Evergreen. Chi ha paura della foca monaca?

L’animale è scomparso dai nostri mari, ma molti temono il suo ritorno. Ecco perché

Almeno fino all’inizio del XX secolo la foca monaca frequentava abitualmente le coste italiane, come testimoniano le tante grotte del bue marino che ancora ne conservano il nome. Dei “bovi” marini, però, cioè le foche monache, nemmeno l’ombra, almeno in Italia. “Bovi” anche per via della somiglianza con i vitelli e perché potevano essere mangiate. L’ultima volta fu fotografata nel 2009 all’Isola del Giglio. Prima si rifugiava stabilmente a Montecristo e in Sardegna: nei punti più deserti, di notte, le foche monache uscivano talvolta dal mare e si arrampicavano sui liscioni di granito a godersi la luna. Oggi abitano ancora il Mare Nostrum, ma sono diventate rarissime a causa dell’atteggiamento predatorio degli uomini che le hanno da sempre massacrate senza pietà e scacciate dai loro luoghi abituali di riproduzione. E per via della perdita di habitat e di tranquillità, per via del turismo aggressivo di massa, o, infine, impigliate nelle spadare oppure uccise dall’ingestione delle reti di nylon accidentalmente ingoiate insieme con i pesci rubati agli uomini. La loro presenza nel Mediterraneo è ridotta a pochi nuclei in Egeo, Ionio, attorno all’Istria e in qualche tratto della costa nordafricana. E pensare che è stato forse il frequente avvistamento di questi mammiferi marini ad alimentare il mito delle sirene fino dal tempo di Omero. 

Ma che fine ha fatto l’esemplare fotografato nel 2009 al Giglio? Mentre in qualsiasi altro posto del mondo la comunità sarebbe stata entusiasta per il ritorno di un magnifico animale, simbolo stesso di ambienti incontaminati e possibile catalizzatore di visitatori, in Italia, per qualcuno, la comparsa del pinnipede più raro del pianeta causò un certo spavento. Si temeva la foca perché avrebbe potuto imporre un’area marina protetta, oggi ancora assente. Così, da noi, invece di vantarsi immediatamente di quella rara garanzia di qualità ambientale, si è addirittura sollevato il dubbio che si trattasse di un fotomontaggio. Alle isole Sporadi, sulla presenza della foca, hanno costruito una fortuna turistica. L’ultimo avvistamento ha destato sospetti e apprensione, ed è diventato un problema. Poi risolto dal fatto che l’animale non si è più visto finora. Né potrebbe ritornare dentro la grotta del Bue Marino, nel golfo di Cala Gonone, in Sardegna dove l’assurdo traffico di gommoni fin lì non ne consentirebbe mai neppure un passaggio distratto.

Il fatto è che qualcuno ha paura della foca monaca. E delle aree marine protette. Così arriviamo al paradosso che il Parco dell’Arcipelago Toscano è, tra quelli marini, il più grande d’Europa ma, delle sette isole che lo compongono 
le due più maggiori (Elba e Giglio) non hanno, ancora oggi, un solo centimetro di costa tutelato, rischiando di vedere irreparabilmente danneggiati habitat naturali straordinari, ma fragilissimi, e di veder scomparire per sempre decine di specie di pesci. E a Cala Gonone la protezione delle coste è lasciata all’iniziativa personale. Tutto questo all’interno del santuario Pelagos – il santuario dei mammiferi marini del Mediterraneo –, che dovrebbe obbligare comunque alla massima tutela.