Vent'anni di Langhe multicolor

Esattamente 20 anni fa, nel vigneto delle Brunate, a La Morra di Barolo, nasceva una cappella allestita esternamente dall'artista concettuale Sol LeWitt, con interni realizzati da David Tremlett

Un colpo violento di colori sgargianti, rosso, giallo, blu elettrico, in mezzo agli armonici e tenui verdi e marroni del dolce paesaggio delle colline cuneesi delle Langhe. Esattamente 20 anni fa, in mezzo al vigneto delle Brunate, a Barolo, località La Morra, sul crinale di monte Bellino, chiamato Bricco della Fontanazza, apparve un piccolo edificio arcobaleno che sollevò molti commenti e anche dissensi tra i langaroli. La “casa degli hippy” la bollò qualcuno. «Era un “ciabot” abbandonato e semi diroccato, un classico rifugio per i contadini in caso di pioggia» ricorda a Touring Bruno Ceretto, patriarca della famiglia che produce barolo tra i più rinomati.

«Decisi di trasformarlo in un’opera d’arte che si sposasse in modo contemporaneo con il territorio circostante». E decise di farlo ad alto livello. Così su due piedi chiamò al telefono in California un artista concettuale come Sol LeWitt e l’inglese David Tremlett. Li invitò a Barolo e fu molto convincente. «In cambio dell’allestimento della vecchia casa a forma di cappella, mai consacrata, avrebbero ricevuto vita natural durante una bottiglia del prezioso vino a testa, ogni settimana». Detto fatto. LeWitt applicò all’esterno della Cappella del Barolo le sue forme geometriche con colori acidi e forti. Tremlett invece si dedicò a trasformare l’interno stendendo con il palmo della mano i suoi colori morbidi.

Il risultato è stato promosso dai langaroli e durante le celebrazione del ventennale, lo scorso autunno, davanti alle autorità e agli imprenditori della zona, Tremlett ha ricevuto la cittadinanza onoraria del Comune di La Morra e la sindaca Maria Luisa Ascheri ha annunciato il cambio della toponomastica: da via della Fontanazza in strada della Cappella del Barolo. Il successo non è passato inosservato, tanto che l’operazione promossa da Ceretto è presto diventata un esempio da seguire per archistar e produttori di vini che hanno accolto nei loro vigneti installazioni di artisti.

La cosa che colpisce molti è che la Cappella del Barolo resta sempre aperta giorno e notte tutto l’anno. «Ebbene», racconta una cittadina lamorrese, «in tanti anni e in un’era di graffitari scatenati, mai un graffio o una scritta hanno imbrattato l’opera. Potenza dell’arte».