Piemonte: sacrosanto silenzio

Alberto ConteGetty ImagesGetty ImagesAlberto ConteArchivio fotografico VisitPiemonte /G.Perottino, GettyImages

Lungo la Via Francigena piemontese, due giovani riscoprono la loro regione. Itinerari dove natura, architettura e spiritualità si fondono. E lasciano senza parole

Erica e Alessandro hanno 29 anni e fanno coppia fissa dal liceo. Lei ha i capelli rossi raccolti in una treccia, un accenno di lentiggini e uno zaino più grande di lei. Lui è castano, abbronzato, la barba di chi non si rade da qualche giorno, uno zaino altrettanto grande, e la tiene per mano. Mentre mi parlano si guardano spesso negli occhi, e sorridono. «Ci piace camminare, scoprire cosa c’è di bello nella nostra regione. Ogni viaggio è una scoperta», racconta Erica. Li incontro per caso, una mattina di settembre, al santuario di Oropa, nel Biellese (vedi box). Sono saliti a piedi da Santhià seguendo il Cammino di Oropa, un ramo laterale della Francigena che collega questo santuario e quello sottostante di Graglia alla Via principale.
Italiani popolo di santi, poeti e camminatori, verrebbe da dire. Le antiche vie di comunicazione, percorse a piedi o in calesse, si sono caricate di significati e di luoghi di sosta e di culto. Passavano i pellegrini, che in fondo sono stati i primi turisti– nell’accezione di coloro che viaggiano non per necessità, ma per scelta –, passavano le merci. Da Santiago de Compostela a Roma, da Canterbury all’Italia attraverso la Francia, se è vero che tutte le strade porta(va)no a Roma, il luogo di passaggio è sempre stato il Piemonte e i suoi valichi alpini.
 

E qui in Piemonte la Francigena si ramifica: c’è il tratto più conosciuto, la Via Francigena di Sigerico, che scende dalla Valle d’Aosta a Ivrea e Vercelli e prosegue poi nel Pavese; e poi c’è la Via Francigena della Valle di Susa, che nel tratto Moncenisio-Arles si collega con il Cammino di Santiago de Compostela; raggiunge Torino, prosegue per Asti attraverso il Monferrato, poi tocca Tortona e da qui prende la via del mare, arrivando in Liguria. Oggi la Via Francigena piemontese è un suggestivo cammino culturale, naturale e artistico in paesaggi di intatta bellezza, arricchito da innumerevoli opere d’arte.  
Anche se stanno percorrendo antiche vie di pellegrinaggio, Alessandro ed Erica non si definiscono pellegrini. Perlomeno, non nel senso tradizionale del termine. «Ci piace quando la bellezza della natura si sposa con le meraviglie create dagli uomini, quando possiamo stare in silenzio a riempirci gli occhi di tanto splendore. Sono pochi i nostri coetanei che condividono questo desiderio, ma non importa. Anzi, è meglio così, ci sono posti dove non si può essere una folla».
Ci sediamo a parlare, nella brezza del mattino. Alessandro mi parla della Sacra di S. Michele Arcangelo, di cui è innamorato. Situata all’imbocco della val di Susa, l’abbazia di S. Michele della Chiusa, questo il suo nome esatto, risale al X secolo ed è una delle più importanti architetture romaniche d’Europa. Monumento simbolo del Piemonte, sembra più una fortezza che una abbazia, arroccata com’è a 960 metri di altitudine sulla vetta del monte Pirchiriano, letteralmente: la punta della montagna sbuca nel pavimento della chiesa.

 

Erica, da parte sua, ha scoperto l’abbazia di Vezzolano, nel tratto di Francigena che da Torino porta ad Asti. Tra i più importanti monumenti medievali del Piemonte, si trova ad Albugnano e la leggenda, racconta, ne fa risalire la fondazione a Carlo Magno. L’esterno mostra tratti elegantemente romanici, l’interno è un mix di gotico e romanico. «Nel chiostro ci sono affreschi del Trecento, non avevo mai visto un chiostro affrescato», si emoziona. Ma forse la cosa più importante è come ci si arriva, a Vezzolano, prosegue. A piedi da Albugnano, con una camminata di mezz’ora, fattibile per chiunque, ma che regala scorci di rara bellezza nel verde e momenti di pace interiore.
Del resto, anche Asti e la sua provincia custodiscono molti capolavori del romanico, a cominciare dal capoluogo, con il battistero (del VII secolo) e la cripta di S. Anastasio (VIII secolo). Vicino ad Alessandria l’abbazia benedettina di S. Giustina di Sezzadio, fondata nel 1030, conserva un magnifico pavimento musivo; a Tortona la cattedrale paleocristiana di S. Maria Canale è
il più antico edificio romanico della cittadina. In tutto il Piemonte, la mappa del romanico si sovrappone a quella della Francigena: ogni provincia, ogni paese ha il suo tesoro d’arte e di storia. Ancora più bello se riscoperto a piedi, con lentezza.

l cammino dei due giovani è partito da Ivrea, il cui Duomo racconta una storia millenaria che va dal romanico delle origini (IX secolo) al barocco e neoclassico dell’attuale facciata. Presto ridiscenderanno per raggiungere e costeggiare il lago di Viverone. Lungo la strada, a confondere le acque, è proprio il caso di dirlo, il borgo di Piverone, a soli tre km dal lago. Qui si ammirano i resti della piccola chiesa di S. Pietro (sec. XI), unica perché ha un tiburio cubico che si sviluppa in un campanile sormontato da una copertura piramidale. E da qui si gode di un bellissimo panorama sul lago. Da queste parti la Francigena coincide per lunghi tratti con la Strada Reale dei Vini Torinesi: è qui che nascono la docg Erbaluce e le doc Carema, Canavese e Passito di Caluso.  
Lungo la strada, arriveranno a Santhià e poi a Vercelli, che cela opere straordinarie come il Duomo dedicato a S. Eusebio, con il ricchissimo Museo del Tesoro, o la maestosa basilica di  S. Andrea, che ha appena festeggiato gli 800 anni di fondazione. Fu infatti realizzata tra il 1219 e il 1227 dal cardinale Guala Bicchieri, straordinario personaggio che salvò la corona britannica dall’invasione francese. Fu anche un precursore artistico: la basilica fu realizzata in stile gotico – seppur con elementi romanici lombardo-emiliani – quando ancora in Italia il gotico non esisteva. E ancora, il ciclo di affreschi realizzato da Gaudenzio Ferrari (1529-1534) nella piccola chiesa di  S. Cristoforo, che dall’esterno passa quasi inosservata.
Erica e Alessandro si alzano: per loro è tempo di rimettersi in cammino. «Quanti giorni avete ancora di vacanze?», chiedo.
Sorridono. «Non siamo in vacanza, siamo in viaggio di nozze».
Hanno tutta la vita davanti.