Volontariato attivo, i cittadini si prendono cura dell’Italia

Tino MantarroStefano Brambilla

Un convegno di Touring e Fondazione Cariplo per confrontarsi su beni comuni e partecipazione dei volontari alla gestione e alla valorizzazione del Patrimonio italiano

 C’è un’energia positiva neanche tanto nascosta che anima ormai un milione di volontari impegnati quotidianamente a prendersi cura del bene comune. Beni materiali e immateriali che possono coincidere con la proprietà privata o con la proprietà dello Stato ed esprimono dei diritti inalienabili dei cittadini. «Cittadini attivi e consapevoli, come gli oltre 2.300 volontari per il Patrimonio culturale italiano del Touring Club Italiano che ogni giorno si adoperano per tenera aperta una preziosa chiesa sbarrata da anni o un piccolo museo che altrimenti non potrebbe svelare il suo tesoro» come ha spiegato la vicepresidente del Touring Club Italiano, Claudia Sorlini. Oppure come i giovani volontari che a Caserta si occupano di un’area verde in stato di abbandono e a Monza si sono fatti carico di un campo incolto per trasformarlo in un fertile orto sociale; o ancora, quelli che si sono impegnati per far rivivere un pezzetto delle antiche mura di Siena avvolte dall’edera e dimenticate da decenni. Organizzati in 46mila associazioni, alcune grandi e storiche come il Touring Club e Legambiente, altre piccole o piccolissime con un compito spesso limitato a una sola iniziativa, sono oltre un milione i cittadini che si impegnano per i beni comuni e per fare comunità, perché questo tipo di associazionismo è il cemento dello stare insieme e serve a creare un ambiente migliore, in cui si vive bene, proprio perché dietro ci sono persone in carne e ossa. Sono loro la colonna dorsale di quell’Italia che si prende cura dell’Italia, protagonista del recente convegno organizzato a Milano dal Touring Club Italiano e dalla Fondazione Cariplo in collaborazione con Labsus-Laboratorio per la Sussidarietà, presieduto dal consigliere Touring Gregorio Arena

È un’Italia che spesso, quasi a sua insaputa, si scopre capace di inventare un’azione concreta per migliorare la città in cui si vive. Come Duccio Nello Beccantini, presidente dell’associazione Le mura di Siena, che nel 2015 insieme a quindici amici ha deciso di rimboccarsi le maniche e far qualcosa per riportare letteralmente alla luce le mura della città. «Erano tutte avvolte dall’edera, quasi non ci si rendeva conto della loro esistenza, tra alberi ed erbacce» ha raccontato. All’inizio Beccantini e i suoi erano armati di semplici forbici da potatura e di buona volontà. «Abbiamo ripulito un primo tratto e son piovuti complimenti, bravi, bene e altri si sono uniti per continuare l’opera». Oggi i soci dell’associazione sono diventati 200, dalle forbici sono passati a progetti di valorizzazione delle mura e delle porte per la fruizione turistica. L’esempio concreto che l’impegnarsi di un piccolo gruppo svolge un effetto moltiplicatore e porta altri a seguirne i passi. è la stessa logica che sottende l’impegno per i beni comuni sottoscritto al termine del convegno milanese oltre che dal Touring Club Italiano e dalla Fondazione Cariplo, anche da Cai, Caritas, Legambiente, Fai e Slow Food. Un impegno articolato in sei punti che si ancorano ai dettati della Costituzione laddove all’articolo 4 ricorda che «ogni cittadino ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la proprio scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società». E all’articolo 9 sottolinea che la «Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, e tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».

E per farlo a tutti i livelli favorisce «l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà». Principi che sono stati spesso richiamati durante l’incontro milanese, nella convinzione che «se si arricchiscono, arricchiscono tutti; se si impoveriscono, impoveriscono tutti». E messi in pratica da «patti di collaborazione» stipulati tra cittadini e amministrazione: un processo relativamente nuovo, in cui cittadini volontari si fanno promotori di una iniziativa sociale e coinvolgono le amministrazioni per lavorare insieme. Nella consapevolezza – sottolineata in diversi punti dell’impegno sottoscritto dalle associazioni – che i cittadini e le organizzazioni «che si prendono cura dei beni comuni sono una ricchezza che va incentivata grazie allo sviluppo di una cultura di condivisione». Cultura che serve a creare senso di appartenenza e accrescere il senso civico, ma «contribuisce anche a produrre conoscenza e valorizzare i territori». Che, a ben vedere, da 125 anni sono proprio i valori fondanti del Touring Club Italiano.