Una foto, una storia. Se vuoi veder l'Italia ti mando una cartolina

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Touring Club, Musicart e Google insieme per conservare la memoria visiva delle nostre vacanze

 A voler dar retta agli esperti si chiamano caroselli delle cartoline. Sono quegli espositori ormai quasi scomparsi che si trovavano appoggiati ai banconi di vetro dei bar di passaggio, all’ingresso delle tabaccherie, dimenticati in un angolo dell’edicola. Erano di un metallo leggero, giravano cigolando, e girando disvelavano un tesoro di paesaggi e vedute, scorci e dettagli, opere d’arte e pittoresco folclore. Ogni epoca ha avuto le sue: prima litografie, poi fotografie; a colori, in bianco e nero; con le scritte, senza le scritte; smorte o eccessivamente colorate; pubblicitarie ed evocative. Le peggiori, forse, quelle con i colori virati, le immagini quasi bruciate in perenne controluce, che andavano di moda negli anni Settanta. Se ne trovano ancora in certi posti fuori mano, dove la polvere combatte con la nostalgia. Belle o brutte, tutte testimoniano una necessità profonda e diffusa, insita nella stessa dimensione del viaggio: la condivisione. Da sempre per i viaggiatori la scelta delle cartoline da inviare ai propri cari, cui si dedicavano saluti che erano sempre altrettanto cari, costituisce un rituale fondativo delle vacanze, specie nella loro parte declinante. Mentre si girava il carosello si scopriva un mondo che forse non si era neanche visto in quei giorni di ferie, e allora si provava a condividere «il senso del luogo» o anche soltanto un’emozione. Fondamentale e amletico il momento della scelta: spedirne una uguale per tutti e pace (i padri); oppure una pensata appositamente per ognuno (madri e figli). E i francobolli? Non si può lesinare sui francobolli, specie per quell’amico – tutti ne hanno uno – che li colleziona, i francobolli.

Sembrerebbe che la prima cartolina turistica sia stata inventata da un tedesco, Franz Borich: rappresentava la Svizzera. Altri dicono rappresentasse la torre Eiffel, in occasione dell’Esposizione universale del 1899. In definitiva poco conta, quel che conta è il pensiero che ognuno ha messo in moto nel momento di scrivere una cartolina. Leggendole si potrebbe costruire una storia effimera delle relazioni interpersonali. Così come, attraverso l’altro verso delle cartoline, quello illustrato, si può ricostruire una storia visuale dell’immaginario vacanziero del Novecento: che cosa considero degno di essere riprodotto? Che idea voglio dare della mia località? Materiale a pacchi per semiotici, storici del turismo e romantici amanti di quei saluti che ci sembrano rétro.

Di cartoline turistiche ne conserva migliaia l’Archivio storico del Tci. Ora grazie a una collaborazione tra Musicart, Google e Touring Club Italiano si possono visionare sulla piattaforma artsandculture.google.com. E grazie alla georeferenziazione nella sezione “qui vicino” si possono vedere le cartoline storiche riferite al luogo in cui vi trovate. L’archivio digitalizzato contiene migliaia di cartoline storiche, una raccolta iniziata ai primi Novecento quando l’Associazione invitò i soci a spedire cartoline dai loro viaggi. Una parte corposa è costitutita dal Fondo Santarelli: frutto della passione di Mirella Santarelli, socia Tci, che ha donato all’archivio la sua raccolta con migliaia di cartoline. Chissà in quante di queste qualcuno avrà citato senza saperlo i Pink Floyd: «Wish you were here», come vorrei che fossi qui.

Foto di Archivio fotografico Tci