Marche. Gradara, il borgo è in gioco

Giacomo FéGiacomo FéGiacomo FéLuca Bonora

Insegnare la propria storia divertendo, e divertendosi. Così questo piccolo centro nel Nord delle Marche, già Bandiera arancione Tci, è diventato il più visitato della regione

 

Un professore di Storia medievale di Edimburgo e uno sviluppatore di giochi da tavolo di Ravenna raccontano, ognuno dal proprio punto di vista, un gioco sull’assedio della Rocca di Gradara (vedere box dedicato): ad ascoltarli, due ragazzini di 9 anni. Siamo alla prima edizione del Gradara Family Village, manifestazione ludica tenuta a battesimo lo scorso settembre e ultimo esempio, in ordine di tempo, di come Gradara, Bandiera Arancione Tci, riesca a raccontare se stessa e la propria storia, attraverso il gioco, anche ai più giovani. Una storia densa, che emerge maestosa dalle doppie mura che cingono il borgo storico e da un castello altrettanto imponente, teatro di uno degli episodi danteschi più noti, la tragica storia d’amore tra Paolo e Francesca.
Tutti o quasi ricordiamo la storia, per aver studiato Dante. Francesca da Polenta, della famiglia che regnava su Rimini e dintorni, era andata in sposa per ragioni diplomatico-politiche a Gianciotto Malatesta, uomo più anziano e di certo non avvenente – il soprannome di lui, lo Sciancato, era significativo –; Paolo, capitano del popolo a Firenze, era il fratello dello sposo.

Fra i due scoccò la passione, anche se Dante parla solo di un bacio durante la lettura di un libro, libro che a sua volta parlava di due amanti, Lancillotto e Ginevra («Galeotto fu il libro e chi lo scrisse…»). Gianciotto li sorprese e uccise il fratello rivale mentre cercava di fuggire, trafiggendo con la spada anche la sposa. Questo almeno è quanto ha scritto Dante su quello che a tutti gli effetti è un gossip, perché di documenti storici sulla morte di Paolo non ce ne sono. Ma i personaggi erano reali e di grande importanza storica, perciò è facile pensare che l’episodio abbia dato scandalo e sia stato raccontato di paese in paese, fino a giungere all’orecchio del poeta fiorentino che lo mise in versi rendendolo immortale. Non sappiamo dunque come siano andate davvero le cose, ma sappiamo per certo che il fratello di Gianciotto a un certo punto scomparve nel nulla, e che Gianciotto Malatesta si ritrovò vedovo. Così come vedova si trovò Beatrice, moglie di Paolo, di cui però Dante non scrisse una sola parola (per Dante, si sa, c’era una sola Beatrice, la sua musa), sicché la donna non è ricordata da alcuno. Allora, nel nostro piccolo, proviamo e rendere giustizia alla quarta protagonista della vicenda, a sua volta vittima perché tradita e incolpevole.
Oggi nella Rocca di Gradara una stanza è dedicata all’episodio, ospitando un improbabile leggìo, quello del libro galeotto, e il sontuoso vestito di scena che indossò Eleonora Duse quando interpretò Francesca da Rimini, tragedia scritta e diretta da Gabriele D’Annunzio.

 

Uno dei borghi medievali meglio conservati d’Europa, 500mila visitatori nel 2018, prima località delle Marche, ha scelto il gioco per raccontarsi. Una moda? Forse altrove: qui già più di 20 anni fa, si teneva Gradara Ludens, manifestazione dedicata al gioco nelle sue varie forme, e in cui confluivano i massimi esperti del settore, da Alex Randolph a Giampaolo Dossena. Allora Filippo Gasperi era un ragazzino, e giocava. Oggi, a 40 anni compiuti, è sindaco, dopo essere stato assessore con delega al Gioco. E racconta: «Il gioco è uno dei tre pilastri identitari di Gradara, accanto alla Storia e al romanticismo con la vicenda di Paolo e Francesca. Ed è parte integrante di Gradara fin dagli anni Novanta, quando Gradara Ludens, per prima, parlava di gioco come strumento di formazione e di apprendimento. Imparare divertendosi oggi forse è un concetto ovvio, ma declinarlo è tutt’altro che semplice. Questo è quello che vogliamo fare, tutto l’anno, qui a Gradara».
«Siamo in un momento storico in cui l’esperienza del gioco è stata riconosciuta come formativa ed educativa ed è entrata nella didattica», aggiunge Arnaldo Cecchini, docente universitario di urbanistica, ex assessore al Gioco del Comune di Gradara (il primo) e tra i fondatori di Gradara Ludens. Ma perché un urbanista si occupa di gioco?«Se le città dessero più spazi di gioco alle famiglie, sarebbero un posto migliore in cui vivere».

Cacce al tesoro nel castello, giochi di ruolo in costume, visite guidate con delitto sono solo alcune delle attività ludico didattiche proposte tutto l’anno a Gradara a scuole di ogni ordine e grado, altrettante occasioni per scoprire la bellezza del borgo medievale. E i numeri danno ragione al sindaco: nel 2018 sono venute qui 4.500 classi, 100mila studenti dai 5 ai 16 anni. Al tempo stesso, gli eventi organizzati, dal nuovo Family Village al Magic Castle che ad agosto porta a Gradara giocolieri e artisti di strada, fino alla rievocazione storica dell’Assedio al Castello, hanno lo stesso fil rouge: imparare divertendosi. E questo vale anche per gli adulti.
Gioco a parte, Gradara è un unicum straordinario, sia per la bellezza architettornica sia per la conservazione storico-artistica. Nella chiesa dedicata a Santa Sofia, patrona di Gradara, una pala d’altare del 1484 raffigura sullo sfondo il borgo fortificato, testimoniando come l’impianto urbanistico sia rimasto inalterato da più di 500 anni.
La prima cinta di mura è lunga circa 700 metri, racchiude il borgo storico ed è intercalata da 14 torri merlate. Si entra da un’ampia porta fortificata, la Porta dell’Orologio, che fino al 1697 era protetta da un fossato e da un ponte levatoio, e immette in piazza V Novembre, su cui si affacciano il Municipio e la piccola chiesa del Ss. Sacramento. Dentro la chiesa c’è un prezioso organo del Cinquecento, raggiungibile con una scala a chiocciola fatta costruire dal parroco, don Leonardo, pochi mesi fa: prima, per raggiungerlo bisognava passare dalla camera da letto di una signora che vive nel palazzo accanto. Bizzarrie medievali.

Dalla piazza si sale lungo via Umberto I fino a raggiungere una seconda cinta muraria, a ridosso della Rocca: sulla via si apre Palazzo Rubini Vesin, già sede del Gradara Family Village, che fino al 16 febbraio ospita la mostra Dürer e gli incisori tedeschi del ‘500.
La storia del castello è densa di nomi di famiglie che hanno caratterizzato il medioevo e il rinascimento italiani: Malatesta, Montefeltro, Sforza, Borgia, Della Rovere. Ma la parte che ci preme raccontare è quella recente: nel XIX secolo la Rocca, come le due cinte murarie, era di proprietà comunale. Nel 1920 un ingegnere bellunese, Umberto Zanvettori, la acquista per tre milioni di lire e inizia un restauro tanto accurato quanto discutibile. L’interno viene infatti ricostruito come avrebbe dovuto essere, secondo il giusto neomedievale dell’epoca, una rocca duecentesca. Il suo lavoro non manca comunque di fascino, anche se oggi, visitando la Rocca, di autentico al suo interno troviamo solo i soffitti. Nel 1928, poco prima di morire, Umberto Zanvettori ha venduto la Rocca allo Stato italiano con la clausola che la moglie, Alberta Di Porta Natale, potesse continuare a viverci. E così la signora Alberta ha abitato il castello, nel frattempo visitabile a esclusione delle sue stanze private, fino alla morte nel 1983. Oggi in molti la ricordano con affetto, a Gradara. E qualcuno ricorda anche le feste e i concerti che organizzava nel prato fra la rocca e la prima cinta muraria, uno spazio oggi inutilizzabile.

Oggi la Rocca è gestita dalla soprintendenza e ci sono stati numerosi attriti fra il sindaco e il soprintendente artistico Peter Aufreiter nella gestione degli spazi. Aufreiter – dimissionario a fine novembre 2019 – è stato anche Direttore della Galleria Nazionale delle Marche con sede a Urbino. «Con lui il castello è diventato improvvisamente complicato da visitare, o per carenza di personale, o per ragioni di sicurezza legate alla capienza… Va da sé che se i visitatori trovano oltre un’ora di attesa, se ne vanno. Per tacere del piano nobile, il più bello, che oggi ospita gli uffici della soprintendenza. Che trovi sede altrove e ci restituisca quegli spazi».
Ѐ il nuovo assedio di Gradara, ma al contrario: dall’interno. La polemica fra i due si è accesa durante l’estate 2019, poi le dimissioni di Aufreiter hanno lasciato in sospeso lo scontro ma anche ogni ipotesi di soluzione. Impensabile che il Comune riacquisti la Rocca, l’onere sarebbe insostenibile. Ma è necessario trovare – a questo punto con il nuovo soprintendente – un progetto di coordinamento turistico che permetta sia la tutela del bene architettonico sia la sua corretta fruizione. Questo non è un gioco. Anche se siamo a Gradara.