di Tino Mantarro | Foto Archivio Tci
L’arcipelago del Pacifico meridionale è stato il primo colpito dall’innalzamento dei mari causando i primi “rifugiati ambientali”
Se questa non fosse una fotografia ingiallita degli anni Trenta, ma un dipinto, di certo l’avrebbe potuto realizzare Paul Gauguin. Anche se il pittore francese nelle sue peregrinazioni nei mari del Sud non toccò mai l’arcipelago di Vanuatu, che allora si chiamavano ancora Nuove Ebridi. Una manciata di isole sparse per il Pacifico, 1.750 chilometri a est delle coste australiane. Il primo europeo a metterci piede, nel 1606, fu l’esploratore portoghese Pedro Fernández de Quirós che le ribattezzò “La Australia del Espiritu Santo”. Le isole rimasero colonia inglese fino al 1906, quando iniziò un lungo periodo di dominazione in condominio con la Francia, periodo che si concluse solo nel 1980 quando le 83 isole dell’arcipelago divennero indipendenti. Da allora vivono di un’agricoltura di sussistenza e dell’esportazione di copra, la polpa di cocco essiccata. Il turismo esiste, perché le isole sono l’esempio di ciò che la pubblicistica turistica di norma definisce un paradiso tropicale, ma è una voce ancora trascurabile, tanto sono remote.
Non è invece trascurabile il problema ecologico legato all’innalzamento dei mari. Vanuatu è una terra ricca di vulcani – con montagne alte fino a 1.800 metri –, dunque non è destinata a scomparire come invece le piatte Maldive. Eppure nel 2004 i settanta abitanti del villaggio di Lataw, sull’isola di Torres, hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni per colpa dell’innalzamento dell’oceano che ha invaso la case e le piantagioni di cocco; conquistando – almeno secondo le Nazioni Unite – il triste primato di essere i primi “rifugiati ambientali” del pianeta. Per cui questa immagine d’archivio rischia di essere l’esotica testimonianza di un paradiso destinato a sparire.
Anche questa immagine delle Vanuatu fa parte delle 35 foto dell’archivio Tci che possono essere acquistate sul sito touringclub.it/kollectium, per ricevere a casa una ristampa d’alta qualità.