di Paolo Araldi | Foto di Paolo Araldi
Grazie all’intervento di un mecenate gallerista, uno degli edifici più affascinanti della città sta tornando agli antichi splendori. Con un progetto tutto contemporaneo: trasformarlo in un attraente polo per artisti e appassionati d’arte di tutto il mondo
C’era una volta un cancello a Palermo (nello storico quartiere della Kalsa), a volte aperto molto più spesso chiuso che, dalla scalinata di piazza S. Spirito, conduceva a quella che, fin dalla sua costruzione ottocentesca, è sempre stata chiamata la Passeggiata delle Cattive. Questo originale camminamento sospeso con vista mare doveva donare alle Cattive, dal latino captivae, ovvero prigioniere del dolore (in sintesi le vedove del mare), un po’ di sollievo e privacy lontano dagli occhi indiscreti dei palermitani. Gli unici a vederle sempre erano gli ospiti di Palazzo Butera, ma sicuramente ci facevano poco caso. La potente famiglia dei duchi Branciforti che lo fece costruire a partire dal 1692 aveva troppo da fare tra gestire mille altri palazzi e ospitare il meglio della cultura mondiale che non saltava mai Palermo durante il Grand Tour. Nel corso dei secoli il palazzo (settemila metri quadri, 118 finestre) è stato ampliato, decorato, abbellito, ma anche deturpato, abbandonato, trasformato (persino in una scuola negli anni Settanta del Novecento) e, per ammirarlo almeno da fuori, in alcuni periodi bisognava solo sperare che quel cancello di piazza S. Spirito fosse aperto. Poi nel 2015 la rivoluzione: il collezionista, ex broker, ex docente di storia del design industriale, non palermitano Massimo Valsecchi e la moglie Francesca Frua De Angeli acquistano Palazzo Butera (palazzobutera.it) con l’intento visionario di restituirlo alla città sotto forma di grande laboratorio della contemporaneità.
Il battesimo del fuoco, a restauro ancora parziale, in occasione di Manifesta12, la Biennale europea d’arte contemporanea del 2018. In quell’occasione migliaia di appassionati di tutto il mondo (più di 200mila i biglietti venduti dell’evento) hanno avuto la prima opportunità di entrare nelle sale dei tre piani del palazzo. Dalla Sala delle Cavallerizze, un tempo destinata alla sistemazione di cavalli e carrozze, alla Sala della Radice dove la jacaranda del cortile ha trovato vita sotto il pavimento in un canale delle acque piovane rivestito di maioliche del Sette-Ottocento, naturalmente lasciate a vista tramite una copertura in vetro. Conclusa la manifestazione, oggi il progetto ancora in corso di allestimento prevede al piano ammezzato l’accoglienza-residenza per artisti e studiosi provienienti da tutto il mondo. Il primo piano nobile, dove risiedono i coniugi Valsecchi, sarà anche luogo di progetti site-specific di artisti contemporanei come quello di Anne e Patrick Poirier nella Sala Gotica a fianco della quale altri spazi ospiteranno workshop, convegni e summer school. Non mancano anche due ristoranti: Madoni Eat (madonieat.com) e Le Cattive-caffè, vino, cucina (lecattive.it) gestito dalla famiglia di produttori di vino Tasca d’Almerita. Proprio da qui si accede alla Passeggiata delle Cattive, una precisa decisione di Valsecchi che questo accesso al belvedere l’ha fortemente voluto forse per scongiurare i cancelli chiusi del passato. Una gatta del rione, da quando è aperto il cantiere, senza chiedere permesso, ha preso possesso del palazzo e lo segue passo, passo, salone per salone e quando Valsecchi si allontana per qualche giorno, aspetta al portone il suo ritorno. Prigioniera anche lei del suo dolore che, per fortuna, poi passa.