Toscana. Piccolo itinerario etrusco

Popolo misterioso e affascinante, gli Etruschi hanno lasciato tracce importanti soprattutto in Toscana. La scrittrice Maria Pace Ottieri ci racconta il territorio tra Chiusi e Chianciano Terme, entrambi Bandiera Arancione Tci. Per scoprire le meraviglie del passato, ma anche quelle del presente

Da dove venivano gli Etruschi? Erano un popolo emigrato dall’Anatolia (l’odierna Turchia orientale), come sosteneva Erodoto, o già stanziato da tempo in Italia come pensava Dionigi D’Alicarnasso? L’enigma, che non ha mai smesso di appassionare gli studiosi, è ancora dibattuto a colpi di studi sul dna degli abitanti dei paesi toscani di oggi lasciando aperte entrambe le ipotesi.     Se la discendenza genetica resta incerta, è invece indubbio che degli Etruschi sopravviva intatto il fascino. Come scriveva Vincenzo Cardarelli in Il cielo sulle città, «Essi recarono la luce mediterranea fin nelle più remote caverne dell’Appennino». Sarà per l’unicità della loro lingua e del modo in cui vivevano, per molti aspetti più avanzato di quello dei popoli loro contemporanei, o per il fatto che di loro ci resta soprattutto l’arte funeraria che ci parla di una concezione lieta e saggia della morte, ma è certo che la cultura di questo popolo che ha attraversato quasi per intero il I millennio a.C., continua a scorrere, come un fiume sotterraneo, in quel pezzo d’Italia che si estende tra i fiumi Arno e Tevere.
L’Etruria non fu mai uno Stato unitario, ma una federazione di dodici città con una propria autonomia di governo e spesso in contrasto fra loro.  
La Dodecapoli era formata da Veio, Cerveteri, Tarquinia, Vulci, Orvieto, Chiusi, Vetulonia, Volterra, Perugia, Cortona, Arezzo, Fiesole e solo più tardi, in sostituzione di alcune di esse decadute per la crisi economica e politica, Pisa, Populonia e Roselle. 
A 2.500 anni di distanza, le dodici città della federazione si sono ritrovate per lanciare quattro itinerari sulle tracce degli Etruschi e dei loro segreti, tra paesaggi incantati, siti archeologici straordinari e prodotti della terra: le Vie dell’acqua, le Vie del vino e del sale, le Vie dell’olio e del grano e le Vie dei boschi.

Non potendo raccontarveli tutti, vi proponiamo un ideale punto di partenza: Chiusi, Clevsin o Camars per gli Etruschi, una delle città più antiche e potenti, lucumonia del mitico re Porsenna che 
osò assediare Roma. La sua posizione centrale tra Toscana, Umbria e Lazio, a metà strada tra Roma e Firenze, sul colle dell’antico fiume Clanis, il cui bacino è oggi la val di Chiana, ne fa un baricentro di questo territorio. Non solo. Bandiera arancione Tci, Chiusi è un esempio perfetto della nostalgia che tuttora permea i toscani per l’aureo periodo della dodecapoli: Etrusco si chiamano alcuni vecchi chiusini, a Porsenna e Arunte (il figlio) sono initolate strade e nei ristoranti si mangia ancora il brustico, pesce di lago arrostito su un letto di canne che faceva parte della tradizione culinaria degli antichi fondatori. 
Non si sono ancora perse le speranze di scoprire il leggendario mausoleo del re Porsenna descritto da Plinio il Vecchio con cinque piramidi a custodia di un carro trainato da quattro cavalli, una chioccia con cinquemila pulcini e un sarcofago, tutto d’oro massiccio. 
L’incredibile costruzione non è mai stata ritrovata, ma, a mano, i tenaci cittadini del Gruppo archeologico di Chiusi hanno scavato il labirinto di cunicoli sotterranei profondi fino a 30 metri che doveva proteggerla e che con ogni probabilità serviva agli Etruschi per canalizzare e drenare l’acqua piovana. Il cosiddetto Labirinto di Porsenna è una visita suggestiva e peculiare anche per via delle oltre 500 iscrizioni disseminate nei cunicoli su urne e tegole tombali che ne fanno il primo museo interamente dedicato all’epigrafia etrusca.

Al di là delle leggende, Chiusi vanta un Museo Archeologico nazionale tra i più importanti per la ricchezza dei reperti e la presenza del bucchero, un tipo di ceramica fine, leggerissima e nera; e una varietà di interessanti e ben conservate tombe: la Tomba della Scimmia, scoperta nel 1846 da Alessandro François, con affreschi raffiguranti giochi in onore della defunta, che vi assiste seduta sotto un ombrello parasole, ma anche le Tombe della Pellegrina, del Leone e del Colle. 
Se si vogliono seguire le tracce degli Etruschi senza allontanarsi troppo, le mete non mancano. A Sarteano, Bandiera arancione a pochi chilometri da Chiusi, si è aperta da pochi anni la Tomba della Quadriga Infernale, scoperta nel 2003 nella necropoli delle Pianacce, con i defunti distesi a banchetto in un aldilà oscuro, dominato dal terribile carro demoniaco e dalla sua nube nera.
Nella vicina Chianciano, il paese vecchio ospita il Museo Civico Archeologico delle Acque, dove, oltre alla più importante collezione esistente di canopi, urne cinerarie in forma antropomorfa dell’età arcaica spicca la ricostruzione della sontuosa Tomba del Principe e di un’antica fattoria etrusca col suo impianto si spremitura delle uve.

Spostiamoci a San Casciano dei Bagni, un altro bellissimo paese medioevale – anch’esso Bandiera arancione Tci –, per visitare gli ultimi, recentissimi scavi della necropoli di Balena, nei pressi di Celle sul Rigo, di fronte al Monte Amiata, che restituiscono l’interessante spaccato di una comunità etrusca nel periodo della romanizzazione, con iscrizioni bilingue e numerosi ex voto per la salute ritrovata, depositati sul fondo della sorgente Doccia della Testa.
Gaudenti, ma anche attenti al corpo e alla salute, gli Etruschi conoscevano bene le proprietà delle acque termali di cui la zona è ricchissima: la tradizione vuole che fosse Porsenna a fondare i Bagni Chiusini sfruttando le 42 sorgenti 
di San Casciano di acque solfato-calciche-magnesiche, a 40 °C, che fanno bene alla pelle, alle vie respiratorie e se bevute, curano il fegato. Da allora le terme di San Casciano dei Bagni sono state frequentate ininterrottamente e oggi il complesso termale e alberghiero che le gestisce è annoverato fra i dieci più importanti stabilimenti termali nel mondo. Re Porsenna aveva visto lungo.