di Renato Scialpi | Fotografie di Lorenzo De Simone
Come si diventa Bandiera arancione? Dipende dai “ghost visitor”, gli esperti del Touring che si recano in incognito nelle località candidate per verificarne le qualità
«Il cassonetto ammaccato a ridosso di quel palazzo barocco? Non ci siamo. La collezione di lampioni e fioriere, tutti diversi, in piazza del municipio? Idem. Come la discarica abusiva sulla curva prima del paese e i rifiuti a vista se ti affacci dal belvedere di fronte alla parrocchiale…». Paolo sembra un fiume in piena: spunta voci, scrive note, evidenzia punti sul tablet; Elsa, con la fotocamera digitale, scatta una dopo l’altra le immagini per completare il dossier. L’analisi sul campo di questo borgo, candidatosi alla Bandiera arancione, ha preso una brutta piega.
Ma come funziona l’assegnazione? Torna utile riprendere il discorso con Paolo ed Elsa, ghost visitor incaricati di perlustrare in incognito le località candidate. «Dopo una prima analisi della documentazione fornita dalle amministrazioni comunali – chiarisce Elsa – si parte per il sopralluogo, soprattutto per verificare i dati forniti e simulare l’esperienza del turista, senza che in Comune nessuno ne sappia nulla». Paolo sottolinea: «Con tutte le (non sempre amene) conseguenze del caso. In generale ci fingiamo studenti universitari o ricercatori nell’ambito dei beni culturali, ma spesso questa etichetta mette in allarme perché gli abitanti pensano subito, per esempio, a vincoli sugli immobili».
Nel corso dei sopralluoghi l’arrivo dei carabinieri, allertati da cittadini insospettiti nel vedere fotografare bagni pubblici, saracinesche, lampioni o cartelli indicatori, non è un evento raro. Una presenza fissa e apprezzata è quella dei cani: «Il guardiano del paese – dice Elsa dedicando una carezza al meticcio che ci scodinzola a fianco – Ti aggancia appena arrivi e ti lascia solo quando risali in auto per andartene». Aneddoti a parte, ai ghost visitor Tci spetta valutare la rispondenza del sistema di offerta turistica del borgo candidato agli oltre 250 criteri, riuniti in cinque aree di riferimento, previsti dalle linee guida del progetto.
Torniamo al cassonetto. La nota di demerito non è un capriccio da esteti. Ricade nella valutazione complessiva della struttura e della qualità del centro storico. E un contenitore di rifiuti malandato a fianco di un edificio monumentale è un brutto biglietto da visita. Se proprio non si può evitare, un po’ di manutenzione e un posizionamento più defilato possono “moderare l’impatto”. Accoglienza, ricettività e servizi complementari, fattori di attrazione turistica, qualità ambientale sono gli altri ambiti di valutazione. Un’analisi del tutto concreta. Il cui esito non si insabbia in un dossier all’ufficio Campagne e programmi territoriali del Tci. La priorità dell’iniziativa è promuovere lo sviluppo sostenibile dell’accoglienza turistica senza dimenticare la qualità della vita di chi in quel luogo ci abita e lavora.
Ecco quindi che, negli anni, sono stati 998 i Piani di miglioramento consegnati dal Tci ai Comuni visitati. Recapitati ai 227 borghi promossi, ma soprattutto ad altri 700 i cui amministratori hanno intrapreso il cammino senza arrivare alla meta. Sindaci e assessori che nelle note del Piano hanno ricevuto, in via riservata, indicazioni dirette e pratiche. Note e segnalazioni puntuali degli elementi del sistema da migliorare, ma anche suggerimenti, spunti e buoni esempi, utili per potenziare l’offerta turistica della destinazione.
Per esempio. «Segnaletica: manutenzione non ottimale dei pannelli presenti presso il palazzo municipale e la parrocchiale»; oppure «Produzioni agroalimentari: si valuti l’opportunità di incentivare punti vendita di prodotti locali, oggi assenti». Un impegno importante. Per il Touring come per gli amministratori locali che investono tempo e risorse perché comprendono le finalità dell’iniziativa e amano il loro Comune.
Piani che non sono un puro esercizio di stile. Ma, per fortuna, sono presi molto sul serio da tanti amministratori illuminati. Lo dimostrano le ben trenta bandiere assegnate per il triennio 2018-2020 ad altrettanti Comuni che in “prima istanza” – tecnicamente si dice così, precisa Elsa – non se l’erano vista assegnare. «È un po’ come quando si frequentavano le scuole superiori e ti rimandavano a settembre: avevi una possibilità per rifarti» scherza Paolo. Così i bravi amministratori di questi Comuni si sono applicati e in “seconda istanza” hanno passato l’esame degli inflessibili ghost visitor del Touring.
È il caso, per esempio, di Pizzighettone in provincia di Cremona. Nel 2008 fu rimandato: mancavano la segnaletica per le strutture ricettive e di ristorazione, non c’erano sufficienti strumenti di promozione delle risorse naturalistiche, serviva un po’ di manutenzione degli “attrattori storico-culturali” e il centro storico era tutto asfaltato, neanche fosse un centro commerciale. Otto anni dopo, non solo il piano di miglioramento è stato realizzato in toto, ma è stato inaugurato anche un bel servizio di noleggio bici che sfrutta la nuova pista ciclabile che arriva alla frazione Roggione e si unisce con la rete di ciclovie cremonesi. Sforzo portato avanti, tra gli altri, anche da Fosdinovo, in provincia di Massa-Carrara. Nel 2010 il centro storico mancava di manutenzione, le informazioni turistiche erano carenti e in una delle piazze principali, piazza Castello, c’era addirittura un parcheggio stile Italia anni Settanta.
«Alla verifica del 2014 il parcheggio è sparito, le facciate sono state rinfrescate e i punti di informazione si sono moltiplicati, tra bacheche e un centro servizi presso la torre malaspiniana», racconta soddisfatto Paolo. La conferma che il modello Bandiere arancioni non è una semplice operazione di marketing turistico, ma un’iniziativa che in 20 anni ha aperto un dialogo, costruttivo e proficuo, tra il Touring, i suoi soci, e il territorio del nostro Paese, così unito e diverso.