di Paolo Martini
L’eterno fascino del fannullone romantico, viaggiatore e perdigiorno
La band bolognese Lo Stato sociale si è fatta notare all’ultimo Festival di Sanremo con un simpatico motivetto, intitolato Una vita in vacanza, che riporta a un miraggio sociale alquanto radicato oggi anche in Italia. È l’ideale tardo-romantico che letterariamente nasce dalla Storia di un fannullone di von Eichendorff, un classico d’inizio Ottocento. Il barone von Eichendorff, poeta, drammaturgo e prosatore, esaltò per primo la vita e le idee di un protagonista che resta impigliato per sempre nella vita da viaggiatore e perciò viene inequivocabilmente appellato come perdigiorno.
È in quest’opera che emerge anche la cosiddetta Wanderlust, l’ansia di ricerca che non si placa mai giungendo alla meta, ma che trova sempre nuovi spunti per riprendere il viaggio. Joseph Karl Benedikt Freiherr von Eichendorff, con una scelta esistenziale il rifiuto aristocratico sia nei confronti della nascente società industriale sia del pensiero illuminista, proponeva in origine una sorta di nuova figura antiborghese. La storia del turismo di massa s’è incaricata di divorarne ogni ambizione.
Può sembrare arrischiato chiedersi se anche dentro l’ultima canzonetta di Sanremo non risuoni l’eco lontano di un ideale che la letteratura romantica ha eletto a tema centrale e che è poi divenuto uno degli ingredienti del marketing turistico? È un po’ quanto Novalis sintetizzò programmaticamente così: «Il mondo deve essere romantizzato... Questa operazione è ancora del tutto sconosciuta. Se conferisco al comune un alto significato, al quotidiano un aspetto misterioso, al noto il pregio dell’ignoto, al finito la parvenza dell’infinito, li romantizzo».
Questo è anche, come ben noto ai viaggiatori smaliziati, lo schema con cui il turismo riveste le località, solo che adesso sono veri e propri professionisti, con tutti gli strumenti che sociologia e psicologia forniscono, a fare il lavoro che un tempo era organizzato in modo quasi spontaneistico da albergatori, ristoratori e imprenditori vari. Come, per esempio, i farmacisti che furono tra i primi ad accompagnare i naturalisti e gli avventurieri inglesi e tedeschi tra le nostre Dolomiti: sì, non sorridete subito, il farmacista e il prete, in un paese di montagna, erano gli unici in grado di rapportarsi culturalmente al livello dei primi stranieri che arrivavano.
L’ideale del fannullone romantico soggiogato dall’irrequietezza della Wanderlust sembra mantenere sempre un certo fascino e forse è in grado di resistere alla sua stessa consunzione commerciale. Persino il gratta e vinci è già diventato «Il Nuovo turisti per sempre» e i vagabondaggi antiborghesi sono la prassi di miliardi di persone, al punto che nel mondo è difficile trovare un angolo ancora non battuto. La moltiplicazione delle masse turistiche è impressionante, soprattutto da quando il mandarino è diventato un po’ ovunque la terza lingua ufficiale dei tour guidati, dopo l’inglese e lo spagnolo. Trovare «libertà e tempo perso e nessuno che rompe i…», come recita il motivetto sanremese, è davvero difficile andando in vacanza o viaggiando.
Forse è ormai solo questione di atteggiamento interiore, che deve essere molto saldo, in grado di cercare e apprezzare proprio le minime cose. Ma questo è un altro discorso, che non si fa con le canzonette, ma scomodando i poeti veri.