Venezia. Una finestra sul canale

Gianni Berengo GardinGianni Berengo GardinGianni Berengo GardinGianni Berengo GardinGianni Berengo Gardin

Pietro Aretino e Gianni Berengo Gardin hanno condiviso, a 500 anni di distanza, uno straordinario panorama sul Canal Grande. Da uno è nata poesia a parole, dall'altro per immagini

Pietro Aretino e Gianni Berengo Gardin. Un poeta del Cinquecento e un fotografo del Novecento (ma anche degli anni Duemila), raccontano, ciascuno a modo suo, Venezia. Un’inquadratura particolare di Venezia, quella da una finestra all’ultimo piano di palazzo Erizzo Bollani affacciata sul Canal Grande, sul Ponte di Rialto, sulla Pescheria e sul Fondego dei Tedeschi. «Ella è posta in luogo che né ‘l più giuso, né ‘l più suso, né ‘l più qua, né ìl più là ci trova menda» scrive Aretino in una lettera al suo mecenate e ospite Domenico Bollani, proprietario di quel palazzo sul «più degno lato ch’abbia il Canal Grande». Un giorno questa curiosa storia arriva alle orecchie di Berengo Gardin grazie all’allora sovrintendente ai monumenti di Venezia Renato Padoan che in quella casa ci ha vissuto per poi lasciarla in eredità a Italia Nostra: «Era il 2004 e da allora, per molte volte, sono stato in quella stanza più o meno in ogni stagione». Ovviamente con una macchina fotografica in mano perché, da quella, Berengo Gardin non si stacca volentieri. Le sue immagini hanno raccontato l’Italia in tutte le sue più straordinarie sfumature. Per anni ha viaggiato per realizzare i preziosi volumi del Touring dedicati alle regioni e agli Stati europei, una collaborazione che Berengo Gardin ricorda fin nei minimi dettagli accennando spesso ai redattori dell’epoca e a come si lavorava allora. Ma, in anni più recenti, il grande fotografo ha dedicato molto del suo tempo e del suo lavoro a Venezia, dove ha trascorso l’infanzia e la giovinezza e alla quale è molto legato. «Non ho più una casa in città e non ci torno molto volentieri, è faticosa per me, in alcune zone non si riesce nemmeno a camminare, eppure ci tenevo a completare questo progetto anche in memoria del mio amico Padoan che ora non c’è più. Alla fine il Canal Grande è rimasto lo stesso». E, scatto dopo scatto, sempre dalla stessa finestra, Berengo Gardin ha raccontato come la città lagunare è cambiata nel corso degli anni. Un racconto ora pubblicato da Contrasto Books dal titolo La più gioconda veduta del mondo che prende a prestito la definizione data proprio da Pietro Aretino.

Le regate come la Voga Longa e la Storica, le frotte di turisti, le gondole con gli innamorati e i motoscafi con gli sposi novelli. Ma sono soprattutto le scene della quotidianità dei veneziani a catturare l’obbiettivo del fotografo. «Dalla finestra dell’Aretino ho voluto cogliere anche i momenti che aiutano a capire come si vive e come si lavora a Venezia», conferma a Touring Berengo Gardin. E infatti ecco i motoscafi dei vigili del fuoco, quelli dell’ambulanza e le barche per il trasporto di frutta e verdura, che prima erano a remi e ora sono a motore. «Già perché in molti non ci pensano a come vive quotidianamente una città così. Forse se i turisti arrivassero più preparati Venezia soffrirebbe meno», continua provocatoriamente. L’aspetto culturale continua a essere la chiave per conoscere i luoghi e Berengo ha provato a raccontarlo nei suoi tanti volumi dedicati a Venezia: «Il primo risale agli anni Sessanta e quella città non esiste più, purtroppo si è perso il fascino che aveva in alcuni periodi come settembre e ottobre, quando arrivavano i viaggiatori colti, raffinati... Ora è difficile trovare un angolo libero dalla massa, ecco magari qualche campo (piazza, ndr) al ghetto dove ancora oggi i bambini giocano a pallone». Nostalgia e affetto che trasudano da ogni scatto di questo libro di cui proponiamo una selezione di immagini. Una dichiarazione d’amore in bianco e nero che sarebbe piaciuta anche all’Aretino.

Foto di Gianni Berengo Gardin