di Silvestro Serra
I 20 anni del museo Guggenheim di Bilbao sono l’occasione per scoprire un territorio e un paesaggio molto diversi: tra oceano e meseta, dai sapori forti (e stellati) ai grandi vini. Dove si respira una orgogliosa e placata storia di autonomia
Nell’ottobre del 1997 il mondo del turismo culturale fu sconvolto da un piccolo evento in una zona apparentemente marginale al Grand Tour dei viaggi: l’inaugurazione di un museo, il Guggenheim di Bilbao, centro dell’industria siderurgica in declino nel nord della Spagna, cuore dei Paesi Baschi in quel tempo ancora attraversati da violente tensioni autonomiste antispagnole con attentati, delitti e vendette. Il Guggenheim fu un capolavoro rivoluzionario firmato da una grande archistar come Frank Gehry, che ha oscurato le più importanti istituzioni della vecchia Europa e il modo in cui il pubblico guarda ai musei, proprio come aveva fatto vent’anni prima, nel 1977, a Parigi il Centro Pompidou, o Beaubourg, di Renzo Piano e Richard Rogers.
La grande attrazione
Uno spazio abbandonato e trasformato in parcheggio che diventa un edificio a forma di prua di nave, retto da uno scheletro di acciaio, senza pareti e coperto da 33mila grandi fogli di titanio lavorati con tecnologie usate nell’ingegneria spaziale. Il museo Guggenheim, posto all’imboccatura del porto fluviale di Bilbao e circondato da mega opere di affermati artisti contemporanei, da Richard Serra a Jeff Koons e a Louise Bourgeois, fu voluto dalla fondazione americana che cercava un luogo dove riproporre in Europa il museo di New York e realizzato dalla città basca grazie a una unità di intenti tra Regione e Comune, decisi a far rinascere intorno al nuovo museo l’intera economia di Bilbao trasformandola in una nuova meta turistica. Operazione riuscita. Nel giro di 20 anni i visitatori del Guggenheim e di Bilbao sono passati da uno a oltre 4 milioni l’anno. Testimone del successo, l’ambientazione nel museo di Origin, l’ultimo romanzo di Dan Brown, autore del Codice Da Vinci.
La rinascita di Bilbao
La città basca non si è limitata a godere del successo del museo ma intorno a questa attrazione internazionale ha saputo costruire richiami turistici di grande interesse che vanno dalle piste ciclabili, ai tour in barca sul fiume Nervion. Bilbao ha messo a lucido le sue sette strade parallele, il cuore del centro storico; ha restaurato il mercato coperto della Ribeira, costruito nel 1929; ha riscoperto la sua storia millenaria. C’è persino una data di nascita: è il 15 giugno del 1300 quando il signore di Biscaglia, don Diego Lopez de Haro, fondò la città e il porto. Dal passato al presente: gli anni Novanta del Novecento hanno visto convergere qui i migliori architetti del mondo e mentre Gehry lavorava al Guggenheim, Norman Foster disegnava stazioni della metropolitana e Santiago Calatrava uno dei suoi caratteristici (e contestati) ponti.
Per diffondere la passione per la cucina, Bilbao inventa percorsi intorno alla storica tradizione delle società gastronomiche: compagnie di uomini (le donne possono solo assistere) che si riuniscono a gruppi da tre fino a 50 e ogni venerdì si sfidano in locali attrezzati, a colpi di ricette basche. Protagonista il bacalao al pil pil, baccalà cucinato in olio bollente o in umido, alla biscaina, con una gelatina ricavata dalla pelle del pesce e contorno di cipolle rosse e peperoni dolci.
L’autonomia basca
Il tema è quanto mai evidente a cominciare dalla lingua che secondo gli studiosi è pre indoeuropea ed è simile a quella della Georgia caucasica. Cartelli, menu e indicazioni sono tutti in doppia lingua e nell’intera regione c’è evidente l’orgoglio di appartenere a una comunità coesa e coerente. Ma dopo decenni di battaglie sanguinose (in 50 anni ci sono stati 829 morti) contro il potere centrale di Madrid l’Eta, il braccio armato degli autonomisti, nel 2011 ha cessato la lotta armata e proprio un anno fa, l’8 aprile 2017, sono stati consegnati gli otto arsenali di armi ed esplosivi.
Al contrario di quello che sta accadendo in Catalogna, la regione basca ha ottenuto, già nel 1978, che fosse riaffermata l’autonomia fiscale prevista nella vecchia Costituzione. A conferma che la pacificazione è un fatto accettato si registra il caso letterario dell’anno, il libro Patria dello scrittore basco Fernando Aramburu (edito in Italia da Guanda) che solo in Spagna ha venduto 400mila copie con 20 ristampe e che ripercorre 30 anni di tragedie e vendette di quel periodo.
La costa e l’altra capitale
L’oceano Atlantico è una presenza fondamentale per l’economia, la storia e la cultura dei baschi, popolo che ha sempre guardato al di là del mare e ha sempre vissuto di traffici e commerci. Se Bilbao è a 14 chilometri dal mare, San Sebastián è adagiata sulla costa e protetta dal promontorio del monte Igueldo e si sviluppa su una baia di una bellezza struggente (le case sul lungomare di Miraconcha sono le più care della Spagna). Ed è qui, sulla riva dell’oceano, che si tiene ogni anno un accreditato festival del cinema, ed è qui che si trova la più alta concentrazione di ristoranti stellati Michelin (47 in tutta la regione).
Sempre lungo la costa, a ovest di San Sebastián si trovano piccoli villaggi di pescatori come Orio, protagonista delle regate a remi che richiamano l’antica arte dei balenieri locali, e Getaria che diede i natali a Juan Sebastian Elcano, comandante della Victoria, l’unica nave tornata della flotta di Ferdinando Magellano impegnata 500 anni fa nella primera vuelta del Mundo, la circumnavigazione del globo. Proprio un cacciatore di balene di Getaria fu il padre del grande stilista Cristobal Balenciaga, al quale la cittadina ha riservato un museo disegnato dall’architetto cubano Julian Archilagos (vedere box dedicato) e la cui storia avrebbe ispirato il protagonista del recente film di Paul Thomas Anderson Il filo nascosto.
L’entroterra
Nel cuore geografico dei Paesi Baschi c’è Vitoria-Gasteiz, sede del Parlamento e del Governo. È una cittadina praticamente inventata a tavolino, come Brasilia. L’orgoglio di Vitoria è di essere la capitale verde di Spagna, la città con più alta percentuale di verde pubblico dell’intera penisola iberica. Da qui ci si può spostare per vedere Guernica, località nota per il bombardamento subito durante la guerra civile e immortalata nell’omonima tela di Picasso. Si può intraprendere la Ruta de los tres Templos che fa tappa anche a Loyola, paese natale di Sant’Ignazio, fondatore dei Gesuiti, e dove la chiesa barocca è ispirata a quella chiesa del Gesù di Roma dove il santo è sepolto.
I posti di ristoro per assaggiare la cucina basca di terra non mancano. Uno per tutti: ad Astigarraga la sidreria Petritegi dove si mangiano il chorizo cotto nel sidro di mele e la frittata di baccalà con i peperoni verdi. Tappe enologiche da non perdere sono poi il ristorante albergo immerso nelle vigne di Vitorino Eguren Ugarte, a Laguardia. La sua famiglia da cinque generazioni produce il vino della Rioja Alavesa e ancora oggi a 84 anni Vitorino con la moglie Mercedes (e i loro tre figli) è in prima fila nell’accoglienza dei visitatori e nella diffusione della cultura vinicola basca. L’altra sosta è, sempre a Laguardia, nella tenuta del marchese Riscal, che ha fatto realizzare a Gehry un albergo spaziale tra le vigne che producono 3,5 milioni di bottiglie l’anno e tra le cantine che risalgono al 1858 e custodiscono una collezione privata di oltre 130mila bottiglie. Ultima tappa all’interno dei Paesi Baschi alle storiche saline di Añana, una miniera di sale a cielo aperto attiva da 7mila anni, in lista di attesa per un riconoscimento Unesco e che produce 250 tonnellate di sale all’anno considerato il più puro e ambito dagli chef stellati.