di Tino Mantarro
Da Rovereto al Garda oppure fino ad Avio, si pedala sulla ciclabile che costeggia l’Adige tra ordinati vigneti, castelli e testimonianze della prima guerra mondiale
Vigneti a perdita d’occhio, filari ordinati come navate di una immensa cattedrale scoperchiata, cattedrale di cui non si intuisce la fine. E poi pergole e spallette, merlot e pinot, il nobile marzemino e il fresco chardonnay: c’è di tutto nel cuore della Vallagarina. Partendo da Rovereto fino ad arrivare al lago di Garda, oppure ad Ala, paese Bandiera arancione quasi sul confine con il Veneto, ettari ed ettari di campi consacrati all’enologia. Intorno montagne verticali che salgono fino a vette dolomitiche, sui versanti scoscesi fa capolino qualche forte, ricordo assai tangibile di quando, per mesi e mesi, da qui passava la linea del fronte della prima guerra mondiale. La roccia chiara delle Giudicarie, l’acqua di quel verde strano, tendente al grigio, dell’Adige, il fiume che seziona in due la provincia di Trento e ne disegna il paesaggio. Non si dovesse pedalare ci sarebbe da fermarsi per ore a guardare il paesaggio e interpretarlo, leggere i segni dell’uomo e degli agenti atmosferici, della natura e della storia. Ma a ben pensare ci si può anche fermare, tutto il tempo che si vuole. È il bello di un’escursione a pedali: avere la possibilità di sostare, anche per ore, e guardarsi intorno. Del resto in bici non si va mai né troppo piano, né troppo veloci. E poi se si decide di passare una giornata pedalando lungo l’asse dell’Adige in Vallagarina si percorrono giusto una cinquantina di chilometri, fattibili, davvero per tutti. Perché la domanda abituale di chi non ha mai sperimentato una vacanza in bicicletta è sempre la stessa: «Non saranno troppi chilometri? Ce la farò? Non sono allenato». No, non sono troppi chilometri. Si pedala costeggiando l’Adige, sempre in leggera, costante discesa. Certo, a meno di non decidere di risalire controcorrente, da Verona, ma allora, come dire, ve la siete cercata. Perché questa è nel vero senso dalla parola una piacevole passeggiata.
Punto di partenza dell’itinerario può ben essere Rovereto, piacevole cittadina ricca di cultura che si raggiunge comodamente anche in treno. Se siete sulla ciclabile e volete andare in centro e approfittare per vedere il tanto che offre la città vi tocca affrontare forse l’unica salita del percorso, perché la ciclabile costeggia l’Adige quasi contro la montagna, sul versante occidentale dell’ampia valle, mentre l’abitato è sul versante opposto, in lieve salita. Però a Rovereto la ricompensa è grande: soprattutto se decidete di andare a visitare il Mart, con la sua cupola trasparente che spunta quasi improvvisa e la collezione permanente per capire il Novecento e le sue correnti. E se il Mart l’avete già visto c’è la Casa d’Arte Futurista Depero, l’unico museo fondato da un futurista. Oppure nel robusto castello potete visitare il Museo storico italiano della guerra, che ricostruisce e custodisce la memoria del primo conflitto mondiale. La ciclabile che costeggia l’Adige in Vallagarina è una sezione del più lungo percorso della Via Claudia Augusta, che ricalcando l’antica via romana, porta dal Danubio fino al Po, attraversando tutto il Trentino-AltoAdige, dal passo di Resia – il più agile passo per valicare le Alpi al confine italo austriaco – fino a Verona, e ancor più oltre, Ostiglia. Ma la passeggiata ha due possibili sbocchi. Qualche chilometro dopo Rovereto, passato un colossale sistema di chiuse sull’Adige, a Mori si deve scegliere se deviare verso Riva del Garda che dista 20 chilometri o se proseguire tra i vigneti fino ad Avio, lungo un asse meno trafficato, ma altamente panoramico.
La ciclabile del Garda punta dritta verso il lago, costeggiando i soliti ordinati campi, e toccando il lago di Loppio, o sarebbe meglio dire l’ex lago di Loppio, visto che a fine anni Trenta si svuotò progressivamente a causa dei lavori di scavo di una galleria progettata per riversare nel Garda le acque dell’Adige durante le piene. Adesso è uno strano, affascinante posto: la più estesa area palustre del Trentino, dalle cui acque emergono grandi fusti d’alberi, una conca che quando piove molto torna a essere per qualche giorno un lago. Da qui si risale fino al passo di S. Giovanni, passo per modo di dire, visto che si tratta di solo 272 metri di altitudine. Poi si scende attraverso Nago e pedalando si arriva a un poggio con una panchina da cui si apre lo spettacolo del Garda: nelle giornate terse, specie invernali, si riesce a vedere fin quasi a Sirmione. Garda che si costeggia da vicino andando da Torbole al centro di Riva. Se a Mori si decide di tirar dritto e non deviare si pedala tra distese di vigneti, ma anche tra castelli che dominano il paesaggio, come quello di Avio, una roccaforte del XIII secolo posta all’ingresso del Trentino. Pedalando si tocca anche Ala, comune Bandiera arancione Tci, conosciuta come la città del velluto. Si racconta infatti che nel Seicento arrivarono qui macchinari trafugati da Genova e iniziò lo sviluppo dell’industria legata al velluto di seta, cui è dedicata una manifestazione che a luglio invade tutto il paese di figuranti e musicisti in costume.
E se siete stanchi qui andate sul velluto: ad Avio potete fermarvi al bicigrill. Specialità tutta trentina che è esattamente quello che fa intuire il nome, un autogrill per le bici lungo la ciclabile, dove ristorarsi, chiedere informazioni, sistemare i copertoni e mettersi a pensare che viaggiare in bici non è poi male quando le infrastrutture sono organizzate come si deve.