di Vittorio Emiliani
A Pieve di Cento si cammina nella storia. Borgo eccellente dell’Emilia Romagna, dopo il terremoto ha riaperto musei, scuole d’arte e di musica
Anni fa andai a Pieve di Cento, antica e accogliente cittadina della Bassa bolognese, divisa dal Centese dal turbolento fiume Reno, trovando che tutto era restaurato e ben tenuto: la bella Collegiata che un tempo, pensate, era costellata di quadri di Guido Reni, di Guercino, di Lavinia Fontana, in parte “emigrati” altrove nell’800, nel centro storico la Casa degli Anziani (1272), col colonnato ancora tutto di legno, remota stazione di posta per viandanti e pellegrini, e, con colonne pure di legno, la prima sede del Comune; quindi il delizioso Teatro bomboniera (1859) al primo piano del Palazzo Municipale esso pure elegante. Ambientato dentro Porta Asia, il Museo della Canapa, ricchezza e fatica di queste zone, il Museo della Liuteria col Paganini della chitarra, Luigi Mozzani, faentino (1869-1943), che dopo tante tournée internazionali si stanzia qui e fonda una scuola di liuteria. Non poteva mancare una ricca pinacoteca d’arte, da Simone de’ Crocifissi trecentista bolognese a Pirro Cuniberti pittore e designer dei più moderni. E pure il Museo Magi ’900, privato, con 9mila mq di spazi espositivi per Morandi, De Chirico, Fontana e altri ancora.
Nel 2012 Pieve di Cento ha subìto le drammatiche scosse del terremoto emiliano, a partire dalla grande Collegiata dove è crollato il soffitto. La chiamata a raccolta cittadina è stata immediata, efficace. Si è studiato un piano generale di ristrutturazione e di riallestimento dei numerosi musei civici. Per cui tutto il patrimonio storico-artistico che ho descritto poco sopra, lo ritrovate, di fatto, restaurato e fruibile. A partire dalla Collegiata, chiesa-museo.
Nella Rocca trecentesca si è creato un Museo diffuso con la storia di una comunità coesa e orgogliosa. La Rocca, presso la poderosa Porta Bologna, risale al 1380, opera di Antonio di Vincenzo, autore a Bologna del grandioso S. Petronio. I nuclei abitati qui si saldano tardi attorno alla pieve in una zona più alta rispetto alle vastissime paludi circostanti. Nel 1376 nasce il Comune, più legato a Bologna che a Ferrara nonostante la dominazione estense dell’intero Cinquecento e l’inclusione, con i Papi, nella Legazione ferrarese. In quel periodo vive qui una comunità ebraica importante, ben ricordata dall’integro Borgo dè Zudèi.
Se fate ora il giro del perimetro fortificato del centro storico pievese, capirete meglio, porta dopo porta, la storia e l’attualità di questa città così attenta alla cultura e all’educazione: c’è un Museo della musica vicino al Teatro intitolato alla virtuosa soprano Alice Zeppilli, ma, nella fantasiosa Porta Ferrara dai merli bentivoglieschi ci sono pure la Scuola di liuteria e, nella Casa della Musica dell’architetto Mario Cucinella, la scuola media a indirizzo musicale. «E ora?», chiesi anni fa a Graziano Campanini, assessore alla Cultura per un ventennio. «Ora ci occuperemo dell’archeologia, del Villanoviano, ricco dalle nostre parti».
A Pieve di Cento son fatti così.