di Redazione Touring
Bici: una passione lunga 120 anni. Lo scorso 6 ottobre otto ardimentosi pedalatori hanno voluto ripercorrere, a 120 anni di distanza, la “gita cicloalpina” attraverso il passo del Turlo organizzata nel 1898 da Federico Johnson, primo direttore generale e padre fondatore del Touring, e da lui narrata sul Bollettino Mensile del Tci. Ecco la lettera aperta che i ciclisti di oggi hanno voluto indirizzare a Johnson e a tutti i pedalatori di fine Ottocento
Milano, 6 ottobre 2018
Al Direttore del Touring Club Ciclistico Italiano Cav. Federico Johnson
Caro Federico,
sono passati 120 anni da quando hai portato a termine in quel luglio del 1898 la prima “gita cicloalpina” Milano-Alagna-Macugnaga attraverso il passo del Turlo. Anche se non sono certo se riuscirai a leggere questa mia, vorrei condividere con te alcune riflessioni dopo questa riuscita seconda edizione.
Molte cose sono cambiate da allora, e prima di tutto quella bicicletta che voi chiamavate “macchina”. Ai vostri tempi pesava 25 chili, un peso che giustificava il ricorso ai portatori per salire il passo. Le nostre “macchine” ne pesano 7 e con opportune imbottiture possono essere spinte o caricate sulle spalle se il sentiero è troppo sconnesso. Alcune biciclette, un po’ più pesanti, sono state concepite con ruote più larghe e ammortizzatori per percorrere i sentieri di montagna, ma in questo caso il maggior peso e i battistrada più larghi rendono meno piacevole il pedalare sulle strade asfaltate. L’asfalto! Ha ricoperto ormai quasi tutte le strade in terra battuta che percorrevi per salire i passi alpini. Ha portato con sé veicoli non più spinti dalla forza dell’uomo, ma da motori che bruciano combustibili convertendoli in energia meccanica. E così che migliaia di persone, con l’ausilio di questi motori, hanno potuto raggiungere posti prima accessibili solo con fatica, stravolgendone almeno in parte la natura. I paesi di montagna si sono trasformati in luoghi di villeggiatura e cavi d’acciaio sono stati piantati nella montagna per trasportare sulle vette i turisti che non vogliono muovere un passo.
Forse quello che sembra essere meno cambiato è l’animo umano. Oggi come allora, qualcuno non capisce «che sugo c’è a fare l’alpinista portandosi dietro la bicicletta quando si può lasciarla a casa» ma gli altri, quelli che la salita l’hanno portata a termine, hanno vissuto la vostra identica soddisfazione di aver conquistato la montagna con le proprie forze. Hai fatto molto ai tuoi tempi, caro Federico, per il ciclismo italiano. Sappi che il tuo esempio continua a essere imitato e speriamo lo sia ancora in futuro.
Con riconoscenza
Guido Basilisco con Carla, Ercole, Giovanni, Giuseppe, Luca, Paolo B., Paolo G.
Cronaca della “gita cicloalpina” 2018
Partenza alle 7 da Varallo (453 m), all’incrocio con la strada che al ritorno ci porterà dalla Colma a Civiasco. Si attraversa il paese e in poco più di due ore si raggiunge Alagna (1191 m), Bandiera arancione del Tci. Sosta obbligata al Bar delle Guide dove Nicoletta dell’ente del turismo e Gaia di Monterosa 2000 ci hanno accolto con una lauta colazione. Sempre sui pedali si raggiunge, seguendo le indicazioni per il rifugio Pastore, la mulattiera (1500 m) che porta al passo del Turlo. È il momento di indossare scarpe che permettano di camminare comodamente, perché da qui in poi i tratti pedalabili sono veramente pochi. A complicare la salita, per noi che l’abbiamo fatta con un po’ di pioggia e poi un po’ di neve, c’è il fango che si incastra tra i freni e la ruota, costringendoci a soste per pulire i blocchi di fango con piccoli legni. In meno di quattro ore si arriva in vetta (2738 m) e con altre quattro di dura discesa si raggiunge la strada asfaltata che porta rapidamente a Macugnaga (1327 m). L’accoglienza dei locali è splendida; poi un sonno profondo e ristoratore.
Al mattino dopo, la bicicletta da corsa, portata fino a qui con tanta fatica, regala grandi soddisfazioni e permette di chiudere l’anello senza difficoltà. Giù a palla fino a Piedimulera e poi in fila indiana nel fondovalle fino a Omegna (295 m). Sosta per rifocillarsi al bar sul lago d’Orta, per poi affrontare il passo della Colma (942 m) con un tratto con pendenza dell’11% che fa selezione. Da qui in discesa fino a Varallo su un asfalto liscio come un biliardo e con una vista mozzafiato sui verdi pinnacoli circostanti (82 Km, 4 ore circa da Macugnaga).