di Piero Carlesi
Bertarelli salì di corsa a tempo di record sul Pizzo dei Tre Signori sfidando e scommettendo con i montanari del posto
Giorni fa è venuto a trovarci in redazione Guido Rusconi, diretto discendente di Luigi Vittorio Bertarelli (sua madre Lucia era la nipote). Ci ha portato un documento manoscritto del 1886 che testimonia un’altra curiosa dote del nostro fondatore che vale la pena di raccontare.
Luigi Vittorio Bertarelli, 27 anni, si trova in Valsassina (Lc); sta contemplando la vetta del Pizzo del Tre Signori in compagnia di gente locale e afferma che giorni prima, domenica 19 settembre 1886 ha effettuato la salita dalla conca di Biandino alla vetta e ritorno, insieme a Giuseppe Rigamonti, soprannominato il Folatt, in 2 ore e 35 minuti.
Il dislivello superato è di poco più di mille metri (il rifugio Tavecchia sorge a 1500 m, la vetta del Pizzo è a 2554 m).
Testimone dell’impresa Ambrogio Magni. Alcune persone ritengono sia una sparata e lo sfidano a ripeterla. Bertarelli è convinto di ciò che ha appena affermato e si dice pronto a scommettere. Non sappiamo quale fosse la posta in palio. Ma una settimana dopo, domenica 26 settembre, Bertarelli, ancora col Folatt, riparte da Biandino per salire in vetta. L’impresa è controllata da otto persone, alcuni alla partenza, altri in vetta e altri ancora lungo il percorso e all’arrivo (tra questi Erminio Crivelli, Salvatore Sala, Ercole Sessa, Gaetano Antoniotti e Giuseppe Corti). Non si può sgarrare. Ebbene, Bertarelli batte il precedente record: impiega 1 ora e 55 minuti tra andata e ritorno, di cui 1 ora e 15 per la salita, 3 minuti di sosta in vetta e 37 minuti per la discesa.
Appena tornato a Biandino, Bertarelli offre ai perdenti la rivincita: dice di poter scendere a Introbio immediatamente in meno di 49 minuti, o di andare a piedi a Milano (distante 75 km) alla velocità media di 6 km l’ora. Questa volta la convinzione di perdere nuovamente induce gli scommettitori a declinare la nuova sfida.
Per inquadrare l‘impresa di Bertarelli dal punto di vista sportivo abbiamo interpellato Francesco Galperti, di Cortenova (Lc), esperto alpinista della zona, organizzatore di diverse spedizioni alpinistiche extraeuropee, che conosce come le sue tasche la conca di Biandino e la cerchia di monti che le fa da corona. Galperti ricorda che, ancora una decina di anni fa, all’età di 40 anni, faceva di corsa la salita al Pizzo dei Tre Signori da Biandino in 1 ora e 20, tra andata e ritorno, avendo peraltro nelle gambe la salita a piedi da Introbio. Ma parliamo di un’impresa realizzata cento anni dopo quella di Bertarelli e da allora molte cose sono cambiate, dal sentiero all’attrezzatura, a partire dagli scarponi. Quindi secondo Galperti la salita di Bertarelli, per quell’epoca, fu davvero significativa, tenuto conto che era un milanese non proprio avvezzo ai monti come può essere un locale che fin da bambino sale e scende per i sentieri.