di Tino Mantarro
Conclusa la Grande Guerra, il Touring si attivò subito per far conoscere le “Terre redente”
Non è certo il tempo reale cui siamo abituati, ma per l’epoca era davvero straordinario. Il 4 novembre 1918 il generale Armando Diaz dirama il bollettino della Vittoria con cui si dà notizia dell’armistizio di Villa Giusti: l’Impero austro-ungarico firmava la sua resa ed ecco che nel numero novembre-dicembre 1918 della Rivista mensile del Touring Club Italiano Luigi Vittorio Bertarelli decide di raccontare ai soci la nuova Italia. Per farlo scrive un lungo articolo – ben 27 pagine – in cui l’allora Presidente presenta un «rapidissimo sintetico sguardo ai nuovi tesori che hanno integrato il patrimonio turistico italiano con immense ricchezze». Si tratta di una descrizione dal tono assai enciclopedico dei territori “redenti” – che Luigi Vittorio Bertarelli aveva visitato prima della guerra –: dalla Venezia Tridentina, ovvero Trentino e Alto Adige, alla Venezia Giulia fino alla Dalmazia, corredata da immagini cartolinesche dei territori di Istria e Dalmazia sovrastate da un titolo piuttosto esplicito: «Questa è Italia!». In quegli anni il Tci si intestò il compito di diffondere la conoscenza delle “Terre redente” e la loro valorizzazione «inviando colà correnti turistiche».
Come? Attraverso due progetti: la redazione della Guida d’Italia alle Tre Venézie, distribuita gratuitamente ai soci in due volumi tra il 1920 e il 1921. E l’organizzazione delle Escursioni nazionali nei territori da poco annessi. La prima nella Venezia Tridentina si tenne nel luglio 1919, vi parteciparono ben 1.200 soci: una lunga carovana che, grazie all’aiuto del Regio esercito, viaggiò tra il lago di Garda e Bolzano, Merano e la val Pusteria fino alla val di Fiemme e il passo Pordoi.