di Barbara Gallucci | Foto di Lorenzo De Simone
Dalla crisi post industriale alla nuova vivacità culturale. Design, arte, musica, gastronomia e ovviamente whisky, fanno rinascere la città anche grazie all’impegno di chi ci vive
Che cosa fai con gli occhiali scuri? Ti aspetti che esca il sole?», Joe prende in giro uno dei giocatori della sgangherata squadra di calcio che allena nella periferia di Glasgow. È il protagonista del film My name is Joe di Ken Loach e centra il punto. Nella città scozzese il sole splende a momenti. Momenti fugaci durante i quali tutti cercano il proprio raggio per scaldarsi. Per il resto del tempo è il grigio a prendere il sopravvento. Un grigio che ispira però. Nel 1969 il grande maestro della fotografia italiana Gabriele Basilico è nella periferia di Glasgow a scattare. Ha un solo rullino e non sa ancora che le foto sarebbero state il suo destino professionale. Immortala architetture industriali abbandonate e bambini che se la ridono e giocano in strada. Ha colto nel segno e ancora non lo sa. Oggi quel rullino è stato finalmente pubblicato (edizione Humboldt Books), Glasgow ha capito che le sue ben più di cinquanta sfumature di grigio sono, in fin dei conti, una bella cornice e anche Ken Loach ha smesso di raccontare storie, sempre un po’ tristi che la riguardano. Negli anni Novanta era il canone per descrivere una città schiacciata e travolta dalla crisi industriale. Persino Danny Boyle l’ha usata come scenografia perfetta per rappresentare il degrado nel suo Trainspotting ambientato a Edimburgo, ma girato a Glasgow. E dire che la più popolosa tra le città scozzesi ce la stava mettendo tutta per trovare un nuovo futuro dopo che quello industriale aveva fallito. Nel 1990 viene nominata Città europea della cultura e comincia un percorso di autoterapia. I cittadini ne sono consapevoli: «Ok, non viviamo nella città più bella del mondo, non abbiamo il centro storico medievale di Edimburgo, né uno skyline da urlo, ma abbiamo un’anima e mille storie che siamo pronti a raccontare a chiunque voglia venire a scoprirle (è vero, ci mangiamo le vocali mentre parliamo ma proveremo a migliorare)».
People make Glasgow, lo slogan che i cittadini decidono di adottare è il manifesto di un’attitudine, quella che li ha messi sulla mappa delle destinazioni da non perdere per gli appassionati di musica, arte, gastronomia e design. Ciascuna di queste forme creative nasce dalle persone e se ne incontrano molte in una due giorni sulle sponde del fiume Clyde. Dall’immancabile tassista che dà dritte nel caso la prossima volta vogliate arrivare in Scozia in camper, allo studente della scuola d’arte che, nel tempo libero, si offre come guida per i tour sulle tracce del cittadino più illustre, il designer e architetto Charles Rennie Mackintosh (quest’anno si celebrano 150 anni dalla nascita con decine di eventi, a ottobre ci sarà perfino il Mackintosh Festival). Dallo chef del ristorante di tendenza che trasforma i piatti della tradizione in gustose installazioni al musicista debuttante che prova a conquistare il pubblico del locale dove hanno suonato i mostri sacri di questo e dello scorso secolo. È la gente a fare Glasgow: i pensionati che si danno appuntamento per il tè delle cinque al bar del Kelvingrove Art Gallery and Museum, i bambini che per le sale dello stesso museo corrono e schiamazzano tra animali impagliati e capolavori di Botticelli, gli studenti della Glasgow University che, pazientemente, evitano di imbucarsi nelle foto dei tanti turisti fan di Harry Potter che vedono nella prestigiosa università la copia dal vero della scuola per maghi di Hogwarts. La seconda tappa cruciale del percorso di autoanalisi dei cittadini di Glasgow risale al 1999 quando è stata designata capitale britannica dell’architettura e del design. Merito soprattutto di uno che la città l’ha in parte costruita, rinnovata e decorata; un glaswegian doc nato nel 1868, l’onnipresente Mackintosh che, con la moglie artista Margaret Macdonald, ha sintetizzato nelle sue opere art nouveau, liberty, art déco, arts and crafts togliendo fronzoli e inserendo originali elementi stilistici. Alla School of Art ogni studente sa che è con lui che si deve misurare. Chi invece vuole solo godere della bellezza di ciò che Mackintosh ha lasciato può britannicamente prendere un tè alla Willow Tea Rooms dove si varca una soglia che conduce negli anni Dieci/Venti, anche se le calorie che si accumulano tra muffin, scone e sandwich sono più di dieci o venti.
Per smaltirle e tornare in stile con il Terzo Millennio la passeggiata lungo il fiume Clyde è un toccasana. Alcuni degli elementi del passato operaio e operoso della città sono lì a specchiarsi nelle acque del corso d’acqua che per lungo tempo ha rappresentato la porta di Glasgow verso il mare e le Americhe. Dei 60 cantieri navali attivi tra Otto e Novecento ne sono rimasti solo due, ma alcune vecchie gru e carroponti sono stati ripuliti e ristrutturati e si incastrano alla perfezione tra le bizzarre e originali architetture contemporanee. Due su tutte si fanno particolarmente notare, il Clyde Auditorium progettato da Sir Norman Foster nel 1997 che ricorda un armadillo, anche se l’archistar inglese pensava a una serie di scafi di nave, e il Riverside Museum, opera di Zaha Hadid, che ospita una variegata collezione di mezzi di trasporto, dalle bici alle carrozze fino agli skateboard, senza dimenticare il veliero Tall Ship ancorato di fronte alla struttura e varato nel 1896 per solcare gli oceani. Al tramonto gli edifici si illuminano con led colorati come il Clyde Arc, il ponte storto (o strabico come lo chiamano qui) che attraversa il fiume. Si specchiano e definiscono la nuova identità di Glasgow, sgargiante e modaiola, consapevole ed emancipata dal suo passato. Vale la pena brindarci su e non bisogna fare molta strada per ritrovarsi con un bicchiere di whisky in mano. Al Queen’s Dock ha aperto infatti da poco la Scotch Whisky Distillery, la distilleria cittadina da scoprire con un tour informativo e con una degustazione finale. Mancava da cent’anni a Glasgow un posto così. «Slàinte», alla salute. Al terzo giro la pronuncia diventa quasi perfetta.
Sabato: tra arte e design
Ore 10
A scuola d’arte
Mentre gli studenti corrono a lezione alla School of Art vale la pena curiosare in questo bell’edificio progettato da Mackintosh e dare un’occhiata agli oggetti di design esposti nello shop della scuola. gsa.ac.uk/visit-gsa
Ore 11
Sulle orme di Mackintosh
Parte dalla School of Art il tour a piedi per scoprire gli edifici progettati dal grande designer e architetto scozzese. Un’immersione nello stile art nouveau in versione Glasgow accompagnata dagli studenti. gsa.ac.uk.
Ore 13
Non solo fish and chips
Chi pensa che la gastronomia locale non abbia nulla da offrire si sbaglia di grosso. Tra gli indirizzi da non perdere il Cafè Gandolfi e la Willow Tea Rooms ispirata a Mackintosh. cafegandolfi.com; willowtearooms.co.uk.
Ore 14.30
Non è uno scherzo
La statua del duca di Wellington con il capo coperto da un cono spartitraffico indica che si è arrivati alla Gallery of Modern Art (GoMa) che propone spesso mostre temporanee su tematiche sociali. glasgowlife.org.uk.
Ore 16
La vista più bella
Progettato da Mackintosh, l’edificio che ospita il centro culturale The Lighthouse, oltre alle interessanti mostre dedicate al design, è anche dotato di un bell’osservatorio panoramico su tutta la città. thelighthouse.co.uk
Ore 22
300 concerti all’anno
Sui gradini che conducono alla sala concerti i nomi di chi è passato di qui: Coldplay, Muse, The Strokes, Simple Minds (che giocano in casa) e molti altri. Il King Tut’s Wah Wah Hat è “il” posto per sentire musica in città. kingtuts.co.uk.
Domenica: a piedi lungo il fiume
Ore 9
Università magica
Fondata nel 1451, la University of Glasgow è in stile neogotico e ricorda la scuola di magia di Harry Potter, Hogwarts. Sede di numerosi eventi, ospita anche l’Hunterian Museum, dedicato alla storia della città. gla.ac.uk.
Ore 11
Ll museo eclettico
Zoologia, archeologia, armature e aerei. Ma anche le opere dei più importanti artisti scozzesi e internazionali. Il Kelvingrove Museum and Art Gallery è un’opera d’arte in sé in stile barocco spagnolo. glasgowlife.org.uk
Ore 13
nel west end si fa shopping
Negozi vintage, botteghe artigiane e tanti locali dove mangiare etnico o local. Il West End è il quartiere più giovane e alternativo. Da non perdere un tè alla Hidden Lane Tea Room. hiddenlanetearoom.com.
Ore 14.30
Il tocco di Zaha Hadid
La storia dei trasporti può sembrare un argomento di nicchia, in realtà al Riverside Museum il divertimento è assicurato. Il contenitore e il contenuto valgono entrambi la visita. glasgowlife.org.uk
Ore 16
Il whisky lungo il fiume
La passeggiata lungo il fiume Clyde è piacevole a ogni ora. Lo spettacolo delle architetture moderne che si riflettono nell’acqua si gode ancora meglio dopo una degustazione di whisky alla Clydeside Distillery. theclydeside.com
Ore 20
L’appetito vien mangiando
Rana pescatrice delle Shetland, petto di fagiano del Perthshire, selezione di formaggi scozzesi, calamari delle Ebridi. The Gannett è l’indirizzo da non perdere per una cena scozzese rivisitata. thegannetgla.com