Città Sant'Angelo, la scoperta dell'America

La prestigiosa rivista statunitense Forbes ha inserito questo piccolo borgo del Pescarese tra i 10 luoghi in cui andare a vivere nel 2018, rendendolo popolare negli Usa. Il motivo principale è il costo della vita, ma Città Sant’Angelo ha molto altro da offrire. E da raccontare

Qual è il segreto di Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara, balzata agli onori della cronaca per essersi piazzata al sesto posto nella top ten dei luoghi in cui andare a vivere nel 2018, stilata dalla prestigiosa rivista americana Forbes?  Ecco la formula magica del borgo abruzzese di circa 15mila abitanti, finora sconosciuto alla stragrande maggioranza degli italiani.
Storia e bellezza, prima di tutto. L’orgoglio di chiamarsi angolani, e non angiolesi come verrebbe naturale dire, nasce dall’origine romana e da quell’Angulum citato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia.
La nobile genìa latina si mischia poi con i Longobardi, i quali lasciano a imperituro ricordo della loro presenza nientemeno che l’arcangelo per eccellenza: San Michele, principe delle milizie celesti, rappresentato nello stemma comunale nell’atto di uccidere un drago.
Nel 1239 Castrum Sancti Angeli, guelfa e fedele a papa Gregorio IX, viene distrutta per ordine di Federico II, ma lo stesso imperatore svevo concede ai superstiti di ricostruire l’abitato purché diviso in tre casali. La storia e il toponimo – nomen omen – penetrano secolo dopo secolo nel sangue degli abitanti forgiandone un carattere fiero, coraggioso, aperto, complice anche la posizione geografica che la rende da sempre luogo di immigrazioni e di scambi commerciali.

All’alba del risorgimento, anticipando di quasi mezzo secolo i moti per l’indipendenza, la Carboneria di Città Sant’Angelo organizza il primo di tutti i moti del Paese. Ma non è finita qui. Durante la seconda guerra mondiale nel borgo è istituito un campo di concentramento per confinati e internati, tra comunisti, socialisti, anarchici, ebrei, ma la popolazione, anche quando le sorti della guerra sembrano volgere a favore della Germania e dell’Italia, dimostra un grande senso di solidarietà, tanto che gli agenti segreti alleati definiscono il borgo “il paese della gente buona”. Un comportamento che nel 2012 è valso alla comunità abruzzese una medaglia d’argento al merito civile conferita dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
È una bellezza interiore che si respira nell’accoglienza degli angolani, sorridenti e generosi, e dà spessore alla spettacolare posizione del paese, sospeso a 320 metri d’altitudine e circondato dal Gran Sasso, dalla Maiella e dal mare Adriatico. Siamo a cinque chilometri dalla costa adriatica, con le spiagge di Silvi e Pineto, 18 da Pescara e 30 da passo Lanciano, nel Parco nazionale della Maiella, uno dei due luoghi in Italia in cui è possibile sciare con il mare davanti. L’altro è l’Etna e forse per questo la cittadina si è gemellata venti anni fa con Nicolosi (Catania) e ogni estate da allora organizza una seguitissima manifestazione, Dall’Etna al Gran Sasso, con migliaia di arrosticini, arancini e cannoli che si incontrano per le vie del borgo e 120mila visitatori entusiasti.

Da non perdere il Teatro comunale e il Museolaboratorio di arte contemporanea, ospitato in un convento del XVI secolo; e poi le chiese, una per tutte la Collegiata dedicata a S. Michele, all’ingresso del paese che di sera, con il nuovo impianto di illuminazione led, appare ancora più misteriosa e leggiadra. E poi le colline che cingono il paese in un abbraccio verde fatto di vigneti e uliveti con decine di realtà produttive di grande qualità.
D’accordo, ma ci sono tanti altri luoghi in Italia in posizioni invidiabili e potenzialmente attrattivi. L’ingrediente fondamentale della popolarità e quindi del successo di Città Sant’Angelo è stato un buon marketing territoriale. Perché non basta essere fra i Borghi più belli d’Italia, “Città dell’olio”, “Città del vino” e “Città slow”: bisogna anche saperlo comunicare. Quello che ha fatto l’amministrazione comunale, con il sindaco Gabriele Florindi in testa, insieme alla Camera di Commercio di Pescara. Così ora Città Sant’Angelo ha anche fama internazionale per la qualità e il costo della vita (e qui un marchio bisognerebbe crearlo ad hoc) e le conseguenze sono state immediate: in poco tempo sono arrivati più di sessanta turisti americani. Qualcuno ha deciso pure di acquistarvi una casa per la pensione, complici i prezzi più abbordabili di quelli di Toscana e Umbria, ma anche grazie alla presenza di un ospedale, una residenza assistita e una casa di cura d’eccellenza.
E pensare che Luigi Pirandello, premio Nobel per Letteratura nel 1934, che venne qui come presidente della commissione d’esame nel 1906 all’Istituto magistrale Bertrando Spaventa, non rimase entusiasta di Città Sant’Angelo e scrisse nella novella Notte – pubblicata nel primo volume di Novelle per un anno – «di quell’alto umido paesello, privo anche d’acqua». Forse in quei giorni era stressato e non uscì mai dalla scuola, lungi da immaginare quella popolarità internazionale che oltre cento anni dopo si sarebbe scatenata qui, tra le colline e il mare d’Abruzzo.

 

Fotografie di Giacomo Fé