Emirati Arabi. Lady Dubai

Con i suoi quasi 16 milioni di visitatori è la prima città al mondo per numero di turisti. Oggi la capitale dell’Emirato è un susseguirsi ininterrotto di nuove attrazioni ed è la meta ideale per una vacanza al femminile

 

Quanto può essere minimal una città iperbolica, fantasmagorica, ipertrofica come Dubai? Più di quanto si pensi. La città più visitata al mondo, che batte concorrenti agguerrite come New York, non dorme sugli allori e cerca sempre nuove strade e nuovi stimoli. Sbaglia però chi riduce Dubai a una palestra per architetti e urbanisti. Chi la liquida come una somma di primati, la metropoli dei superlativi: la più grande, la più alta, la più cara... Oltre lo stereotipo di capitale del lusso, di megalopoli dell’eccesso, al di là di centri commerciali mastodontici per shopping griffati, auto come carri armati, limousine dai vetri oscurati, hotel pentastellati e grattacieli che si arrampicano verso il cielo, c’è una città vera, in equilibrio fra passato e futuro, che respira a pieni polmoni il presente. Sono bastate poche decine di anni per fare di un villaggio di pescatori di perle la nuova frontiera del turismo globale. Tutto merito del petrolio scoperto nel 1966 certo, ma anche, alla metà del secolo scorso, dell’inaugurazione di rotte commerciali marittime per India, Kuwait, Bahrain, Iran e Iraq, di uno sceicco illuminato, Mohammed Al Maktoum, dell’eliminazione delle imposte doganali e di un regime fiscale favorevole che hanno richiamato una miriade di società internazionali. Oltre che di un melting pot di 160 diverse nazionalità che l’hanno trasformata in un crocevia unico di tradizione islamica e consumismo occidentale. Per questo Dubai è qualcosa che va ben oltre l’idea di una Disneyland del deserto, di un parco giochi per ricchi. Qui si percepisce quell’ottimismo, quel dinamismo che il Vecchio Mondo sembra aver dimenticato e che sono ben evidenti nei molti cantieri che punteggiano la città. Allo stesso modo, scardinando la visione tradizionale che vede nel turista solo un consumatore di musei ingessati, scommette su festival culturali, esperienze multimediali e, come nel caso dell’Art Dubai, sulle nuove frontiere dell’arte contemporanea.

 

Qui, nel Paese delle opportunità, dove tutto sembra possibile e a portata di mano, ognuno trova i propri riti e i propri ritmi. E una ricca offerta turistica che oggi punta anche su boutique hotel, ristoranti con prodotti bio, laboratori di design, negozi di giovani stilisti, spazi industriali riconvertiti per creativi di tutto il mondo. Ecco perché questa Dubai minimal, meno opulenta ma più a misura umana, è infatti la meta ideale per una vacanza al femminile (è anche una delle città più sicure al mondo), dove indulgere nei patii freschi e silenziosi sorseggiando un tè, dormire in piccoli hotel di charme arrotolati intorno a cortili ornati di piante e cuscini, riempirsi gli occhi dei colori e delle forme dell’arte e della cultura degli Emirati, gustare i piatti profumati e speziati della cucina locale, acquistare gioielli di squisita fattura realizzati da piccoli artigiani. Tutte esperienze che è possibile fare nel centro interculturale Sheikh Mohammed Centre for Cultural Understanding di Bastakiya, che permette di avvicinarsi agli usi e costumi del luogo, perché la conoscenza abbassa le barriere e i preconcetti e avvicina le persone. Siamo nell’Al Fahidi Historical Neighbourhood, il cuore antico di questa rutilante città che non ha perso la propria anima, non ha dimenticato la propria storia né rinnegato il proprio passato. Qui, dalla dimensione macro si passa con naturalezza a quella micro, lo skyline aggressivo della metropoli lascia il posto a viuzze tranquille, mentre pietra, gesso, corallo e legno subentrano all’acciaio e al vetro dei grattacieli. Simili a giraffe, le eleganti torri del vento che convogliavano l’aria nelle case, abbassandone così la temperatura, dominano i bassi edifici color ocra che racchiudono cortili, piccoli hotel di charme, negozi d’artigianato, ristoranti, gallerie d’arte, oltre al museo del caffè e a quello delle monete.

 

La vita culturale del Paese è ben espressa nell’Alserkal Cultural Foundation (vedi box), ospitata in un’antica dimora affacciata su un elegante cortile interno occupato dal Make Art Café, attorno al quale si aprono gli spazi dedicati a mostre temporanee ed esposizioni fotografiche, una libreria, una boutique con creazioni di moda di giovani stilisti e un negozio dove è possibile acquistare oggetti per la casa, borse, profumi e stampe di vario soggetto fra cui una inaspettata Superwoman che indossa mantello rosso e costume blu ma anche il burqa, la maschera tradizionale che le donne degli Emirati mettono sul viso. Ultime tappe nella Dubai storica il suk dei tessuti, aperto 70 anni fa, sequenza ininterrotta di rotoli di cotone, pizzo, seta, lycra e i tradizionali abaya e kandoura (le vesti rispettivamente femminili e maschili), e la fortezza Al Fahidi, il più antico edificio della città, a pianta quadrata e con tre torri, sede del Dubai Museum. Costruita nel 1787 espone reperti archeologici, manufatti, foto, diorami e ricostruzioni dedicate alla storia e alla cultura del Paese.
Basta salire su un’abra, una piccola barca tradizionale in legno per attraversare il Creek, il fiume che divide il distretto di Bur Dubai da quello di Deira, e tuffarsi nel vortice scintillante del suk dell’oro, un delirio di gioielli e preziosi di tutte le fogge e per tutti i gusti che fin dagli anni Quaranta ricoprono le vetrine e le pareti degli oltre 300 negozi, di proprietà di indiani, di questo mercato coperto. Pochi metri e ci si immerge nell’ombra invitante del suk coperto delle spezie, gestito in gran parte da commercianti iraniani, dove profumi intensi, sacchi e piramidi multicolori di erbe, incenso, cardamomo, zafferano, lime inebriano l’olfatto, che viene ulteriormente stimolato nel suk dei profumi, fra olii essenziali e l’aroma intenso del tradizionale oud, la fragranza araba per eccellenza, racchiusa in delicati contenitori di vetro soffiato.

 

Il vertiginoso Burj Khalifa, con i suoi 828 metri di altezza, è il grattacielo più alto del mondo e tra le prime tre attrazioni turistiche mondiali per gli inevitabili selfie; l’isola artificiale di Palm Jumeirah, preceduta dalla celeberrima “vela” dell’hotel Burj Al Arab, sette stelle di lusso e riservatezza, sfoggia fra le sue ville il fiabesco Atlantis, un lussuoso albergo con 1.539 stanze e alcune suite sottomarine da cui è possibile ammirare migliaia di pesci; il centro commerciale Mall of Emirates esibisce la sua disorientante pista da sci con neve artificiale: sono queste le tappe irrinunciabili di ogni viaggio a Dubai.
L’inarrestabile proposta turistica della città comprende però anche il Design District, un concentrato di negozi di arredamento e oggetti per la casa, come gli originali tappeti di Nada Debs, boutique con abiti firmati da giovani stilisti che, come nello store Adore, uniscono linee tradizionali con nuove texture e nuove decorazioni. Cuore di questo distretto il Didi, il Dubai Institute of Design and Innovation, istituzione privata no-profit che opera in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology e con la Parson School of Design di New York. Creativi e un’atmosfera giovane e cosmopolita si ritrovano anche negli hangar dell’Alserkal Avenue, un grande complesso industriale riconvertito nell’area di Al Quoz. Nato nel 2007, vanta spazi di co-working, gallerie e studi d’arte, come Carbon 12 o Ayyam Gallery, boutique di kimono e abaya come Chi-Ka, ristoranti e bar con prodotti bio, la fabbrica di cioccolato Mirzam, l’atelier artistico per bambini Thejamjar. E ancora la collezione d’auto d’epoca della Jean-Paul Najar Foundation, spazi per mostre fotografiche, danza, teatro, musica, associazioni no-profit. Ma Dubai vuol dire anche mare e spiagge attrezzate come quella di La Mer, con ristoranti, negozi e caffé, e The Frame, una gigantesca struttura a forma di cornice dove, da un’altezza di 150 metri, si può avere una straordinaria veduta di questa città sempre in trasformazione. Il futuro davanti, il passato alle spalle.

Fotografie di Monica Vinella