di Vittorio Emiliani | Illustazioni di Franco Spuri Zampetti
La Bandiera arancione romagnola è ricca di storia ma anche di sapori
Brisighella (Ravenna) è Bandiera arancione Touring e si merita davvero questa qualifica. La città medievale è dominata da tre pinnacoli con la Torre dell’Orologio, il santuario di Monticino e soprattutto la potente Rocca della famiglia faentina dei Manfredi. Tre certezze. Meno certa l’origine del toponimo Brisighella: forse dal celtico brix (altura, terreno scosceso), forse dal latino brassica, cavolo. O, ancora, dai dialettali brisca (favo o vespaio) e brìsul (briciola, ma anche piccolo campo a coltura). Qualcuno vi legge un’eco della dominazione veneziana, che completò la più imponente fra le torri cilindriche della solidissima Rocca. Dunque, terra di torri e di guerrieri Brisighella, a partire da Maghinardo Pagani da Susinana, ma ancor più di cardinali: ben nove fra nativi e oriundi, da Agostino Galamini (1552) al più noto di tutti, quel Bernardino Spada (1594) che alza a Roma il magnifico Palazzo Spada con una galleria delle più splendenti. Ma vi sono pure il francioso Naldi de la Bourdasière, figlio di un guerriero brisighellese borbone sepolto a S. Luigi dei Francesi a Roma; Giacomo Cattani (1823); Michele Lega (1860); un Rondanini e un altro Spada nati a Roma però da famiglie di Brisighella; nel ’900 il prefetto della Casa Pontificia Dino Monduzzi (1922), morto qualche anno fa, e il vivente Achille Silvestrini (1923), “don Achille” per gli amici, gran diplomatico e ministro degli Esteri della Santa Sede con Agostino Casaroli. Nell’arioso e ben conservato centro storico collinare attrae sempre la Via degli Asini, una strada porticata che serviva da difesa e da transito protetto per le carovane di animali recanti carichi dalle cave di gesso o derrate alimentari. Via divenuta sopraelevata con la creazione di sottostanti botteghe, magazzini e ricoveri. Nel borgo antico, la Fontana Vecchia del 1490 e numerosi i palazzi di notevole dignità. Bella la chiesa dell’Osservanza, con una tela importante del Palmezzano. Appena fuori, le pievi di S. Maria in Tiberiaco che si vuole risalente all’imperatore bizantino Maurizio (582-602) e la pieve del Thò, affascinante forte romanico prima dell’anno Mille. Importanti i Musei del lavoro contadino alla Rocca, con 2.400 oggetti rari, e della Resistenza, qui attiva e valorosa, a Cà Malanca. Non dimenticate di rivolgere un augurio al bel teatrino neoclassico (1832) intitolato al soprano brisighellese Maria Pedrini (1910), ai suoi dì ottima Aida, per il cui restauro sono arrivati or ora i primi fondi. Siete nel cuore della Romagna collinare, quindi del vino sangiovese, dei formaggi pecorini (magari stagionati nelle cave), delle pregiate carni della Mora romagnola, razza suina da poco recuperata, ma vi accolgono pure il carciofo moretto e la spoja lorda, sfoglia fresca ripiena di ricotta, raveggiolo o squacquerone, parmigiano, uova e noce moscata. Gran finale: a Brisighella si produce un olio d’oliva dop che ormai vince ogni gara nazionale. Che più?