di Mario Tozzi
Da anni questi pachidermi invadono i centri storici, scaricando turisti mordi e fuggi che si illudono così di conoscere una città in tre ore
La differenza che c’è fra il turismo frettoloso e la visita ragionata si è accentuata negli ultimi anni e ha trovato il suo punto di crisi nelle città d’arte italiane.
Il discrimine lo fanno i pullman. Quelli gran turismo, che muovono guerra non solo alle città ma anche a quei gioielli che sono i nostri centri più piccoli. Il loro effetto è devastante non solo fisicamente, ma anche culturalmente. Prima di tutto sfigurano i luoghi e ne impediscono il godimento, per chi non sta sul pullman stesso: soprattutto a chi va a piedi e dovrebbe essere incoraggiato a farlo. Ormai non si può nemmeno scattare una foto senza avere l’ingombro visuale di uno di questi bestioni che passa o che è parcheggiato davanti a un sito di interesse. In secondo luogo sono quasi tutti inquinanti e appestano l’aria, soprattutto nelle città di impianto medievale, con strade strette e piccole piazze. Poi, con la loro pesantezza, sfondano l’asfalto e spaccano le strade, marciapiedi, basolati e chianche. Infine, creano ingorghi e occupano le corsie riservate ai mezzi pubblici, rallentando un traffico già congestionato.
Durante il Giubileo del 2000, a Roma, i pullman turistici rimasero confinati nei check-point fuori dal centro e i turisti condotti in città attraverso navette e treni, tenendo conto delle necessità reali di chi ha gravi esigenze di mobilità assistita. La soluzione perciò esiste, basterebbe metterla in pratica, aggiungendo una sovrattassa consistente per scoraggiare ulteriormente l’ingresso nelle città.
Se si vuole visitare questi luoghi, spesso Patrimonio dell’Umanità, ci si va a piedi, perché meritano calma e rispetto. E perché quello è il modo migliore di conoscere realmente i luoghi, i monumenti e magari anche le persone, evitando, infine, il rischio che le città visitate, col tempo, diventino posti solo per turisti, pieni solamente di strutture ricettive, bar e souvenir, ma privi di vera vita cittadina.
Ma il peggio è arrivato negli ultimi dieci anni, quando le cose si sono aggravate attraverso un altro cavallo di Troia per le città più belle e più visitate del mondo: il bus panoramico a due piani che fa il giro del centro e da cui si può scendere e su cui si può salire dove si vuole. Un mezzo che stona perfino a Mosca o a Manhattan, figuriamoci a Firenze o a Verona. Se si aspettava qualcosa di più diseducativo del pullman turistico per ciò che concerne il significato della visita di un luogo, ora è arrivato. Oltre a tutti i danni ambientali e al godimento negato dei luoghi, relativamente ai pullman, questi bus a due piani aggiungono l’illusione che in due o tre ore si sia visitata una città, come se bastasse quel tempo non dico ad avere un’idea, ma nemmeno un flash di Roma piuttosto che di Firenze. Alimentano il turismo mordi e fuggi che tutti, a parole, dicono di non volere, inquinano, rompono le strade, ingombrano: a chi convengono? C’è da sottolineare in particolare che il centro storico più grande del mondo, interamente patrimonio dell’umanità, con un impianto urbanistico medievale e con le emergenze monumentali di Roma, non può tollerare aggressioni così pesanti e, nonostante le promesse della sindaca Raggi di eliminare i pullman dall’inizio dell’anno, non sembra possano essere estromessi dal circuito cittadino. E nulla si dice contro i bus a due piani.