di Vittorio Giannella | Fotografie di Vittorio Giannella
A primavera la città spagnola è messa “a ferro e fuoco” nella tradizionale, pirotecnica, spettacolare festa delle Fallas (patrimonio Unesco). Mentre festeggia i vent’anni della Citta delle Arti e della Scienza firmata dall’archistar Calatrava
Valencia città aperta, con la sua offerta culturale equiparabile alle grandi capitali europee. Valencia usa l’arma della seduzione sfoggiando le sue bellezze storico artistiche, illuminate dal sole luminoso mediterraneo: città dinamica, la terza più visitata in Spagna dopo Madrid e Barcellona, con i suoi musei, spazi che sfidano il futuro e le feste, come quella delle Fallas, dove, nei primi quindici giorni di marzo e di follia collettiva, la città viene letteralmente messa a “ferro e fuoco”. è un atmosfera unica quella che si respira a Valencia durante i festeggiamenti delle Fallas, che trasformano la città in un museo d’arte effimera e preannunciano l’arrivo della primavera.
Ci sono due cose però da sapere prima di partire e vivere quest’esperienza: la prima è che sono necessarie scarpe comode per poter percorrere chilometri di strade cittadine, incantati dalla bellezza delle sculture. La seconda è che questi giorni di scorribande tra fumi di petardi, colori e luci potrebbero rapirvi il cuore per sempre. Ma vale la pena di rischiare. Centinaia di migliaia di turisti accorrono nelle strette viuzze del centro storico, incantate davanti alle quasi 800 opere d’arte in cartapesta e poliuretano, ideate e costruite da artisti locali nei sei mesi precedenti e collocate nelle più belle piazze cittadine.
Riguardo alle origini di questa festa, si racconta che, quando in primavera le giornate cominciavano ad allungarsi, la gente improvvisava falò con legna e vecchi mobili in disuso. A volte, i più bravi, confezionavano bambolotti, ma anche oggetti, per criticare e mettere al corrente di tutta la comunità, alcune malefatte dei governanti o semplicemente dei vicini (un po’ l’idea da cui sono nati i carri allegorici dei carnevali italiani, da Viareggio a Putignano). Nel XVIII secolo si comincia a festeggiare le Fallas così come le conosciamo oggi. Grazie ai suoi valori creativi e ai suoi rituali, questo festival popolare è stato dichiarato Patrimonio Immateriale dell’umanità dall’Unesco.
Il 15 marzo gli artisti dei vari quartieri assemblano e completano le loro opere, chiamate ninot, nelle varie vie e piazze di Valencia per essere ammirate. Da ora in poi comincia la settimana delle Fallas e per dare un’ulteriore “sveglia” alla primavera ci pensano i ragazzi a tenere alto il volume con un gran consumo di bomberos e mortaretti, giorno e notte. I botti sono un ingrediente fondamentale della festa: non per niente ogni giorno, dal 1° al 19 marzo, alle 14 in Plaza del Ayuntamiento, cuore della città, migliaia di persone si riuniscono per osservare la mascletà, una spettacolare esibizione pirotecnica, che dura dai 5 ai 7 minuti, dove, le esplosioni calibrate da tecnici della polvere da sparo, vanno in crescendo fino ad arrivare a una chiusura spettacolare, fortissima.
Ma è nella notte tra il 18 e il 19 marzo che la manifestazione chiude i battenti con la cremà, che dà pieno senso alla festa: tutte le sculture, meno una che viene salvata dal voto popolare, vengono date alle fiamme che in pochi secondi riducono in cenere mesi di lavoro, ma questo è il loro scopo che dà il senso a tutta la festa: la bellezza dell’effimero.