di Renato Scialpi | Fotografie di Lorenzo De Simone
Da Bressanone a Vipiteno lungo l’Isarco, oppure fino a Brunico seguendo la Rienza: racconto di un test, riuscito senza troppa fatica, che ha trasformato in cicloturisti due ciclisti urbani
Leggi sul cruscotto dell’e-bike 38 chilometri orari. «Chi me l’ha fatto fare?» La reazione è di panico. Guardi attorno. Pedali tranquillo sull’argine del fiume, la Rienza, tra prati a foraggio e campi di segale macchiati di fiori gialli; più oltre il verde dei boschi. Sulla sinistra, sopra l’abitato, spunta il castello di Casteldarne e – i tempi sono da spot pubblicitario – sull’altra sponda sfila il treno della Pusteria con la sua originale decorazione multicolore. Ne valeva la pena dunque. L’ebbrezza della velocità contagia anche Lorenzo, il fotografo, che avvantaggiato da 20 anni di età in meno, pedala con macchine e teleobiettivi sulle spalle. Fa cenno di proseguire, il prossimo scatto lo cercheremo più avanti. In realtà queste giornate lungo le ciclabili dell’Alto Adige, con punto di riferimento Bressanone, sono un po’ una sfida con la formula: «Riusciranno i nostri eroi, che in città pedalano con il bike-sharing, a entrare nel mondo della vacanza in bici?». L’onda di marea delle due ruote, in più di trent’anni di ferie tra le Dolomiti, l’ho vista montare stagione dopo stagione. Negli anni Novanta l’esclusiva era dei gruppi di amatori sulle tracce del Giro d’Italia. Oggi il diverso approccio alla mobilità e la bicicletta a pedalata assistita hanno fatto esplodere i numeri: le ciclabili della provincia di Bolzano totalizzano oltre 500 chilometri di percorsi e nella sola Pusteria i ciclisti sono più di 150mila all’anno. Capita poi che l’albergo dove vai in vacanza inalberi da qualche anno l’insegna Bike Hotels. Così ti ritrovi a valutare con Michaela Zingerle, direttore di Bike Hotels Alto Adige, come raccontare il tentativo di trasformare un city-biker in “turista in bici”. E un bel giorno incontri Alex Resch, titolare del bike hotel Goldene Krone di Bressanone, che da bike guide professionista propone un percorso a tappe, in autonomia.
L’aperitivo, in una bella giornata di maggio, è un’escursione lungo l’Isarco fino all’abbazia di Novacella. I chilometri sono pochi, più o meno quelli di un casa-lavoro urbano. La bici semplice, amichevole l’approccio con i sellini tecnici e i pantaloni con imbottitura soprasella (chi se ne intende, dice che sono miracolosi). Il casco quello da città. L’esito più che piacevole: pedalare nel centro pedonale di Bressanone dà una dimensione “altra” a vie e monumenti. Risalire l’argine dell’Isarco proietta nel verde e, prima che i polpacci possano protestare, ci si ritrova tra i vigneti pregiati in vista dei tetti dell’abbazia. Il rovescio di pioggia (immancabile) è l’occasione per una visita attenta: sono otto i secoli di storia custoditi a Novacella, senza trascurare la fastosa biblioteca a stucchi rococò. E il calice di vino sylvaner nella cantina abbaziale è il doveroso omaggio a una tra le zone vitivinicole più settentrionali (e apprezzate) d’Italia. A metà strada il bike-o-meter, che conta i ciclisti lungo l’asse della val d’Isarco, indica già più di 180 passaggi in giornata e oltre 11mila da inizio stagione; non male: ad aprile da queste parti si sciava ancora...
Per i due giorni successivi, con meta le più lontane Vipiteno e Brunico, la bici diventa una mountain bike a pedalata assistita: Wolfgang, maestro di sci d’inverno e bike guide in stagione, aiuta Alex a metterci in sella. Segue un minicorso per imparare a districarci (con facilità) tra batterie e comandi. Il casco, personalizzato, diventa più tecnico. In stazione ci sentiamo dei marziani. In attesa del treno, i liceali staccano gli occhi dagli smartphone per studiare le nostre due ruote e arriva un aiutino: «Scegliete le porte che hanno il logo della bici e del portasci, lì c’è più spazio». A Vipiteno è il momento di farci guidare dalla app ufficiale Ciclovia Alto Adige verso Bressanone. In realtà già su via Città Nuova, la strada principale, le frecce sono più che chiare. E in poche pedalate pare di nuotare nella grande piana del campo di aviazione (per alianti) allagata di giallo dalle chiazze dei fiori di tarassaco, in vista di castel Tasso.
A guastare la volata verso sud, a Campo di Trens, l’avviso di chiusura del tratto successivo: il cantiere del Bbt, il tunnel di base del Brennero, ha bisogno di spazio; il nuovo tracciato sarà pronto a giorni. Si riprende il treno fino a Fortezza e, mentre facciamo uno spuntino di salumi tipici, Irina ed Eros, web designer incontrati in stazione, raccontano delle loro vacanze a pedali: «Carichiamo le bici a Bologna e veniamo a prenderci qualche giorno di pausa; quest’anno vogliamo arrivare almeno fino al lago di Caldaro e alla strada del vino». Non mancano poi le emozioni: la ciclabile scorre come un ottovolante tra i pilastri dell’autostrada per sbucare davanti al forte di Fortezza, voluto dall’imperatore Francesco Giuseppe per controllare la valle del Brennero e la Pusteria. È celebre per le 79 tonnellate d’oro della Banca d’Italia nascoste nel 1943 nei suoi meandri e di cui si è persa traccia. Oggi è un museo: da non perdere Sempre sulle corde, la mostra sulla storia delle funivie, e la ricostruzione in grandezza naturale di una sezione del nuovo tunnel del Brennero.
Segue un po’ di percorso nel bosco, con un effetto di “galleria verde”; il fondo sterrato fa apprezzare la mountain bike. È la scusa per mettere alla prova le gambe lungo un paio di sentieri su su per il versante, alla ricerca di una foto panoramica sull’ormai vicina Novacella. Alla fine, però, è la pedalata assistita ad aiutarci negli ultimi chilometri verso l’albergo. Nel garage-officina delle bici – che tra telecamere e porte di sicurezza sembra un caveau (dati i prezzi delle e-bike) – ci aspetta Wolfgang per insegnarci un po’ di manutenzione. Dopo cena, spavaldi, riusciamo pure a fare quattro passi: Bressanone festeggia il titolo di Città alpina dell’anno. E nel corso dell’estate non mancheranno altre occasioni: gran finale con l’Alstadtfest, la festa del centro storico il 24-26 agosto.
In Pusteria, il giorno successivo, la trasformazione in cicloturisti è avvenuta. Certo, i polpacci dopo una quarantina di chilometri si lamentano. Un po’ meno la schiena grazie alle pause per scattare le foto. Ma l’effetto-tuffo nel paesaggio c’è tutto. Un po’ come d’inverno, quando il passo ritmato dello sci di fondo cambia il rapporto con le distanze. Per un ciclista urbano è impagabile pedalare in spazi ampi come quelli che offre la valle della Rienza, tra i campi a scacchiera e le fattorie. E in pieno relax, su un tracciato privo di rischi, senza la tensione dell’evitare il furgone in manovra o il cliente del taxi che spalanca lo sportello all’improvviso. A farci da guida a Brunico è Michaela, che ci pilota attraverso la via Centrale, asse cardinale del centro riservato a pedoni e ciclisti, su fino ai piedi del Castello – oggi sede di uno dei sei Messner Mountain Museum – per un ripasso delle buone norme per salire in pedalata assistita. Scendiamo per raggiungere, tra i campi di granoturco, la residenza Mair am Hof di Teodone, casa nobiliare di fine Seicento oggi perno del Museo degli usi e costumi che raccoglie nel parco edifici rurali d’epoca originali, qui rimontati con grande cura. Torniamo poi, pedalando parallelamente alla Rienza, verso San Lorenzo di Sebato, dove uno scroscio di pioggia ci costringe a riparare in stazione, per scoprire un inaspettato scaffale di book crossing nella sala d’aspetto sulla banchina.
Il cielo che si apre e si chiude sulla bassa Pusteria fa apprezzare i suggerimenti della app che propone deviazioni lungo il percorso. Sfruttiamo la pedalata assistita per raggiungere, sul lato opposto della valle, il dosso con la rocca di Castel Badia, per secoli potente abbazia delle suore benedettine, circondata da un nucleo di case storiche. I prati già tagliati, le mucche al pascolo e le chiazze azzurre di nontiscordardime ai piedi delle mura contrastano con la memoria dei feroci scontri che contrapposero la badessa al principe-vescovo di Bressanone. Michaela saluta, torna in ufficio a Brunico, ovviamente in bici. Proseguiamo attraverso i campi di mais verso Vandoies, facendo ogni tanto lo slalom tra i trattori, per ritrovarci senza troppa fatica tra i ruderi della chiusa di Rio di Pusteria, per lungo tempo abbandonata. Il rifacimento della statale e la costruzione della ciclabile hanno riportato un po’ di decoro alle rovine; e il tracciato in galleria della statale 49 ha regalato nuova vita anche al paese. Non solo troviamo dappertutto indicazioni per bike hotel e bike stop, ma in piazza incontriamo pure un gruppo di famiglie austriache che ha scelto di fare una vacanza a due ruote con i più piccoli. Tra seggiolini, carrelli e cargo bike, c’è materiale per scrivere un manuale di cicloturismo per under 12. All’arrivo in hotel a Bressanone, bisognosi di una doccia calda, Wolfgang dal suo bunker scocca la domanda: «Lo rifareste?». La replica di entrambi: «Certo, così proviamo anche noi ad arrivare fino a Bolzano e Caldaro». Ma Lorenzo, la borsa coi teleobiettivi preferirebbe trainarla in un carrello…