di Elisabetta Canoro | Fotografie di Mauro Parmesani
Nota come la “città rossa” la destinazione più amata del Paese punta ora su tanti lussureggianti parchi e giardini, dentro e fuori le mura, tra gallerie d’arte, riad, hammam e nuovi locali
È un luogo sensuale e contemplativo, che sorprende e ispira. Anima Garden incarna perfettamente la Marrakech contemporanea, ipnotica e onirica, soprannominata la Città delle palme per gli oltre due milioni di alberi che ne coprono la superficie. La versione verde della Città Rossa è un enorme giardino di otto ettari opera di André Heller, artista, compositore, scrittore, musicista viennese. L’oasi verde si apre lungo la strada dell’Ourika, alle pendici dell’Alto Atlante, a soli ventisette chilometri dal centro cittadino (cui è collegata con un servizio di navetta gratuito). Entrando si ha la sensazione di essere l’Alice di Lewis Carroll che dalla tana del coniglio entra in un mondo fantastico popolato da strane creature antropomorfe. Qui però diventano opere d’arte che si scoprono passeggiando lungo inebrianti sentieri ombreggiati, tra sontuosi alberi, fiori, padiglioni e sculture, affacciate sulle cime montuose. Un grazioso showroom e gli annessi caffè e boutique sono le uniche modernità concesse all’ambiente. A pochi chilometri di distanza, sui primi contrafforti montuosi dell’Atlante, a 840 metri d’altezza, un’altra perla nascosta tra alte palme Washington e infinite teorie di ulivi è Le Jardin Bio-Aromatique de l’Ourika, il primo giardino biologico di piante aromatiche e medicinali del Marocco. Creato nel 1998 dai due fratelli Belkamel, il fito-aromaterapista Jalil e Abdel laureato in farmacia, entrambi specialisti in olii essenziali, quello che in origine era un campo di patate fu trasformato in un giardino per la produzione di prodotti cosmetici naturali. E così, oggi, su un ettaro di superficie, crescono circa cinquanta piante aromatiche, medicinali e ornamentali da scoprire, annusare, toccare e gustare, imparando a conoscerne la storia, le proprietà e gli usi nella cosmesi.
Sulla strada di ritorno verso Marrakech, un’altra sorpresa attende il visitatore varcando la monumentale porta in ferro battuto che racchiude la dimensione spirituale del giardino di Abderrazzak Benchaâbane. Due dottorati, in botanica ed etnobotanica, ma anche fotografo, scrittore, umanista, ricercatore, creatore di profumi e paesaggista con l’amore per la natura, per gli odori e i profumi tramandati dalla nonna e dalla madre, Benchaâbane nel 1998 fu incaricato dallo stilista francese Yves Saint-Laurent di restaurare il Giardino Majorelle di Marrakech. Per dieci anni lavorò al progetto, creando successivamente per lo stilista un eau de toilette che fosse l’immagine di quel luogo mistico. Nacque così un profumo, il primo di una serie di quindici. Nel giardino di Benchaâbane gli scenari mutano a ogni passo sino ad arrivare al giardino secco considerato tra i più incantevoli di tutta l’Africa che, racchiuso tra alte mura in terra battuta, raccoglie esclusivamente piante grasse ed enormi cactus provenienti dalla Bassa California. All’interno si può visitare anche un suggestivo spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea con un centinaio di opere permanenti e temporanee di pittori, scultori, fotografi e artisti marocchini e internazionali.
Un altro luogo verde votato all’arte si trova a una ventina di chilometri lungo la strada per Fès, è il Jardin Rouge della Fondazione Montresso, creata da Jean-Louis Haguenauer per ospitare artisti di ogni parte del mondo in collaborazione con artisti locali, in un riuscito mix di laboratori creativi e sperimentali. Grandi collezioni d’arte contemporanea e un giardino d’ulivi e piante accompagnano il visitatore che sceglie di prenotare una visita. Andando alla ricerca di giardini e angoli di verde, camminare nei giardini dell’iconico hotel cinque stelle La Mamounia ha un fascino che rimanda ad altri tempi, quelli in cui Winston Churchill vi passeggiava senza posa durante i giorni della Seconda Guerra Mondiale. L’hotel da Mille e una Notte è costruito proprio intorno agli otto ettari di giardino che sono stati il regalo di nozze del re al figlio, il principe Al Mamoun, nel XVIII secolo. Ci si perde tra i 5mila ulivi secolari, roseti, cactus, palme, limoni, bouganville e agave, a cui si aggiungono 1.500 metri quadrati di orto coltivato con aromi e verdure, ingredienti dei piatti serviti nei tre ristoranti. Ancora più nascosto e intimo è l’affascinante Secret, sfarzosa villa d’architettura contemporanea a disposizione del jet set internazionale (leggendaria la festa organizzata da Leonardo Di Caprio qualche anno fa), che fa parte della collezione di Lotus Group ed è un autentico gioiello di architettura paesaggistica. Si pranza all’aperto nel nuovissimo Les Jardins du Lotus, tra piante e l’enorme cactus, ordinando i piatti di cucina messicana contemporanea a base di ingredienti organici della talentuosa chef Clarisse Jolicoeur.
Di bellezza in bellezza, da non perdere il Giardino Majorelle di Marrakech, creato nel 1924 dal pittore orientalista Jaques Majorelle. Centinaia di piante provenienti da tutto il mondo ne fanno un vero paradiso terrestre, reso ancora più affascinante dalla grande costruzione dipinta di quel Blu Majorelle, la famosa maison bleue che divenne fissa dimora dello stilista francese Yves Saint-Laurent, dove trascorse gli anni più felici insieme al compagno Bergé, sempre in compagnia di amici vip, da Andy Warhol a Catherine Deneuve, sua musa. L’attrice è evocata ovunque negli spazi del nuovo museo aperto di fronte ai giardini e dedicato al celebre couturier. Nell’edificio in mattoni basso e allungato, realizzato su progetto degli architetti Olivier Marty e Karl Fournier dello Studio KO, si ripercorre la vita e il lavoro di monsieur Laurent, attraverso cinquanta dei suoi più memorabili abiti di alta moda. E nella Città Rossa i musei proprio non mancano. Tra gli ultimi nati, merita una visita il Musée Des Confluences situato a Dar el Bacha nell’antico palazzo del Pasha di Marrakech. Al suo interno, tra collezioni di stoffe e pezzi preziosi d’antiquariato, si apre un giardino di agrumi singolare, con una fontana centrale e si accede al Bacha Coffee Room & Boutique, aperto da pochi mesi ma già diventato un’istituzione; in stile coloniale serve oltre 200 miscele di caffè provenienti da tutto il mondo.
Poco fuori dal centro cittadino, lungo la direttrice per Casablanca, nel 2017 è stato invece inaugurato dal re Mohammed VI il museo dell’Acqua che, su una superfice espositiva di duemila metri quadrati disposti su tre piani, spiega nel dettaglio la fondamentale importanza dell’acqua in un Paese desertico come il Marocco. Una chiave di lettura sorprendente per comprendere come i marocchini siano legati a questo elemento che, nella religione musulmana, è segno di purezza e spiritualità. L’esposizione trasporta il visitatore attraverso la genialità idraulica del Marocco, dall’antichità fino ai nostri giorni. Uscendo dalla città, infine, bisogna ritagliarsi del tempo per gli Agdal Gardens, un ampio parco dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, come le Jardins de la Menara, un’oasi di palme che si incontra dirigendosi verso l’aeroporto, sulla via di casa.