto nella culla e sostituito

A dire il vero la targa, o meglio la lapide, c’è già. Dice: «MDCCCXXII. Qui / Vittorio Emanuele di Savoia / ancora fanciullo / minacciato della vita da improvviso incendio / la generosa devozione della nutrice / con sacrificio di sé / serbava /ai futuri destini d’Italia». Secondo una leggenda accreditata anche da Massimo d’Azeglio la lapide dice il falso.

La culla in Palazzo Pitti, a Firenze, dove dormiva l’erede al trono fu distrutta dal fuoco, il 16 settembre 1822, quando una balia ci si avvicinò troppo con la candela per uccidere una zanzara. La donna morì per le ustioni due giorni più tardi. E il pargolo? Secondo la versione ufficiale, ne uscì indenne, soltanto una piccola scottatura al braccio. Ma sua madre Maria Teresa d’Asburgo, nell’apprendere la notizia, svenne anziché dar segni di gioia. Secondo la leggenda il posto dell’infante Savoia morto venne preso dal figlio di un macellaio fiorentino, un certo Tanaca che teneva bottega a Poggio Imperiale, o un certo Mazzuca beccaio a Porta Romana. 

A rendere verosimile la storia, Vittorio Emanuele II non assomigliava al padre Carlo Alberto né per fisico né per indole. Alto due metri, biondo, magro, di pelle chiara il padre. Basso, tozzo, greve nei lineamenti, con una precoce tendenza alla pinguedine, castano-rossiccio e irsuto il figlio. Colto, raffinato, elegante, religiosissimo, malinconico il padre. ­­Estroverso, grossolano e incolto, seduttore di servette e locandiere, vestito come un contadino, amante della caccia il figlio.

Diceva di lui la madre: «Io non so veramente di dove sia uscito codesto ragazzo. Non assomiglia a nessuno di noi e si direbbe venuto per farci disperare tutti quanti». Non è il solo scambio di culla in casa Savoia: secondo un’altra leggenda il brevilineo Vittorio Emanuele III, Sciaboletta, avrebbe preso il posto di una femmina partorita dalla regina Margherita, che non avrebbe potuto regnare e avrebbe consegnato il trono al ramo cadetto degli Aosta.