Olanda. Pedalando sotto il mare

In bici e in barca per scoprire il territorio dei Paesi Bassi che unisce natura e ingegneria, storia e modernità. A ritmo lento e senza fretta, per una settimana in sella che sa di sfida, ma che rinforza l’autostima

Dicono che superare il proprio limite e uscire dalla zona di comfort abbia effetti positivi sulla mente. Approfittare di una vacanza per tentare un’impresa mai provata prima sembra rinforzi l’autostima, aiutandoci a vedere anche la routine quotidiana da nuovi punti di vista. Quando mi hanno proposto di percorrere circa 350 km di pista ciclabile, però, mi sono sorti dei dubbi. Non sono particolarmente sportiva e uso saltuariamente la bicicletta: sarei stata in grado di affrontare una media di 50 km al giorno sul sellino? Meglio la bicicletta muscolare (cioè quella normale) o cedere alla tentazione della pedalata assistita? Dopo un rapido sondaggio fra gli amici ciclisti e molti consigli, alla fine è stata la meta a convincermi. La bella Olanda, famosa per le sue idilliache piste ciclabili, mi ha dato coraggio. Dai meno 4 metri sotto il livello del mare dell’aeroporto di Schiphol, ai meno 2 metri di Amsterdam, fino al Mare dei Wadden e alle sue isole incontaminate, questo Paese ha saputo dare forma all’acqua e al proprio destino, recuperando un terzo del suo territorio sotto il livello del mare, ma soprattutto senza salite! Con 5.046 km di vie d’acqua e 35mila km di ciclabili, il mio viaggio nei Paesi Bassi non poteva che essere in barca e bicicletta. Il connubio perfetto per conoscere il complesso sistema di canali, dighe, mulini, dune e isole, nati dalla sfida permanente con l’acqua di un popolo. Una storia di tenacia e ingegno descritta già da Plinio il Vecchio, proseguita nel Secolo d’Oro e culminata nel 1953 con il Piano Delta, che ha disegnato un nuovo paesaggio olandese e ha regalato all’umanità meraviglie ingegneristiche come gli antichi polder di Alkmaar o Afsluitdijk, una tra le dighe più lunghe d’Europa, con 32 km di ciclabile che saranno l’ultima fatica della mia avventura. Meglio, però, cominciare il racconto dall’inizio. All’appuntamento per l’imbarco all’Oosterdok del Nautisch Kwartier di Amsterdam sono già emozionata come una bambina. La mia barca è ormeggiata sotto al Nemo, il museo disegnato da Renzo Piano come il profilo della prua di una nave che sta per salpare (o affondare?). Per una settimana di giorno pedalerò e di notte dormirò sulla Lena Maria, un bel barcone largo e comodo, che sembra quasi un rimorchiatore.

A poppa, accanto ai tavoloni di legno – perfetti per ammirare il panorama durante la navigazione – c’è abbastanza spazio per accogliere le biciclette di tutto il gruppo di ciclisti a cui mi sono unita. Sui moli vicini, altre barche e altri equipaggi che armeggiano con manubri e sellini: si preparano a levare l’ancora per la loro avventura, proprio come noi. Forse per la prima volta nella mia amata Amsterdam avverto davvero la presenza del mare. Quando, nella luce dorata del mattino, il ponte girevole si apre per farci uscire dal porto, navighiamo fra gigantesche navi da crociera, a babordo l’antica Centraal Station, a dritta l’avveniristico museo del cinema Eye. La Lena Maria imbocca canali sempre più stretti e punta a nord. La prima fermata infatti è Zaandam, a 15 minuti di treno da Amsterdam. Chi non arriva qui in barca, però, si perde la possibilità di capire qual è il legame con l’acqua e il mare di questa regione industriale da sempre. Finalmente sbarchiamo e cominciamo a pedalare. Ci aspettano i famosi mulini a vento di Zaanse Schans ritratti in ben 25 dipinti e 9 disegni da Monet durante il suo soggiorno nel 1871. Spazzati via dalle macchine a vapore, oggi sono rimasti circa una dozzina di mulini storici, ma durante il Secolo d’Oro qui erano 600, mentre ad Amsterdam soltanto 30. Con la forza del vento, oltre a pompare fuori l’acqua dai polder, si faceva un po’ di tutto, dai tagli del legname per le barche alla macina di cacao, caffè e minerali per i colori. Oggi il paesino sull’acqua è delizioso, i volontari in costume tradizionale simpatici, ma per evitare le orde di turisti meglio arrivare presto la mattina (dezaanseschans.nl). Così si ha il tempo di curiosare fra i piccoli musei con calma, assaggiare il formaggio prodotto nel caseificio Catharina Hoeve e scoprire che proprio qui nel 1887 fu aperto il primo negozio di Albert Heijn, l’Esselunga olandese. A Zaandam meriterebbe una visita anche la casa dove abitò lo zar Pietro il Grande nel 1697, che oggi è la più antica in legno sopravvissuta nei Paesi Bassi (czaarpeterhuisje.nl), ma abbiamo davanti ancora tanti chilometri per raggiungere il punto di incontro con la Lena Maria ed è meglio risalire in sella.

Fischiettando in bicicletta mi guardo attorno e mi sembra di essere in un paesaggio della Lego. Quelle meraviglie dove tutto funziona perfettamente, con i campi e le casette ordinate, le lucine che lampeggiano e piccole barche. Tutti gli itinerari ciclabili sono ben indicati con numeri diversi e ogni tanto ci imbattiamo anche in cartelloni con mappe e informazioni. Noi seguiamo la ciclabile numero 59 e prima di arrivare ad Alkmaar dobbiamo anche attraversare un canale a bordo di un pontone che scorre lungo una catena e che si aziona a mano. Si chiama “Zelfbedieningspontje Oostknollendam” (traghetto self service) e trasporta al massimo sette ciclisti per volta. Percorsi circa 40 km, ci troviamo già alle spalle del Mare del Nord. L’Olanda è piccola, ma piena di avventure divertenti e il mio fondoschiena, anche grazie ai pantaloncini imbottiti da ciclista, non mi preoccupa affatto. Certo non quanto le dune che dovremo affrontare domani. In fondo qualche salita c’è anche qui, ma secondo chi se ne intende il vero ostacolo per il ciclista può essere il vento avverso. Intanto ci godiamo Alkmaar, che vanta un altissimo numero di edifici storici ed è sorta su un territorio strappato all’acqua del mare e dei numerosi laghi. Famosa per i suoi antichi polder, patrimonio dell’umanità Unesco, e per il suo pittoresco mercato del formaggio del venerdì, si trova a pochi minuti dalle dune, di fondamentale importanza per la protezione delle coste e grande attrazione turistica. E infatti le dune sono bellissime, coperte di boschi, di sabbia e di erica. Si affacciano sul mare, salgono e scendono, regalando scorci incantevoli.

Raggiunta Den Helder, troviamo la fedele Lena Maria ad attenderci al posto prestabilito, con una ristoratrice cena pronta in tavola e una bella sorpresa. Proprio accanto alla barca, dalle acque del canale ci guarda con il muso da cane e gli occhi liquidi una foca grigia. Si chiama Bertus e pare sia una celebrità da queste parti. Vive nel porto da anni in cerca di spuntini gratis, scomparendo d’inverno e tornando a ogni primavera. E domani all’alba si salpa per il Mare dei Wadden, uno degli ultimi grandi ecosistemi rimasti, dove i processi naturali continuano a funzionare in gran parte indisturbati. Un delicato mondo di sabbia, fango e maree protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità e noto anche con il nome tedesco di Wattermeer. Il nostro prossimo porto è a Texel, la più grande delle isole Frisone, che ha una superficie di circa 500 kmq e circa 14mila abitanti. Con 30 km di spiagge, sette villaggi caratteristici e un antico faro, Texel è perfetta per le vacanze, non soltanto in bicicletta. La ciclabile più famosa d’Olanda, la Thijsse Route, permette di raggiungere in sella anche l’unica area dei Paesi Bassi dove il Mare del Nord ancora affluisce liberamente, la riserva naturale De Slufter. Un’oasi di incredibile bellezza, popolata da centinaia di uccelli, attratti da una costellazione di lagune brulicanti di vita e di cibo. Il cielo blu e la spiaggia candida sembrano quelli dei Caraibi, ma il tuffo rinfrescante in mare mi ricorda velocemente che questo è Atlantico. E poi ci sono le foche. Non soltanto quelle accolte e curate dal centro di riabilitazione per animali marini Ecomare (ecomare.nl), ma anche quelle libere che si incontrano durante le crociere turistiche, mentre aspettano pigramente l’alta marea sulle secche in mezzo al mare. È difficile lasciare questo paradiso e i miei compagni di pedale, ma è arrivato il momento della mia sfida in solitaria. Ritornare ad Amsterdam pedalando lungo la grande diga: 32 km di ciclabile in mezzo al mare. Inaugurata nel 1932, l’Afsluitdijk è una diga di chiusura, che in un colpo solo trasformò lo Zuidersee da mare interno in lago, lo IJsselmeer. Come si spiega anche nel centro visite sul versante est della diga, questa fu la storica impresa di un popolo che scelse di andare oltre il proprio limite. E nel mio piccolo, questa è stata la mia avventura fuori dalla zona di comfort. Se ci sono riuscita io, lo possono fare tutti. Io rimonterei subito in sella. E lo farò.