di Tino Mantarro
Musei, hotel e souvenir: un'isola ai piedi di Ronaldo
Sembra la capanna di un naufrago, invece è una specie di tempietto voitivo dedicato al culto di São Cristiano da Funchal. Un tripudio di bandiere portoghesi, maglie da calcio della nazionale lusitana e del Real Madrid, quadri piuttosto pacchiani, piante d’appartamento e murales slavati dal sole che riproducono immagini di Cristiano Ronaldo; accanto troneggia l’immancabile statua della Madonna di Fatima e una gigantografia di James Dean. L’ha costruito, a bordo della provinciale, José Nogueira, 60enne ex manovale, uno dei tanti officianti del culto di São Cristiano. «O Cristiano – perché qui è semplicemente, Cristiano – non è un calciatore, è il calciatore migliore del mondo, il migliore di tutti i tempi. È un re, il re di Madeira».
In molti sull’isola condividono la sua ammirazione smisurata per l’uomo che ha messo Madeira sulla bocca di tutti. Ma se l’altarino di José Nogueira è puro folklore non altrettanto si può dire per il Cr7Museum, uno dei due unici musei – l’altro in Brasile, a Santos, celebra O’ Rei, Pelé – dedicati a un giocatore di calcio, per giunta in attività. Si trova al porto di Funchal, davanti a una statua di bronzo non proprio ben riuscita che riproduce il calciatore a grandezza naturale. Statua immortalata in migliaia di selfie, specie in quelli di chi scende dalle navi da crociera che attraccano poco distanti. Si trova in praça Cristiano Ronaldo, all’interno della struttura che ospita anche il Pestana Cr7, il primo tra gli hotel della catena posseduta al 50% dal calciatore e per il restante dal gruppo alberghiero Pestana, il cui proprietario è originario dell’isola. Il museo (privato) è diretto dal fratello del calciatore e dalla sua apertura nella nuova sede, nel 2017, ha giù avuto oltre 300mila visitatori. Il che vuol dire che un decimo delle persone che arrivano a Madeira sono disposti a pagare 5 euro per visionare la collezione sempre crescente di trofei, magliette e scarpe da calcio dell’attaccante juventino. «Arriva ogni tipo di turista, non solo l’amante del calcio» spiegano, mentre con orgoglio mostrano i totem dove si possono ripercorrere le tappe della carriera di Ronaldo.
Tappe, almeno quelle infantili, che a Madeira si possono ripercorre anche fisicamente, se solo ci si volesse impegnare in un Ronaldo Tour. Sulle colline di San Antonio c’è il campo dell’Andorinha, la prima squadra dove un settenne Ronaldo iniziò a tirare calci al pallone. Qui i ragazzi della scuola calcio indossano con orgoglio la maglietta che celebra o primeiro golo del campione. Lo stesso orgoglio con cui Fernando da Costa, ex magazziniere del Nacional – una delle due squadre di Funchal –, guida i curiosi nel museo dei cimeli della squadra, tra coppe di tornei minori, gagliardetti e fotografie dell’eroe che a dieci anni alza la sua prima coppa. Il museo si trova all’interno dello stadio abbarbicato sulle montagne che dominano la città. È lo stadio dove Cristiano Ronaldo giocò tra i 10 e i 12 anni prima di fare il salto e trasferirsi a Lisbona, allo Sporting, in continente. Anche se non ci vive da oltre 20 anni Ronaldo a Madeira è ovunque: nei negozi di souvenir che vendono maglie farlocche, nei quadretti ricordo, sulle cartoline Olà da Madeira, nelle pubblicità della sua linea di abbigliamento intimo. Sua madre solo per essere sua madre è la testimonial della frutta di Madeira, orgoglio dell’agricoltura isolana. Mentre la faccia sorridente e ingellata del figlio occhieggia dalle pubblicità degli autobus, per promuovere la donazione di sangue. Ma il pellegrinaggio non può dirsi completo senza vedere il grande murale che il municipio di San Antonio ha dedicato al calciatore nato in una casetta, adesso distrutta, a Quinta Falcão, la zona più povera del quartiere. Qui dove è cresciuto tutti conservano un ricordo di quando tirava i primi calci al pallone: lui è semplicemente O filho da terra, il figlio della terra, orgoglio di Madeira.